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Nel Vicentino

Uccide il cane con un colpo di fucile per non pagare le cure

Il cane da caccia Tosca si ferisce e il proprietario invece che curarlo decide di abbatterlo, mettendo in atto quello che in gergo è definito un “cambio di batteria”. Tutto si è svolto a Costabissara, esattamente nella zona del Biron, dove lo scorso fine settimana una squadra di cacciatori si è recata in campagna con i propri cani per “allenarli” al riporto. Sfortunatamente una segugia di nome Tosca, correndo è finita fuori dal campo direttamente in strada, proprio nel momento in cui stava passando un'automobile: l'impatto è stato inevitabile e l’animale è rimasto ferito. 

L'investitore non si è fermato e, dalle stesse dichiarazioni del proprietario, pare che anche lui non si sia immediatamente accorto di quello che stava accadendo. Quindi, quando il cacciatore ha trovato Tosca, era già ferita, ma non aveva riportato dei danni irreparabili: secondo l’Enpa si era spezzata solo il femore, situazione recuperabile con un intervento veterinario di ortopedia, che però comporta dei costi e dei lunghi tempi di recupero. Conoscendo l'indole del proprietario del cane, che in questi casi già in passato avrebbe avuto la tendenza ad utilizzare dei metodi “sbrigativi”, una persona a lui vicina il giorno successivo all'impatto ha deciso di allertare le guardie Enpa di Vicenza

Immediatamente due operatori della protezione animali si sono recati dal cacciatore ma purtroppo il loro intervento è risultato vano. L'uomo, al quale sono stati chiesti dei chiarimenti sul perché con lui non ci fosse la segugia, all'inizio ha tergiversato poi, alla fine, ha confessato: aveva ucciso la cagnolina ancora alle 5 del mattino con un colpo in testa utilizzando il suo fucile calibro 12 per evitare le costose cure. Ieri le guardie Enpa di Vicenza hanno inoltrato alla procura della Repubblica una comunicazione di reato a carico al cacciatore per aver violato l’articolo 544 Bis secondo il quale “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale, è punito con la reclusione da 4 mesi a due anni”. 

«Ci troviamo di fronte a un fenomeno, quello dell’abbattimento dei segugi usati per la caccia, che purtroppo si verifica molto spesso – ha spiegato l'ispettore dell'Enpa Renzo Rizzi -. Dai dati in nostro possesso sappiamo che i cacciatori eliminano a fucilate ben oltre il 30 per cento dei cani di loro proprietà, spesso perché oramai vecchi e non più in grado di fare il loro dovere a caccia. Questa sfortunata specie, i cani restano rinchiusi in minuscoli recinti da dove non escono per 10 mesi l’anno, spesso portati lontano dal proprietario perché ingombranti. Ma il tributo più grave lo pagano i giovani segugi perché il cacciatore non mette loro il microchip almeno che non abbia provato il cane per tre o quattro mesi». Di diverso avviso le associazioni dei cacciatori che rilevano come la stragrande maggioranza degli appassionati non ricorra a simili violenze. 

Silvia Dal Maso

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