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L'analisi

Il dramma di via Adenauer. La priorità è comprendere il mondo stravolto

Ci sono alcune frasi che lasciano il segno. La prima la pronuncia il preside del liceo Quadri Paolo Jacolino: «Come adulti non riusciamo più ad intercettare i campanelli di allarme che negli adolescenti rischiano di rimanere silenti». La seconda è della psicologa Giulia Disegna. «È fondamentale cercare di entrare nella vita dei figli anche se si incontra resistenza».

La scelta di dare spazio a questa tragedia ha portato con sé diversi interrogativi nella giornata di ieri. Perché c’è il rispetto delle persone coinvolte, delle loro vite e del loro dolore, e perché c’è soprattutto una deontologia che impone a noi giornalisti di informare in modo sensibile e responsabile, per evitare che un dramma porti con sé il rischio di emulazione. 
Ed è proprio perché è nostro dovere informare in maniera responsabile che è stato deciso di affrontare la notizia del suicidio di un giovane di 16 anni in due pagine, non per enfatizzare il drammatico e incomprensibile gesto ma per far comprendere - ancora una volta - alla nostra società che molti giovani di oggi, all’apparenza tranquilli e senza particolari problemi, in realtà vivono e convivono con un disagio profondo; che magari non emerge, che le nostre antenne non sono più in grado di recepire, che spesso resta confinato all’interno della propria camera o dentro quei dispositivi come cellulari e pc che rappresentano i compagni di vita quotidiani. È un disagio che probabilmente c’è sempre stato ma che è esploso con la pandemia, quando le relazioni fisiche sono state tranciate di netto, lasciando molti adolescenti a crescere in una vita senza contatti reali.

C’è un’indagine in corso sulla morte del ragazzo; e proprio per questo quei dispositivi elettronici sono stati sequestrati. 
Non è un aspetto secondario di questa triste e inspiegabile vicenda. Trovare un motivo sarà difficile, forse impossibile. Trovare il modo, però, di comprendere come sia stato stravolto - e come sia stravolto - il mondo dei giovani di oggi è un dovere e un diritto. Un compito quotidiano che deve diventare prioritario. Anche per noi giornalisti. 

Nicola Negrin

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