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Una folla per Campa, «fratello gialloblù»

POVEGLIANO. Chiesa e piazzale gremiti di amici e tifosi ieri per l'ultimo saluto a Mirko Campagnari, morto domenica dopo aver perso il controllo del suo scooter. Tra i tanti fedeli riuniti in chiesa vicini ad Elena e ai bambini anche l'allenatore dell'Hellas Gian Marco Remondina
Il feretro di Campagnari viene portato in chiesa, sullo sfondo gli striscioni dei tifosi dell’Hellas
Il feretro di Campagnari viene portato in chiesa, sullo sfondo gli striscioni dei tifosi dell’Hellas
Il feretro di Campagnari viene portato in chiesa, sullo sfondo gli striscioni dei tifosi dell’Hellas
Il feretro di Campagnari viene portato in chiesa, sullo sfondo gli striscioni dei tifosi dell’Hellas

Povegliano.  Un migliaio di persone si sono ritrovate ieri mattina in paese per dare l'ultimo saluto a Mirko Campagnari. Campagnari, 42 anni, operaio alla Glaxo Smith&Kline e soprattutto grande tifoso gialloblù, è morto nel tardo pomeriggio di domenica in un incidente stradale, mentre stava tornando a casa da Verona dopo aver assistito alla partita tra Hellas Verona e Pescara. Ha perso il controllo del suo scooterone ed è finito contro il guard-rail in una curva della tangenziale nord, tra San Massimo e Santa Lucia.
A rendergli omaggio, ieri mattina, oltre a una folla di conoscenti e amici, c'erano centinaia di tifosi dell'Hellas e persino qualche sostenitore della Fiorentina, la cui tifoseria è gemellata con quella gialloblù. Fuori dalla chiesa, su uno striscione portato dai tifosi viola ed esposto anche nella semifinale di Coppa Italia di martedì sera, campeggiava: «Ciao Campa fratello gialloblù». Ai bordi della scalinata erano attaccati altri due lunghi striscioni con le scritte «Brigate» e «El gruppo», raggruppamento di tifosi di cui Mirko Campagnari faceva parte. Susslo sfondo il club Primo febbraio.
«Era una persona splendida», ha dichiarato l'assessore alle frazioni Roberto Dall'Oca, «abbiamo la stessa età e quando eravamo bambini giocavamo spesso assieme. Ogni tanto mi capitava d'incontrarlo ancora e ogni volta si dimostrava una persona solare e rivangavamo i tempi andati. Quando lui giocava in attacco nel Povegliano io ero difensore nell'Alpo. Ogni volta che c'incontravamo sul terreno di gioco era una gioia».
Anna Maria Bigon, sindaco di Povegliano, si unisce al ricordo: «Conosco la sua famiglia. Hanno due appartamenti attigui: in uno viveva lui con la moglie e i due figli, nell'altro i suoi genitori. Spero che proprio questa vicinanza serva a lenire il dolore della scomparsa di Mirko e a far vivere meglio questa difficile situazione ai suoi bambini». Durante la celebrazione sono stati tanti i tifosi, spesso riconoscibili per la sciarpa dell'Hellas Verona legata al collo, che sono rimasti in fondo alla chiesa. Altri si sono disposti lungo le navate laterali. Fra loro c'era l'allenatore dell'Hellas, Gian Marco Remondina.
Don Osvaldo Cicchini ha iniziato la celebrazione dicendo: «In questo momento difficile dove la speranza sembra abbandonarci vogliamo chiedere la forza della speranza a Cristo, per non farci vincere dalla sofferenza e dal peccato. Ieri sera dopo il rosario tornando in chiesa ho trovato un lume acceso. Ho immaginato fosse stato messo come espressione di fede e di affetto per Mirko». Poi don Osvaldo, accendendo un'altra candela e spegnendola, ha detto: «La nostra vita è fragile. Basta un malattia o, come in questo caso, un incidente per spegnerla definitivamente. Io non so quanto mi resterà da vivere. Ma allora tutti i progetti che facciamo a cosa servono? L'amore reciproco è l'unico modo per vivere veramente».
Al termine della messa la bara è stata portata nella piazza di fronte alla chiesa. Qui alcuni tifosi hanno poggiato sciarpe dell'Hellas Verona e della Fiorentina sul feretro e hanno intonato un coro. Un lungo corteo ha poi accompagnato l'amico Campa al cimitero, per l'ultimo saluto, circondando d'affetto la moglie Elena e i loro due bambini, Sofia e Federico.

Francesco Bommartini

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