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«Una commissione d'inchiesta
per fare luce su Parentopoli»

AZIENDE E ASSUNZIONI. La proposta di D'Arienzo, Zanotto, Sartori e Montagnoli per far chiarezza entro due mesi. La formerebbero consiglieri comunali e provinciali. Il Pd: «Sì all'indagine giudiziaria ma questo è un tema politico»

 Sulla vicenda di Parentopoli s'è mossa anche la Procura
Sulla vicenda di Parentopoli s'è mossa anche la Procura

 Sulla vicenda di Parentopoli s'è mossa anche la Procura
Sulla vicenda di Parentopoli s'è mossa anche la Procura

Verona. Una commissione d'inchiesta per far luce sulla «Parentopoli» negli enti e nelle aziende veronesi, cioè sull'assunzione di parenti di politici e amministratori in Agsm, Amia, Transeco, Serit, Atv. La chiede con urgenza il Partito democratico, fissando una scadenza precisa per ottenere informazioni e risultati.
Entro due mesi, come spiega il segretario e consigliere provinciale del Pd Vincenzo D'Arienzo, con i consiglieri comunali Stefania Sartori (capogruppo), Paolo Zanotto e Giancarlo Montagnoli, la commissione dovrà anzitutto verificare se sono stati rispettati i dettami dell'articolo 18 del Decreto legislativo 112 del 2008, in vigore dall'agosto dello stesso anno. In base a quel decreto entro l'ottobre 2008 le aziende pubbliche dovevano adottare un regolamento per stabilire i criteri e le modalità per reclutare il personale. L'organismo, secondo i consiglieri del Pd all'opposizione sia in Comune sia in Provincia, dovrà inoltre monitorare le modalità, i tempi e le procedure seguite nelle assunzioni interessate e valutare, inoltre, le effettive esigenze di servizio a supporto delle assunzioni operate. La commissione dovrà pure analizzare i «curricula», le competenze e le esigenze maturate e la relativa corrispondenza di queste con le mansioni affidate. Dovrà poi elaborare una proposta volta a eliminare qualsiasi ombra sulle procedure da seguire in futuro per le assunzioni nelle aziende pubbliche.
«La Parentopoli veronese ha fatto emergere il peggior malcostume politico che si ricordi», commenta D'Arienzo insieme ai colleghi consiglieri. «Alla luce dei fatti, possiamo a ragione affermare che le forze politiche che si propongono come moralizzatrici hanno commesso un grave errore politico, provocando una diffusa demoralizzazione fra i giovani». Sulla vicenda ha aperto un'inchiesta il procuratore capo di Verona Mario Giulio Schinaia, ma secondo il Pd — che in Regione, con i consiglieri veronesi Franco Bonfante e Roberto Fasoli e con Laura Puppato ha presentato un'interpellenza chiedendo alla Giunta di fare luce sulle assunzioni in aziende controllate dal Comune e dalla Provincia di Verona — il tema «non è giudiziario, ma politico. Il dato è moralmente e politicamente inopportuno e nessun tribunale può dare un giudizio sul malcostume politico dimostrato dalla Lega Nord e dal Pdl».
D'Arienzo e i consiglieri del Pd, un ex sindaco come Zanotto e due ex suoi assessori come la Sartori e Montagnoli, sono poi categorici nell'affermare che «non è vero che siamo tutti uguali», escludendo, quindi, che la Parentopoli abbia radici anche nella passata amministrazione. Zanotto: «Chi lo afferma faccia nomi», dice, «e comunque appena insediati mantenemmo nelle aziende i presidenti di prima e in Comune i dirigenti che c'erano, tranne il direttore generale, incarico fiduciario. Il problema poi non è solo il clientelismo, ma l'efficienza, a cui bisogna puntare». Montagnoli, ex assessore agli enti, si allarga alla gestione del personale: «La commissione dovrà verificare le promozioni interne nelle aziende appena insediata questa amministrazione. Io comunque mai mi sono permesso di segnalare alcuno». Per la Sartori «l'obbligo di trasparenza, in un'azienda pubblica, è altissimo».
Su Parentopoli Paolo Paternoster (Lega), presidente di Agsm, ha già annunciato querela contro esponenti dell'opposizione «che ci hanno infangati. La magistratura vuole vederci chiaro e noi ci sentiamo tranquilli, certi di aver rispettato le regole», ha detto. E Salvatore Papadia, capogruppo di Fi in Comune: «Lasciamo lavorare la magistratura. Se il Pd vuole una commissione d'inchiesta, vuol dire che non ha fiducia nei magistrati. Io invece ne ho». Ciro Maschio, capogruppo di An: «Premesso che il nostro gruppo non è coinvolto, le inchieste è giusto che le faccia la magistratura, se ci sono le condizioni. Sono perplesso su questa proposta che rischia di fare confusione e demagogia».

Enrico Giardini

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