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RIVOLTA A KIEV. Il presidente chiama l'esercito.

Ucraina, concordata la tregua Ue e Usa frenano Yanukovich

Il bilancio degli scontri: 26 morti. La presidenza: «Basta sangue» Intervengono l'Europa e Obama . Bonino: «Sì a misure eccezionali»
Piazza Indipendenza in fiamme, a Kiev: l'impressionante scenario della battaglia di mercoledì notte
Piazza Indipendenza in fiamme, a Kiev: l'impressionante scenario della battaglia di mercoledì notte
Piazza Indipendenza in fiamme, a Kiev: l'impressionante scenario della battaglia di mercoledì notte
Piazza Indipendenza in fiamme, a Kiev: l'impressionante scenario della battaglia di mercoledì notte

KIEV
L'Ucraina è in fiamme, ma le pressioni internazionali hanno per ora scongiurato una aperta guerra civile. Ieri notte il presidente Viktor Yanukovich, al termine di un incontro con i tre leader dell'opposizione, ha annunciato che «le parti hanno dichiarato la tregua e la ripresa di colloqui per fermare il bagno di sangue e stabilizzare la situazione». Una tregua che arriva dopo i 26 morti di martedì nei combattimenti tra polizia e insorti a Kiev, e una giornata di scontri anche in altre città.
Ieri mattina Yanukovich, denunciando un «colpo di Stato» in atto, aveva autorizzato l'intervento dell'esercito. La Ue ha però minacciato l'adozione di sanzioni personali contro il presidente e gli uomini del suo entourage, congelando parte delle loro ricchezze all'estero. Il capo della diplomazia di Bruxelles, Catherine Ashton, ha convocato per oggi un Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri europei e il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso ha telefonato a Yanukovich, sottolineando che la Ue «è pronta a reagire». Oggi i ministri di Germania, Polonia e Francia dovrebbero volare a Kiev per parlare direttamente al presidente ucraino, e nel vertice franco-tedesco di ieri, Hollande e la Merkel hanno deciso «ogni sforzo» per far rientrare la crisi. Per il ministro degli Esteri Emma Bonino, «non vanno escluse misure eccezionali» per scongiurare la guerra civile, mentre papa Francesco ha lanciato un appello al dialogo. Anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha minacciato «conseguenze se si supererà il limite», auspicando una transizione pacifica.
Mosca si schiera invece apertamente con Yanukovich, denunciando il «colpo di Stato», attribuendo le violenze anche al sostegno dell'Occidente. Yanukovich aveva sostituito ieri il comandante delle forze armate Volodymyr Zamana con il fidato generale Iuri Ilin, annunciato misure «antiterrorismo» e inviato nella capitale 500 paracadutisti da Dniepropetrovsk.
Oggi si terrà una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime, ma l'Ucraina è spaccata in due: da una parte le regioni orientali e meridionali russofone e vicine a Yanukovich, dall'altra quelle centro-occidentali, dove prevalgono le opposizioni nazionaliste e filo-europee. Proprio nell'Ucraina occidentale ieri i manifestanti hanno rioccupato gli edifici pubblici (a Kiev anche le Poste), e ci sono segnali di disobbedienza tra i soldati. Tra i 26 morti di Kiev ci sono dieci poliziotti, un giornalista, due militanti del partito presidenziale, gli altri tredici sarebbero oppositori.
GLI ATLETI A SOCHI. Sotto choc anche la squadra ucraina ai Giochi di Sochi. Gli atleti e il presidente del comitato olimpico, la leggenda del salto con l'asta Sergeij Bubka (che ha lanciato un appello ai politici a trattare), hanno chiesto di indossare il lutto durante le gare: richiesta respinta dal Cio, perché la carta olimpica vieta esternazioni politiche ai Giochi. La coppia ucraina del fondo, forse in segno di dissenso, non si è però presentata al via del team sprint.

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