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Uccisa perché voleva mandare il compagno dallo psichiatra

IL DELITTO DI VIA CARSO. Interrogato Pierluigi Petit: non ricorda la fase più violenta, ma ha dato un movente all'assassinio di Daniela Bertolazzi
Lei era già in analisi perché depressa e avrebbe voluto che Pier la ascoltasse. Era preoccupata del suo comportamento violento

 Il corpo di Daniela Bertolazzi viene portato via dall'abitazione di via Carso. Il convivente l'ha massacrata a martellate
Il corpo di Daniela Bertolazzi viene portato via dall'abitazione di via Carso. Il convivente l'ha massacrata a martellate

 Il corpo di Daniela Bertolazzi viene portato via dall'abitazione di via Carso. Il convivente l'ha massacrata a martellate
Il corpo di Daniela Bertolazzi viene portato via dall'abitazione di via Carso. Il convivente l'ha massacrata a martellate

A due giorni dal suo arresto e dal primo interrogatorio sostenuto davanti al pm Federica Ormanni, Pierluigi Petit ieri davanti al giudice per le indagini preliminari Isabella Cesari non ha aggiunto nulla, nessun particolare. Ha ripetuto di ricordare il prima, ovvero il litigio più violento del solito con la compagna, e il dopo, cioè il fatto di averla vita a terra in una pozza di sangue.
Quel che è avvenuto in mezzo, cioè quella ventina di colpi inferti con un martello e con un manubrio (l'attrezzo utilizzato in palestra per potenziare i muscoli) alla nuca e sulla fronte di Daniela Bertolazzi per lui, al momento, non esiste.
Ha risposto solo dicendo che si era arrabbiato perchè lei aveva insistito affinchè andasse dalla psicologa, dalla stessa con cui aveva appuntamento Daniela. Anche lei nell'ultimo periodo era depressa e aveva chiesto il supporto della professionista. Un incontro che doveva avvenire alle 14 di lunedì 5 dicembre. Daniela voleva che Pier, come lo chiamavano in famiglia si facesse vedere da uno specialista perchè da tempo non usciva più di casa, si era chiuso in sè stesso e non voleva frequentare nessuno. Solo questo. Null'altro.
E al termine dell'interrogatorio avvenuto a Montorio, dove Petit è detenuto dalla sera di domenica, ricoverato in infermeria e sotto controllo medico, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l'arresto e mantenuto la misura della custodia cautelare in carcere.
Questa mattina i suoi difensori, gli avvocati Francesca Perini e Lorenzo Ferraresi, depositeranno la nomina di un consulente, la dottoressa Silvana Carraroli, psichiatra, che affiancherà il collega Gianfranco Parolin, lo specialista incaricato dal sostituto procuratore Federica Ormanni, di verificare il grado di capacità di Petit e stabilire se è o meno imputabile e punibile.
Un omicidio, quello avvenuto in un appartamento al secondo piano in via Carso, sul quale sono ancora in corso accertamenti per verificare non tanto le responsabilità di Petit quanto l'esatto svolgimento dei fatti, ovvero la cronologia di quella follia.
Infatti i vicini di casa, quelli che abitano sotto la casa della tragedia hanno detto di aver sentito la notte tra martedì e mercoledì un tonfo pesante e altri colpi. Poi più nulla da quell'abitazione.
Invece secondo la ricostruzione della polizia, supportata dalla testimonianza di ieri mattina, resa da Petit, l'omicidio potrebbe essere avvenuto lunedì 5, prima dell'appuntamento con il medico.
«Mi ricordo che è successo che c'era chiaro, era giorno», ha detto Petit, anche se era convinto di aver commesso l'omicidio 8 giorni prima. Secondo questa tesi, l'uomo avrebbe aggredito la sua compagna probabilmente prima dell'appuntamento. L'ipotesi sarebbe confortata dal fatto che lunedì alle 13.55 Petit chiama la psicologa dicendo che la compagna non si sarebbe recata all'appuntamento perchè influenzata. E la psicologa si risente evidenziando che l'appuntamento avrebbe dovuto essere annullato in anticipo.
Quindi Petit al termine del litigio con la compagna, l'aggredisce mentre in camera da letto si prepara ad andare dalla psicologa. Inoltre domenica 4, alle 23, la mamma di Daniela l'aveva sentita telefonicamente.
Nei giorni successivi Petit ha sempre risposto al telefono di Daniela, sempre con la stessa scusa: «Daniela ha la raucedine non può parlare». L'ha detto alla mamma di lei, la signora Franca Righetti, che il sabato dopo l'omicidio ha mandato la sua domestica con arance e mele a casa della figlia. Ma Petit non l'ha fatta entrare, ma s'è preso la frutta. Così come non ha fatto entrare la vicina domenica mattina, che l'aveva trovato frastornato, ma in ordine sull'uscio dell'appartamento e aveva lasciato invece che il suo cagnolino entrasse. Un particolare che la vicina aveva notato eccome conoscendo la cura maniacale della coppia per la casa. Infatti anche se i due portavano spesso fuori il piccolo cane, mai lo avevano fatto entrare in casa. Quella domenica mattina Petit, alla vicina che si scusava per l'invasione del cane rispose: «Non si preoccupi, non c'è problema». Il cane era poi uscito e lui aveva richiuso l'uscio, per affacciarsi di nuovo poco dopo all'arrivo della «suocera». Lei stessa, stanca che Pier non le passasse la figlia gli aveva detto che sarebbe passata per verificare di persona le sue condizioni. Pochi attimi dopo la donna era in camera da letto e vedendo la scena ha iniziato a urlare. La vicina è tornata di sotto, e ha chimato il 113. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alessandra Vaccari

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