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ILLASI

Trabucchi premia Nicolini
sindaco di Lampedusa

Ovazione per il riconoscimento a Giusi Nicolini, sindaco siciliano «Da noi arrivano i naufraghi Non chiamateli mai clandestini»
Un bel pubblico a Illasi per il sindaco Nicolini e Giuseppe Trabucchi, ideatore del premio FOTOSERVIZIO AMATO
Un bel pubblico a Illasi per il sindaco Nicolini e Giuseppe Trabucchi, ideatore del premio FOTOSERVIZIO AMATO
Un bel pubblico a Illasi per il sindaco Nicolini e Giuseppe Trabucchi, ideatore del premio FOTOSERVIZIO AMATO
Un bel pubblico a Illasi per il sindaco Nicolini e Giuseppe Trabucchi, ideatore del premio FOTOSERVIZIO AMATO

Una lunga ovazione ha accolto la motivazione del Premio Trabucchi d'Illasi alla passione civile assegnato a Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa e ai suoi concittadini.
«Sono grata per questo premio e per questa straordinaria accoglienza», ha detto commossa rivolgendosi alle centinaia di persone che hanno gremito ieri il parco giardino della villa, venute per vederla ricevere il diploma dalle mani del sindaco di Illasi Paolo Tertulli, in un ideale gemellaggio fra le due comunità, e prima di inchiodare la bottiglia magnum di Amarone che viene assegnato dall'azienda di Giuseppe e Raffaella Trabucchi.
Il tema dell'accoglienza, introdotto dallo stesso Trabucchi, è stato il filo che ha legato gli interventi dei presenti: gli attori e autori Ascanio Celestini e Marco Paolini, il giornalista Gianni Minà, i cantanti Fiorella Mannoia e Frankie Hi-Nrg Mc, Gianfranco Bettin, assessore all'Ambiente del Comune di Venezia e già parlamentare dei Verdi, e il filosofo Massimo Donà, coordinati dall'autore e conduttore radio di «Caterpillar», Massimo Cirri.
«Non è possibile accogliere e salvare tutti, e questo nessuno lo sa meglio dei lampedusani», ha detto Nicolini, «ma il nostro dovere continuiamo a farlo, tutti i giorni per quelli che consideriamo naufraghi, profughi, immigrati, esiliati, chiamateli come volete, ma non chiamateli clandestini», ha detto il sindaco, interrotta dall'applauso. «C'è un mondo attorno, e me ne rendo conto dalle tante lettere e telegrammi che mi arrivano, che assomiglia tanto a Lampedusa e che farebbe le stesse cose se fosse nelle nostre condizioni, rispettando regole di umanità e accoglienza che tra la nostra gente sono tramandate di padre in figlio da generazioni. Ingiustamente Lampedusa è diventata vessillo della campagna leghista, razzista e disumana. Una volta sindaco, mi sono impegnata perché ho capito che tra i miei doveri c'era quello di far conoscere la verità, di arrabbiarmi non per avere un cimitero più grande ma perché la nostra terra sia approdo sicuro».
Ha citato la visita di papa Francesco come tappa importante per un cambio di direzione: «È stato rivoluzionario: ha riconosciuto che quello dell'immigrazione è il dramma più grande del nostro secolo e ha unito idealmente tutte le Lampeduse del mondo».
In mattinata nella messa a San Nicolò, a Verona, don Marco Campedelli l'aveva chiamata sull'altare e le aveva dato la parola dopo il Vangelo, un'omelia laica in cui Nicolini aveva ribadito i temi della solidarietà e della carità. Il prefetto Perla Stancari le ha assicurato la disponibilità di Verona per 190 posti destinati ai profughi: «La ringrazio ma mi auguro che questa provincia ne accolga altri», ha aggiunto Nicolini, raccontando delle sue lotte quotidiane non per gli sbarchi ma per le politiche migratorie «ingiuste anche per noi italiani: acquedotto che è un colabrodo; fognature che non smaltiscono. Se si fa un giro per Lampedusa si impara un'altra verità: i problemi non li danno i profughi ma l'incapacità della politica di creare strutture adeguate per affrontare i problemi. Lavorare per uno sviluppo solidale significa lavorare per la nostra felicità».
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Vittorio Zambaldo

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