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Torricelle, la grotta continua a stupire

RITROVAMENTI. La cavità di oltre 1.600 metri è superiore alla Spluga delle Cadene e la lunghezza potrebbe aumentare. Trovati utensili da lavoro e testimonianze dell'attività estrattiva della miniera di ocra
Una galleria di collegamento tra due stanze della grotta lunga 1,6 chilometri
Una galleria di collegamento tra due stanze della grotta lunga 1,6 chilometri
Una galleria di collegamento tra due stanze della grotta lunga 1,6 chilometri
Una galleria di collegamento tra due stanze della grotta lunga 1,6 chilometri

Verona. Sotto le Torricelle c'è la seconda grotta più grande di tutto il veronese. La collina dove si insediò il primo nucleo abitato della città continua a stupire. Dopo il ritrovamento di un mare fossile, il gruppo di esperti dell'Unione speleologica veronese si è imbattuto nella seconda cavità della provincia: infatti, la grotta con i suoi oltre 1.600 metri di sviluppo lineare è superiore alla Spluga delle Cadene. «Una lunghezza che potrebbe ancora aumentare di qualche centinaio di metri», precisa il geologo Guido Gonzato, che con il presidente Marco Frigo e il biologo Roberto Chignola ha percorso le gallerie per disegnare una mappa delle forme geologiche.  La scoperta è stata definita «eccezionale», come lo sono i dati raccolti che riscrivono parte della storia delle «miniere di ocra». Nelle cavità sono stati ritrovati anche molti utensili da lavoro, una testimonianza della passata attività estrattiva. Tra gli oggetti, alcuni sono davvero singolari e portano con sé molti misteri come una lanterna con incisi la data, il 1915, e il luogo di provenienza, l'Austria. Durante l'attività esplorativa sono stati mappati circa 2,5 chilometri di grotte. «Gli ambienti sinora ispezionati riportano al Terziario, il primo periodo dell'era cenozoica», spiega Gonzato. «Dagli studi preliminari sui foraminiferi, cioè i fossili che permettono la datazione geologica, si nota una variazione della data di riempimento di queste grotte. Riempimento che sembra iniziato sin dalla loro creazione. La nostra indagine puntava a confermare quanto era noto, ma abbiamo nuovi dati che complicano l'interpretazione dei fenomeni di formazione di queste cavità». Tra i ritrovamenti una curiosità: la scoperta di un mare fossile ha permesso di conoscere la direzione della corrente del mare tropicale che bagnava il territorio veronese nel Miocene, dai 23 ai 5 milioni di anni fa. Si trattava di un panorama molto diverso caratterizzato da isolotti vulcanici circondati da un calmo mare tropicale ricco di forme di vita. Esseri viventi oggi scomparsi, ma non del tutto. I loro fossili sono ben visibili nei sedimenti di pietra bianca e il più famoso giacimento è a Bolca. Ma anche ad Avesa, nella pietra Galina, si trovano molti fossili. Così pure lungo i marciapiedi della città, nel marmo che adorna le passeggiate. Esplorare queste grotte significa anche conoscere la loro pericolosità.  «Queste cavità sono da monitorare», commenta Gonzato. «Recentemente abbiamo esplorato due antri che si trovano nella proprietà delle suore Carmelitane Scalze.  Questi, non presentano pericoli. Ma, altre cavità possono essere pericolose come quelle che si trovano nel parco delle Colombare e in alcune proprietà private».  «Il nostro scopo è sempre e comunque scientifico», precisa il geologo, «e le nostre indagini rivelano lo spessore di roccia che separa la cavità dalla superficie. Le grotte delle Torricelle potrebbero diventare un singolare percorso turistico. Certamente si tratterebbe di una visita alquanto impegnativa, ma sicuramente affascinante sia per le particolarità geologiche che storiche».  «Non si dimentichi che le cavità sono antiche grotte carsiche e nello stesso tempo miniere di ocra», conclude Gonzato.M.CER.

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