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Ritorno al successo

Scatto Virtus, torna il sorriso: tre punti di pura sofferenza

di Riccardo Perandini
Prima Begheldo e poi Casarotto regalano i tanto attesi tre punti ai rossoblù. La Pro Patria regge ma poi si arrende
Una Virtus da battaglia ritrova la vittoria dopo cinque turni di astinenza FOTOEXPRESS
Una Virtus da battaglia ritrova la vittoria dopo cinque turni di astinenza FOTOEXPRESS
Una Virtus da battaglia ritrova la vittoria dopo cinque turni di astinenza FOTOEXPRESS
Una Virtus da battaglia ritrova la vittoria dopo cinque turni di astinenza FOTOEXPRESS

Una limpida vittoria sporca. Virtus-Pro Patria 2-0 è in un ossimoro. Tre punti di sofferenza pura, dentro a una partita scacchistica, appiccicosa, senza veri padroni per oltre un’ora. L’oro cola dalla panchina e da una fuga per la vittoria: Begheldo in volèe e Casarotto con un contropiede vecchio stile griffano un due a zero denso di significato. Virtus sesta in classifica oltre il novantesimo. Conta esser concreti quando non si può essere belli.

Stasi

Quanto racconta la prima frazione è l’esatta traduzione delle aspettative della vigilia. La gara è bloccata, senza scosse emotive. L’unico rilievo possibile è il piattume di un confronto inquadrabile in una sorta di pendolo che oscilla tra il duello rusticano e una partita di scacchi. Fresco ripesca Mazzolo, dà fiducia a Mehic in cabina di regia al fianco di Metlika, alza Demirovic sulla trequarti. Davanti la torre è Zigoni, boa attorno alla quale dovrebbe fluttuare Casarotto. Lievi variazioni in un undici pensato per limare i rischi e accendersi tra le virtù della tribù dai piedi buoni.

Questo in teoria. La pratica è uno zero tondo tondo alla voce occasioni da rete. La Pro, falcidiata dalle assenze, sceglie la compattezza d’insieme per poi sfruttare corridoi in ripartenza. Colombo disegna un 3-5-2 razionale: primo non prenderle e il castello regge. Ma dalle parti di Sibi il peso offensivo tende al nulla. Parker resta isolato, Stanzani è inghiottito tra Ruggero e Faedo. Il tempo scorre lemme, come la palla scambiata in possessi velleitari, che non s’accendono mai. Mentre in campo regna un tedioso equilibrio, l’unico sussulto viene dagli impavidi tifosi bustocchi, a cantare a petto nudo nel gelo del Gavagnin-Nocini. Di fatto l’unica nota di colore. La temperatura è sui due gradi, il termometro del match resta fermo sullo 0. Pari ad occhiali all’intervallo.

Doppio graffio

La ripresa parte mogia. Serve un grimaldello. Fresco si volta verso la panchina e pesca un maestro e una scommessa: Juanito Gomez e Gianmarco Begheldo. La svolta arriva. Il flusso del possesso è rossoblù, l’ispirazione fluisce da un ritmo di circolazione in crescendo. Rovida è costretto agli straordinari su un tracciante di Casarotto e su una stilettata di Metlika. Soffre la Pro, senza più la capacità almeno di alleggerire la pressione. Ed è la Virtus a mettere la freccia: cross di Manfrin, Begheldo aggiusta il goniometro e spara la volèe: palla nell’angolino. Golazo che spacca la partita: è il 23’.

Dirompente la gioia del ragazzo pescato da Fresco nella Miranese, due anni fa iscritta al campionato di Promozione veneziana. La Virtus torna ad annusare l’odore della vittoria. Di fatto, l’esito che tutti attendono: Sibi resta infreddolito e inoperoso. E’ l’ora del colpo finale, della fuga per la vittoria. Minuto 32’, ci pensa Casarotto: contropiede di vecchia maniera. Matteo sprinta e non lo prendono più. Piattone mancino secco, là dove Rovida non può arrivare, è lo schiaffo fatale: 2-0. La Virtus torna bella di notte.

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