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Intervista all'avversario

La Virtus sfida il Pescara di Zeman: «Ammiro Fresco presidente-allenatore. Non ce n’è tanti di bravi...»

Tridente ad alto coefficiente offensivo. Ancora ai box il grande ex Pellacani
Attaccare sempre Zdenek Zeman, 76 anni, allena di nuovo il Pescara dallo scorso febbraio
Attaccare sempre Zdenek Zeman, 76 anni, allena di nuovo il Pescara dallo scorso febbraio
Attaccare sempre Zdenek Zeman, 76 anni, allena di nuovo il Pescara dallo scorso febbraio
Attaccare sempre Zdenek Zeman, 76 anni, allena di nuovo il Pescara dallo scorso febbraio

Sorride. Ed è già qualcosa. Zdenek Zeman guarda il calcio dall’alto ormai. Questione di statura, non solo di vissuto. Maestro in toto. Vietato chiedere a Damiano Tommasi chi sia stato l’allenatore che più gli ha dato. Risposta scontata: «Zeman sopra tutti, poi gli altri». Fresco qualcosa gli trasmette. Ed è già tanto. «Lo ammiro, mica è facile essere presidente e allenatore. I risultati parlano per lui. Ha portato la Virtus nei professionisti, ora si gioca la Serie B. Dite che tanti presidenti vorrebbero fare gli allenatori? Io di bravi non ne ho incontrati tanti», l’equilibrio sempre sottile di Zeman, richiamato a Pescara per un altro miracolo. Come se all’Adriatico non ci fosse spazio che per quel calcio. Il suo. E prima ancora di Giovanni Galeone. Con Tommasi non può che essere in linea. Facile capirsi coi silenzi e col lavoro. «Troppo serio ed educato lui. Era un giocatore bravo, in più è entrato anche nel cuore dei tifosi», il ritratto di Zeman, 76 anni compiuti sei giorni fa, due con Tommasi alla Roma anche dei vari Totti, Cafu, Aldair, Balbo e Candela. Poco prima dello scudetto con Fabio Capello. 

E stasera la Virtus di Fresco sfida il Pescara di Zeman, nella partita di andata del terzo turno play off al Gavagnin-Nocini di Verona. Lunedì ci sarà il ritorno.


Quadro a colori
Ha rispetto Zeman della Virtus, lui che dalle radici del pallone ha sempre continuato a nutrirsi. «Stanno bene, nel girone di ritorno hanno fatto più punti di tutti. Hanno entusiasmo, da gennaio in avanti hanno perso in casa una sola volta. E possono giocare in tanti modi. Non è facile leggerli», il quadro di Zeman, ripassando il cammino quasi immacolato della Virtus anche al Gavagnin-Nocini, a parte la frenata col Novara poi guarda caso strapazzato ai playoff.

«Abbiamo sfruttato bene la pausa. Lavorando», la solita ricetta di Zeman, inevitabilmente con qualche punto di domanda perché l’ultima partita ufficiale del Pescara, contro il Picerno, è del 23 aprile. Quasi un mese fa. «Un po’ di ritmo potremmo averlo perso nel frattempo ma dobbiamo ritrovarlo in fretta. Specie contro una squadra carica come la Virtus», l’ordine di Zeman, davanti con Facundo Lescano, già incrociato da Fresco ai tempi della Sambenedettese in gran parte argentina, insieme alla vivacità dell’ex interista Merola e il promettentissimo diciottenne Delle Monache, uno dei talenti più limpidi della Lega Pro.

Mille storie
Torna un attimo indietro Zeman. Di spunti per farlo d’altronde ne ha parecchi. «Vedi Hallfredsson, uno forte per davvero. Me lo ricordo bene col Verona», riavvolge il nastro il tecnico boemo, fino a quel campionato di B in cui lui aveva i giovani Verratti, Immobile e Insigne, subito in Serie A davanti all’Hellas di Mandorlini che si sarebbe fermato ai playoff davanti al Varese di Rolly Maran. Tutto perfetto, a parte un tassello. A parte Filippo Pellacani, il grande ex, la scorsa estate volato a Pescara a firmare una delle più cospicue plusvalenze della storia della Virtus insieme alle cessioni di Visentin al Crotone e Pittarello al Cesena. Un titolare Pellacani, poi il patatrac. La rottura dei legamenti del ginocchio destro, il lungo stop, il rientro col Taranto ai primi di aprile ma ora di nuovo ai box. Un grande amico da riabbracciare.

Zeman intanto guarda oltre. «Abbiamo due risultati su tre? Forse potremo pensarci prima del ritorno, non certo ora», l’ultimo suo affresco, prima di rinchiudersi nei suoi amati silenzi. Per far parlare il campo. Come sempre. 

Alessandro De Pietro

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