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L'INTERVISTA

Juanito Gomez: «Virtus, io ci ho sempre creduto. Fammi divertire ancora»

A Tregnago la cena di fine anno della banda Fresco
Gomez esulta dopo il gol al Renate: cerca i familiari per abbracciarli dal campo (FotoExpress)
Gomez esulta dopo il gol al Renate: cerca i familiari per abbracciarli dal campo (FotoExpress)
Gomez esulta dopo il gol al Renate: cerca i familiari per abbracciarli dal campo (FotoExpress)
Gomez esulta dopo il gol al Renate: cerca i familiari per abbracciarli dal campo (FotoExpress)

Il segreto? Crederci sempre. Il futuro? Alzare ancora l’asticella, puntare bocconi sempre più appetitosi. Continuando possibilmente a divertirsi. La ricetta di Juanito Gomez è semplice ma di efficacia garantita. E alla Virtus sta funzionando alla perfezione, come dimostra la portentosa accelerata dell’ultimo mese e i 15 punti raccolti sui diciotto disponibili. La squadra di Fresco vola e lo stesso Gomez, rimasto a secco nei primi settanta giorni di campionato, ha ripreso in pieno le antiche abitudini, con quattro centri in duecento minuti scarsi di campo. Da Trento, tappa della svolta, sino alla Juve, che per Juanito è sempre stata vittima assai stuzzicante: «Io sono sempre stato positivo e fiducioso anche quando i risultati non andavano», spiega il bomber argentino, ormai adottato da Peschiera, nel giorno della cena di Natale virtussina, da Michelin, a Tregnago. «La squadra ha sempre giocato bene. Se lo dicevamo ci davano per matti ma si vedeva che non meritavamo quella posizione là in fondo».

E poi?
Poi siamo stati bravi a non mollare, continuare a crederci e a lavorare, facendo in modo che gli episodi girassero dalla parte giusta. Qualche palo e qualche salvataggio in meno, qualche gol in più. E finalmente i punti.

Parecchi quelli...
Sinceramente non ci speravamo neanche noi di farne così tanti nelle ultime sei partite. Ma non ci vogliamo fermare.

Quindi non ha mai pensato che la stagione fosse segnata.
No, l’impressione da quando sono arrivato, fin dal ritiro, è stata buona. Qui ragazzi che sanno giocare al pallone ce ne sono. Poi è chiaro che quando cominci così qualche domanda te la fai. C’erano segnali non belli ma nel calcio bastano tre partite in una settimana per ribaltare tutto.

Mai pentito di essere arrivato alla Virtus, quindi?
No, assolutamente. Quando ho fatto la scelta, dopo che mi aveva chiamato il mister, ero molto contento. Ritrovavo Hallfredsson... E poi sono di casa a Verona ormai. Ovvio che a un certo punto fossi preoccupato anche di non poter dare il mio contributo. Volevo soprattutto ripagare la fiducia riposta in me.

Che valore ha avuto la vittoria di Trento? Anche per Gomez, che lì è tornato al gol. È stato quello il momento finora più bello - o significativo - del campionato?
È tutto un insieme. A Trento abbiamo fatto la prima vittoria ed è stata importante ma allo stesso tempo non avevamo fatto nulla perché continuavamo a stare là in fondo. Certo quel 2-0 ci ha dato fiducia. E quelli che hanno più esperienza sanno che proprio da momenti così può cambiare tutto. Chi ha meno esperienza invece, se le cose continuano ad andare male, inizia a vedere i fantasmi e a sentirsi magari fuori posto nella categoria. A Trento invece il gruppo ha iniziato a capire che non era poi così tutto nero come sembrava. E adesso abbiamo anche preso consapevolezza del fatto che non ci sono poi tutte queste differenze tra le prime e le ultime. Come invece succede, per esempio, in Serie A.

Anche Gomez pare molto cresciuto rispetto all’avvio. Più vitale, più lucidi, persino più cattivo. Solo sensazioni?
Sono cambiati i risultati.

Quindi, anche fisicamente, Gomez è lo stesso di ottobre?
Fisicamente siamo sempre stati bene tutti. Il fatto è che ho ripreso a far gol mentre prima, magari per un niente, il portiere me la parava. Capita. Ma non mi pare che sul piano fisico siamo cambiati molto dalla partenza.

Oggi Gomez a chi è più grato? A se stesso? Alla squadra? A Fresco? Oppure a chi altri?
È stato importante evitare di buttarsi giù, anche grazie all’esperienza dei campionati passati. Ho già attraversato periodi difficili, anche al Verona, con certe pressioni. Ma so che le annate possono cambiare. E così è successo. Poi è chiaro che la squadra ti aiuta: qui, ripeto, ci sono ragazzi che giocano molto bene.

Hallfredsson ha detto che battere la Juve, anche la Nex Gen, dà sempre un certo piacere. Gomez può confermare che anche farle gol, pur in contesti diversi, dà quel brivido in più?
I due gol fatti con la maglia dell’Hellas sono stati i più importanti per la mia carriera. Momenti molto belli ma quello è il passato e anche il gol di sabato è diventato prezioso perché ha permesso alla Virtus di uscire dalla zona playout e di cominciare a pensare a qualcosa oltre la salvezza. 

Ovvero?
Il pensiero deve essere sempre positivo e proiettato verso l'alto. Aiuta a crescere. Adesso, a 22 punti, non è che dobbiamo pensare di vincere il campionato ma credere di poter aspirare a qualcosa di più, quello sì.

E quell'esultanza, ormai rituale, con la dita attorno agli occhi?
Raccontiamola.Quando sono tornato a Gubbio - due o tre anni fa - stavo vivendo un altro periodo in cui non riuscivo a segnare. E allora scherzando, anche per spronarmi, mister Torrente, che mi allenava, mi chiese se mi servivano un paio di occhiali per vedere meglio la porta... Fatalità proprio quel giorno ho fatto gol e gli ho fatto il gesto. Ho continuato.

Uno slogan per venerdì a Lecco? Vamos a ganar?
Andiamo a fare punti, anche per dare continuità al lavoro che stiamo facendo.

Cosa vorrebbe trovare sotto l'albero di Natale? E cosa vorrebbe che trovasse la Virtus?Vorrei che a Lecco si sbloccassero tutti i nostri attaccanti.

A proposito: un consiglio per Sinani, per Casarotto, per Priore?
Con loro parlo spesso, sono ragazzi fantastici. So che sanno far gol perché ne hanno sempre fatti tanti. Anche qui vale lo stesso principio: nel giro di due, tre partite - ruotando anche così spesso gli attaccanti - la questione è crederci e farsi trovare pronti. Possono bastare cinque minuti per sfruttare la palla gol che ti libera anche mentalmente.

Finita l'andata, qual è la squadra più forte che ha visto finora? E un giocatore da segnalare?
Io ho sempre cercato di concentrarmi più su di noi. E dico che mi hanno impressionato Amadio, Lonardi, che finora hanno avuto un minutaggio maggiore per dimostrare quel che valgono... Ma fare nomi è antipatico. Tra le squadre mi pare che il Vicenza sia stato costruito per vincere. La rosa è profonda. Ma non sono solo io a dirlo. Lo dice la classifica.

Gomez ormai veronese adottivo, con la moglie Claudia e i piccoli Bautista ed Emma: che scelta è stata? Semplicemente innamorato di questa terra?
Semplice: mi sono fermato a Peschiera perché io e Claudia tra qui e Verona ci siamo sempre trovati benissimo.

E come ha vissuto dall'Italia il trionfo argentino in Qatar?
Mi sarebbe piaciuto essere là con i familiari, gli amici. Sarebbe stato molto più bello.

E tra un anno Gomez dove si vede? Ancora alla Virtus a caccia della Serie B?
Non so neanche cosa farò la prossima settimana, immaginarsi tra un anno... L'importante è continuare a divertirmi il più possibile col calcio e provare ancora l'emozione di giocare. Penso per esempio alla partita col Renate.

Perché?
Al Gavagnin c'erano i miei genitori, la mia nipotina. Segnare e poterli abbracciare dopo il gol resta sempre un'emozione bellissima. Il Gavagnin ti dà questa possibilità di essere a contatto con i tifosi e per me festeggiare insieme è stato veramente splendido.

Nonostante la Serie C...Ma questo è un campionato importante con squadre importanti. E io voglio continuare ad emozionarmi come nelle ultime settimane.Un obiettivo personale? Quindici gol? Venti gol?
No, uno più gol fa e meglio sta, ovvio. Però in carriera ho raggiunto grandi risultati di squadra anche grazie a compagni che segnavano più di me. Come Marotta a Gubbio, Cacia e Toni a Verona. E quello che vale sono gli obiettivi di squadra. Penso più ai playoff della Virtus che non ai miei traguardi personali.

A proposito di Verona: nostalgia a parte, il momento sollecita anche qualche ansia.
Noi stessi qui non ce la stavamo passando benissimo ma nell'ultimo mese abbiamo fatto passi da gigante anche se non siamo certo già salvi. In A è ancora più difficile, certo, ma conta crederci e fare il possibile per provare a uscirne. So e spero che possa cambiare qualcosa. Bisogna dare tutto, a prescindere da come finirà, anche per mettersi in pace con se stessi. Sono molto dispiaciuto anche perché il Verona mi dà ancora grandi sensazioni.

Tipo?
Sono stato a vedere l'amichevole con l'Istra, ho salutato Bjelanovic, ho rimesso piede negli spogliatoi. Un'onda di emozioni fortissime. Credetemi: è stato bellissimo. 

Francesco Arioli

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