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Virtus, l'intervista

Fresco: «Ora vorrei lottare per la B. Ma a un certo punto stavo per autoesonerarmi...»

Il presidente e allenatore della Virtus Verona (dal 1982) si racconta a metà del sesto campionato consecutivo fra i professionisti
Gigi Fresco con Juanito Gomez e Emil Hallfredsson
Gigi Fresco con Juanito Gomez e Emil Hallfredsson
Gigi Fresco con Juanito Gomez e Emil Hallfredsson
Gigi Fresco con Juanito Gomez e Emil Hallfredsson

Sotto il cielo bigio del “Mazzola”, tra un calcio al pallone e una ripetuta, l’occhio esperto può già scorgere una luce, diffusa, proiettata verso una primavera più dolce, meno problematica. Magari anche più gloriosa.
Oggi gli stenti e gli inciampi del 2022 calante sembrano appartenere a un’altra era calcistica. E la Virtus, più solida e consapevole, ha l’incedere di una piccola corazzata. 
La prospettiva, almeno per come la interpreta il condottiero Gigi Fresco, presidente-allenatore da qui... all’eternità, non può che essere improntata ai sorrisi e alla massima fiducia.
I conti tornano, insomma. Come alla fine sono tornati quelli dell’anno solare appena pensionato. Difesa impenetrabile, mediana in grande spolvero, attacco finalmente disinvolto. E la zona rossa alle spalle: «I buoni propositi per il 2023? Intanto l’ennesima salvezza», confida Fresco, ormai abituale frequentatore della Serie C, «e poi, come dicevo anche l’anno scorso, se ci salviamo in anticipo in automatico c’è anche il discorso dei playoff da poter inseguire. Del resto già adesso siamo a tre, quattro punti dalla quota spareggi. Sarebbe bello coglierla, tanto più che un anno siamo già arrivati ai playoff e un altro anno non ce l’abbiamo fatta solo per la differenza reti.


Il 2022 è andato in altalena. Qual è stata la vittoria più bella? O il momento comunque più importante dell’anno solare?
Il momento più bello è stato quello del successo a Padova, alla fine del campionato scorso. Noi dovevamo salvarci, loro salire.


E il momento più amaro?
Direi la sconfitta in casa della Pro Patria in questo campionato. Abbiamo perso restando in dieci dopo venti minuti e perdendo anche Nalini per squalifica per alcune giornate. Il momento peggiore per la classifica è stato dopo la sconfitta col Vicenza, quando però avevamo fatto una buona partita. Ma a Busto è stata più dura per altri aspetti. Se penso che siamo stati anche dieci punti lontani dalla salvezza...


Considerate le fasi più critiche, Gigi Fresco non ha proprio mai pensato ad... autoesonerarsi?
A un certo punto l’ho valutata, proprio a Busto. Pensa se mi fossi davvero autoesonerato e fosse arrivato un altro a fare cinque vittorie in sei partite... Infatti poi ho chiamato i miei amici dirigenti della Cremonese e gli ho detto che fanno bene ad avere ancora fiducia in Alvini, che è un bravissimo allenatore. Glielo dimostro io, che non sono bravo come Alvini. Ma se possiamo venirne fuori noi possono farcela anche loro.


Qual è stato il gol dell’anno?
Resto su Manfrin a Padova.


Per bellezza o per importanza?
Per tutti e due gli aspetti: è stato anche un gran tiro da fuori, d’esterno... Bello.


Qual è stato o quali sono stati i giocatori della Virtus del 2022 che più l’hanno stupita?
Direi Cella e Faedo, per motivi anche differenti.


E chi sarà quello per cui vale la pena di scommettere una fiche nel 2023? 
Zarpellon.


Che è notoriamente un pallino di Fresco...
Sì ma lo dico perché lui è stato anche sfortunato. Quando sta bene va fortissimo. Basti pensare che l’anno scorso ha fatto due spezzoni e ha fatto due gol.


E l’Oscar virtussino del 2022 a chi lo diamo? Proviamo a costruire un podio.
Hallfredsson ci sta di sicuro. Poi Lonardi e Nalini.

 

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Tre aggettivi per questa Virtus.
Intanto combattiva e poi, al tempo stesso, una squadra che ha avuto la forza di mantenersi serena anche nei momenti peggiori. E anche molto solidale tra giocatori.


In quella serenità ci sta anche il modo in cui il gruppo ha saputo proteggersi dalle vicende extracalcistiche, che comunque avrebbero potuto condizionarne il passo? 
Noi siamo sempre stati tranquilli perché sappiamo di essere a posto. Di conseguenza è sempre rimasto tranquillo anche il gruppo. 


Un rimpianto?
È quello di non essere riuscito a dare lo spazio che avrei voluto a tutti. Penso a giocatori, sicuramente dotati, come Casarotto.


E, viceversa, il più grande motivo di soddisfazione?
Ritrovarsi per il sesto anno ancora tra i professionisti.

 

La festa di Natale della Virtus
La festa di Natale della Virtus


Passiamo al mercato: come si muoverà la Virtus in queste settimane? Bisogna aspettarsi qualche botto? O qualche uscita?
Io direi che resteremo così.


Quali giocatori ha visto in giro per la C, anche di altre squadre, che meriterebbero senz’altro il salto di categoria?
Farei i nomi di Arena, trequartista del Gubbio; Masini, centrocampista centrale del Novara; Morello, attaccante del Fiorenzuola. E Achik, quinto di sinistra del Cerignola. E poi Giovannini, trequartista che giocava nel Carpi e che poi è finito a Modena. Ma occhio anche al nostro Lorenzo Lonardi.


Cosa si leggerà tra un anno di questa Virtus?
Spero che si possa leggere che siamo in corsa per la B. Che ci possiamo puntare, anche senza essere al livello delle battistrada di oggi.


È purtroppo ancora d’attualità l’addio a Pelè: un pensiero? 
Io quando avevo nove anni mi sono visto quella finale mondiale e ho sofferto il gol di testa su Burgnich, a maggior ragione da interista...


Nelle gerarchie di Fresco dunque meglio lui o Maradona?
Lui è stato più completo di Maradona. Usava i due piedi ed era già giocatore moderno, di talento ma anche di corsa. Io voto per lui.

Francesco Arioli

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