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il centrale

Zingel: «Con Rana Verona sogno di tornare in Europa»

L’australiano, nel nostro Paese da 13 anni, nove passati in gialloblù, pochi mesi fa ha ottenuto la cittadinanza italiana
Aidan Zingel festeggia un punto FOTOEXPRESS
Aidan Zingel festeggia un punto FOTOEXPRESS
Aidan Zingel festeggia un punto FOTOEXPRESS
Aidan Zingel festeggia un punto FOTOEXPRESS

Aidan Zingel è una bandiera gialloblù: nove le stagioni complessive con i colori di Verona. Ha iniziato quando c’era ancora la Bluvolley, nel 2010, cercato e voluto da Bruno Bagnoli, l’allenatore di allora. Dopo tre stagioni con la Marmi Lanza ha continuato per altre quattro con il nuovo main sponsor, Calzedonia, vincendo la Challenge cup in Siberia.

L’addio nel 2017 e di nuovo a Verona nel 2021, tesserato giusto per fare i play off, stavolta sotto una nuova società, la Nbv Verona. Il centrale australiano, che ha appena compiuto 33 anni, come il figliol prodigo, è rientrato in città dopo due campionati a Cisterna. Con un sogno cullato da 13 anni e finalmente realizzato grazie a Verona Volley e a Rana, il nuovo marchio sul petto: giocare da italiano.

Come è stata l’attesa di questo via libera dalla Fivb?

Un po’ pesante, non sapevo quando sarebbe arrivato. Bisognava solo aspettare.

Obiettivo raggiunto.

Non dico che aspettavo da 13 anni perché all’inizio non ci pensavo, ma negli ultimi sette di sicuro. Da quando ho deciso di diventare italiano.

Quando lo hai deciso?

Nel 2017. Ancora non mi sembra vero. Un grosso cambiamento per la mia vita.

A parte giocare da italiano, cosa cambia?

Essere italiano mi dà un futuro qui quando non giocherò più a pallavolo, senza ansie da visto o da lavoro. Mi apre tante porte e mi dà tanta tranquillità per il futuro. Ora sono italiano a tutti gli effetti e questa è la mia casa. Ho tutti gli amici qui, a casa, in Australia, mi è restata solo la mia famiglia.

In Italia da tanti anni, hai girato tante squadre.

Sì, veramente, da Trento a Castellane Grotte.

Trento è stata la delusione più grande?

Qualcosa è andato storto, ma fa parte della vita. Non è successo solo a me, la stagione successiva Trento ha cambiato strada.

L’esperienza più bella?

A Verona quando abbiamo vinto la Challenge cup, bellissimo indimenticabile. Spero di rivivere quell’esperienza, vorrei che Verona tornasse a giocare in Europa.

Rana Verona ha le potenzialità per salire ai vertici?

Credo proprio di sì. Ho visto grossi cambiamenti nella società, c’è un progetto, l’ambizione. C’è la volontà di fare qualcosa di importante.

Nel girone di ritorno Rana Verona farà un salto in avanti?

Penso proprio di sì, abbiamo iniziato un po’ male per vari motivi, soprattutto per i tanti infortuni.

Lavoriamo meglio e i risultati finalmente stanno arrivando. Non siamo perfetti ma dal girone di ritorno non potremo che migliorare.

Nelle ultime due partite c’è stato un cambio di marcia. Il primo set con Cisterna è stato significativo, Verona sembrava spacciata.

Un bel segnale per la squadra. Siamo sempre stati sotto, ma siamo rimasti attaccati al match.

Nel terzo però sembrava di rivivere quanto successo contro Modena e con Monza.

Momenti in cui abbiamo accusato la battuta avversaria. Dovremo essere più bravi a sfruttare meglio le ricezioni buone e chiudere subito con un side out. Evitare che la palla di neve che rotola diventi una valanga. Stiamo imparando.

Già a Piacenza ci sono stati i primi segnali di risveglio, nonostante la sconfitta.

Peccato per il primo set. Una questione di millimetri, se l’attacco di Dzavoronok avesse toccato le mani del muro, un dito, un’unghia, magari sarebbe cambiato tutto. Chissà. A volte serve anche un po’ di fortuna.

Tra voi centrali c’è tanta competizione per giocare.

Sì, ma siamo un bel gruppo. Ci sosteniamo molto l’un l’altro. Lavoriamo molto bene insieme. Il centrale è un ruolo poco appariscente, saltiamo tanto ma non sempre ci arriva la palla.

Marzio Perbellini

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