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L’ANNIVERSARIO

Juventus-Verona del 1985 e quella frase di Agnelli: «Lamentarsi degli arbitri è da provinciali»

La storia della sfida fra bianconeri e gialloblù e di un arbitraggio contestato, con il pugno di Serena in area non fischiato da Wurz
In tribuna Umberto e Gianni Agnelli, sopra di loro «Giovannino» Agnelli scomparso giovane
In tribuna Umberto e Gianni Agnelli, sopra di loro «Giovannino» Agnelli scomparso giovane
In tribuna Umberto e Gianni Agnelli, sopra di loro «Giovannino» Agnelli scomparso giovane
In tribuna Umberto e Gianni Agnelli, sopra di loro «Giovannino» Agnelli scomparso giovane

Vent’anni fa la morte di Gianni Agnelli. Un evento ricordato nel mondo. Trentotto anni fa, l’Avvocato fece arrabbiare i veronesi. Dalla mano di Danilo di pochi mesi fa al Bentegodi, al pugno di Serena nel 1985 al Comunale.

 

Juventus-Verona di Coppa Campioni del 1985

Poco è cambiato da allora, da quella sfida di Coppa dei Campioni tra Juventus e Verona, tra Davide e Golia. Alle provocazioni dell’Avvocato, Bagnoli rispose senza mezzi termini. «Se cercate i ladri, sono nell’altro spogliatoio», urlò l’«Osvaldo furioso» ai carabinieri che erano entrati nello stanzone quando avevano sentito rompersi il vetro della porta. Agenti delle forze dell’ordine «celebrati» alcuni giorni fa dopo la cattura di Messina Denaro. Magari, il boss, si fosse limitato solo a «rubacchiare» qualche calcio di rigore.

«Dica a Buscetta, quando lo rivedrà, che l’unica cosa di cui non dovrà mai pentirsi, è quella di fare il tifo per la Juventus», disse in un’intervista ad Enzo Biagi, il patron della Fiat e il primo tifoso bianconero. Una delle personalità più importanti e di rilievo del Novecento. Molte le sue frasi ad effetto. Come quella che Franco Costa, il giornalista Rai con il capellone western style, raccolse dopo quella sfida tra Juve e Verona in Coppa dei Campioni. In quella partita, primo derby italiano e in più a porte chiuse, l’arbitro Wurtz «vigilò» sulla vittoria della Vecchia Signora, negando un rigore clamoroso ai gialloblù, per evidente pugno in area di rigore di Aldo Serena. Un po’ come la parata di Danilo nel recente match al Bentegodi. «Lamentarsi degli arbitri è da provinciali» replicò l’Avvocato. La frase divenne storica e ancora adesso i tifosi gialloblù la ricordano. Non certo in modo simpatico. Insomma nel bene o nel male, la Vecchia Signora, è sempre stata nella bufera, pure ai tempi di Gianni Agnelli.

 

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E Bagnoli disse: «Se cercate i ladri, sono di là»

 

La morte di Gianni Agnelli

L’Avvocato manca da vent’anni e, per sua fortuna, non ha visto né la Juve in B dopo Calciopoli, né tantomeno i 15 punti di penalizzazione, con la magistratura ordinaria che si deve ancora esprimere, sul caso plusvalenze. Un bel docufilm lo racconta su Sky. Capitano d’industria, signore d’Italia, manager illuminato, gentiluomo senza cuore e pure divoratore di vite. La sua, che uscì malconcia da un incidente d’auto pazzesco e purtroppo quella di molti altri, tra cui il figlio Edoardo, morto nel Duemila. Dal dolore per il suicidio del ragazzo, ha raccontato tra gli altri Henry Kissinger ex segretario americano di stato, tra i suoi più grandi amici. Gioie e dolori di un uomo figlio della propria epoca. Ma quell’uscita dopo la sfida di Coppa poteva anche risparmiarsela.

 

Sfida infuocata Elkjaer e Brio discutono dopo il fallo da rigore in area Juve
Sfida infuocata Elkjaer e Brio discutono dopo il fallo da rigore in area Juve

 

Il pugno di Serena

Verona era la favola d’Italia. Aveva vinto lo scudetto e la città viveva un’epoca dorata. Alcune delle principali multinazionali avevano sede in riva all’Adige, gli istituti di credito viaggiano alla velocità di Fanna, il turbo gialloblù che era stato scartato proprio dalla squadra di calcio targata Fiat. L’automobile di Garonzi se ne era andata da tempo, sostituita dalla macchina fotografica di Chiampan. Insomma il club era solido e la squadra super. Il Lecce di Fascetti aveva fermato Elkjaer e soci, che però erano andati a vincere a Salonicco. L’urna «maledetta» mise contro l’Hellas, campione d’Italia, alla Juve, campione d’Europa. Bianconeri a porte chiuse, dopo la tragedia dell’Heysel. All’andata finì zero a zero.

L’importante era non subire gol in casa, perché la rete segnata in trasferta, valeva doppio, in caso di parità. Insomma con Elkjaer e Briegel, il colpaccio era possibile. Un centinaio le persone ammesse all’interno dello stadio e non una di più. Tra cui naturalmente l’Avvocato Agnelli e il presidente della Juve Boniperti, poco distanti da loro Nando Chiampan, Tino Guidotti ma pure Eros Mazzi e il sindaco Gabriele Sboarina.

L’aria si taglia col coltello dalla incredibile tensione. Briegel in area tocca la palla con un braccio e l’internazionale Wurtz, francese che parla volentieri col connazionale Platini, assegna il rigore, trasformato dal numero 10 bianconero. Ma è negli stessi 16 metri, nel secondo tempo, che nè Wurtz, nè il suo assistente, ravvedono il pugno con il quale Serena toglie la palla dalla testa del gialloblù Fontolan. Le urla nel silenzio giungono nitide dal campo ai telespettatori della Rai. Sono quelle di Elkjaer e compagni all’indirizzo di Wurtz, che dopo quell’incontro non arbitrerà più. «Lassù qualcuno non ci ama» disse Chiampan, mentre l’Avvocato ricordò che lamentarsi dell’arbitro è da provinciali. Chissà oggi cosa direbbe, dopo che un intero Cda della Juve si è dimesso dopo l’affare plusvalenze.•.

Gianluca Tavellin

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