Simone Tronchin è un essenzialista. Ragazzo sveglio, di poche parole, abituato a stare sul pezzo, al lavoro duro. Mediano d’ordine, all’occorrenza mezzala come variabile accreditata. La Virtus lo ha ripreso dal Vicenza perché il potenziale è incoraggiante: Tronchin ha cultura, educazione e proprietà tecniche per garantirsi un’evoluzione in categoria. In ritiro ha dato segnali incoraggianti: il passo c’è, la condizione cresce, come la confidenza col pallone anche di fronte ad avversari d’alto borgo. Può essere il suo anno: stagione di conferme e di maggior minutaggio, di responsabilità crescenti miscelate in una duttilità che va spogliata di certe logiche timidezze. Simone ha superato il noviziato con la forza dell’applicazione: ora deve costruirsi una nuova dimensione, fatta di una regia più pulita e di maggiore intraprendenza in fase di spinta.
Quali le motivazioni dell’accordo rinnovato?
Personalmente ho avuto un impatto positivo con tutto l’ambiente: alla Virtus mi sono sentito a casa, sono grato a Gigi, a staff, dirigenti e compagni. Se mi hanno ripreso credo sia perché chi di dovere è stato soddisfatto del mio apporto alla causa lo scorso anno. Ora devo fare un altro step: so dove lavorare.
A cosa punta il Tronchin 2.0?
A una regia più pulita, tatticamente devo migliorare: ricevendo palla più smarcato, pensando prima la giocata, limando gli errori di trasmissione.
Regista o mezzala?
La mia mattonella è in mezzo, io mi sento un mediano. Ma conta prima di tutto giocare e giocare bene: da mezzala mi adatto, conosco il ruolo e cosa vuole Gigi.
Sarà ancora il 3-5-2 il vestito virtussino?
Sì, la traccia è quella. Abbiamo gli uomini per interpretare bene quel modulo.
Le amichevoli regalano sensazioni positive dentro a risultati altrettanto positivi. Su quali concetti lavora la nuova Virtus?
Sul dominio del possesso, giocando dal basso ma senza rischiare inutilmente. Possiamo impostare da dietro perché ci sono piedi buoni e Hallfredsson come perno centrale garantisce tempi e grande personalità in uscita. Lui per me è un maestro: felice di giocargli a fianco.
Un profilo in rampa di lancio?
Sinani. Per come gioca, per l’applicazione che mette in campo. Ha voglia di lavorare, di imparare. E poi Ruggero ha avuto un ottimo impatto: pur senza fare paragoni può fare una strada simile a Pellacani. Le doti le ha.
Ha segnato un gran gol dalla distanza alla Pro Vercelli la scorsa stagione. Qual è il rapporto tra Tronchin e il gol?
Quello di ogni giocatore: il gol ti sblocca mentalmente, ti dà fiducia. Il gol alla Pro è un gran bel ricordo. In attacco però devo prendermi qualche rischio in più. Al secondo anno di C sto lavorando anche su questo.
Un fastidio il rinvio dei primi appuntamenti stagionali?
Non particolarmente, quando arriverà il momento conta farsi trovare pronti. È una Virtus che ha mentalità, non sbaglieremo l’approccio.
L’antidoto a chi difende in undici sottopalla, cifra del girone A?
Non rinunciare a gestire la palla ma anche saper giocare sporco: mentalmente, la cattiveria agonistica fa la differenza in tanti frangenti.
Concludiamo, la sua favorita al primo posto?
Io voto Vicenza. .