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Intervista al giocatore rossoblu

Simone Tronchin: «Il nuovo corso Virtus? Possesso e... cattiveria»

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Simone Tronchin, 19 anni, da Montebelluna, alla sua seconda stagione con la Virtus (fotoExpress)
Simone Tronchin, 19 anni, da Montebelluna, alla sua seconda stagione con la Virtus (fotoExpress)
Simone Tronchin, 19 anni, da Montebelluna, alla sua seconda stagione con la Virtus (fotoExpress)
Simone Tronchin, 19 anni, da Montebelluna, alla sua seconda stagione con la Virtus (fotoExpress)

Simone Tronchin è un essenzialista. Ragazzo sveglio, di poche parole, abituato a stare sul pezzo, al lavoro duro. Mediano d’ordine, all’occorrenza mezzala come variabile accreditata. La Virtus lo ha ripreso dal Vicenza perché il potenziale è incoraggiante: Tronchin ha cultura, educazione e proprietà tecniche per garantirsi un’evoluzione in categoria. In ritiro ha dato segnali incoraggianti: il passo c’è, la condizione cresce, come la confidenza col pallone anche di fronte ad avversari d’alto borgo. Può essere il suo anno: stagione di conferme e di maggior minutaggio, di responsabilità crescenti miscelate in una duttilità che va spogliata di certe logiche timidezze. Simone ha superato il noviziato con la forza dell’applicazione: ora deve costruirsi una nuova dimensione, fatta di una regia più pulita e di maggiore intraprendenza in fase di spinta.

 

Quali le motivazioni dell’accordo rinnovato?

Personalmente ho avuto un impatto positivo con tutto l’ambiente: alla Virtus mi sono sentito a casa, sono grato a Gigi, a staff, dirigenti e compagni. Se mi hanno ripreso credo sia perché chi di dovere è stato soddisfatto del mio apporto alla causa lo scorso anno. Ora devo fare un altro step: so dove lavorare.

 

A cosa punta il Tronchin 2.0?

A una regia più pulita, tatticamente devo migliorare: ricevendo palla più smarcato, pensando prima la giocata, limando gli errori di trasmissione.

 

Regista o mezzala?

La mia mattonella è in mezzo, io mi sento un mediano. Ma conta prima di tutto giocare e giocare bene: da mezzala mi adatto, conosco il ruolo e cosa vuole Gigi.

 

Sarà ancora il 3-5-2 il vestito virtussino?

Sì, la traccia è quella. Abbiamo gli uomini per interpretare bene quel modulo.

 

Le amichevoli regalano sensazioni positive dentro a risultati altrettanto positivi. Su quali concetti lavora la nuova Virtus?

Sul dominio del possesso, giocando dal basso ma senza rischiare inutilmente. Possiamo impostare da dietro perché ci sono piedi buoni e Hallfredsson come perno centrale garantisce tempi e grande personalità in uscita. Lui per me è un maestro: felice di giocargli a fianco.

 

Un profilo in rampa di lancio?

Sinani. Per come gioca, per l’applicazione che mette in campo. Ha voglia di lavorare, di imparare. E poi Ruggero ha avuto un ottimo impatto: pur senza fare paragoni può fare una strada simile a Pellacani. Le doti le ha.

 

Ha segnato un gran gol dalla distanza alla Pro Vercelli la scorsa stagione. Qual è il rapporto tra Tronchin e il gol?

Quello di ogni giocatore: il gol ti sblocca mentalmente, ti dà fiducia. Il gol alla Pro è un gran bel ricordo. In attacco però devo prendermi qualche rischio in più. Al secondo anno di C sto lavorando anche su questo.

 

Un fastidio il rinvio dei primi appuntamenti stagionali?

Non particolarmente, quando arriverà il momento conta farsi trovare pronti. È una Virtus che ha mentalità, non sbaglieremo l’approccio.

 

L’antidoto a chi difende in undici sottopalla, cifra del girone A?

Non rinunciare a gestire la palla ma anche saper giocare sporco: mentalmente, la cattiveria agonistica fa la differenza in tanti frangenti.

 

Concludiamo, la sua favorita al primo posto?

Io voto Vicenza. .

Riccardo Perandini

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