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L'intervista al vice presidente

Pedrollo: «Tezenis, siamo inguardabili, ma oggi Diana non si discute»

Bobby Jones a terra a Voghera. Immagine emblematica di una Tezenis in ginocchio
Bobby Jones a terra a Voghera. Immagine emblematica di una Tezenis in ginocchio
Bobby Jones a terra a Voghera. Immagine emblematica di una Tezenis in ginocchio
Bobby Jones a terra a Voghera. Immagine emblematica di una Tezenis in ginocchio

Un 2020 da buttare. «Credo per tutti. Il Covid, la pandemia, le morti, la crisi economica, una Terza guerra Mondiale. Mettiamocelo alle spalle in fretta». Nemmeno la “sua“ Scaligera è più via di fuga. Il vice presidente Giorgio Pedrollo racconta un anno strano. Con coda finale di frustrazione

Pedrollo, il 2020 della Tezenis è da buttare?
L’ultima parte sì. Oggi siamo inguardabili. Abbiamo perso la nostra identità. Non possiamo essere questi. E, come proprietà, non lo accetteremo a lungo. Prima della pandemia, però, avevamo trovato una dimensione, gioco, vittorie. L’impressione è che la strada imboccata fosse quella giusta. Vincevamo anche senza Poletti e Severini infortunati. Poi lo stop».

E vi siete trovati nell’incubo. Tanto che oggi pare legittimo chiederle: ha paura di retrocedere?
No, non posso pensare che una squadra di talento ed esperienza abbia perso del tutto il contatto con la realtà. Tortona rappresenta chi siamo. O meglio: chi non siamo oggi. Due facce, e alla fine si piange. Non difendiamo duro, andiamo scarichi al tiro, pure ai rimbalzi va fatto un salto di qualità. Diventa un problema anche tirare i liberi.

Dilemma: il problema è tecnico o mentale?
Mentale. Abbiamo paura. Appena ci mettono le mani addosso, facciamo due passi indietro invece di reagire. Le qualità non mancano. Le idee che avevo in estate su questa squadra non cambiano.

Quindi, rifarebbe tutto?
Certo: tenere i pezzi importanti ed inserire qualità. Chi non era contento del ritorno di Pini e Greene e dell’inserimento di Caroti? Certo, ci troviamo a vivere una situazione spiazzante.

Perché è successo?
L’infortunio di Greene, l’assenza di Pini, il virus di Tomassini, problemi fisici che vanno e vengono per Caroti, Severini che tornava da un lungo infortunio. E adesso c’è anche il Covid per Rosselli. Non sono alibi, ma la verità.

Pagherà Diana?
Oggi non è in discussione.

Neanche dovesse perdere a Bergamo?
Neanche dovesse perdere a Bergamo. Diana non può essere l’alibi dei giocatori. E, per quanto mi riguarda, vanta ancora credito. Come ci spieghiamo due quarti alla pari con Tortona e un terzo quarto imbarazzante? Come se lo spiega lei? Non me lo spiego. Non siamo scarsi, siamo deboli mentalmente. A Natale ho ribadito il concetto alla squadra. La proprietà è profondamente delusa. E non ci sta.

Da tempo non si sente la voce di suo padre
Ha scelto il silenzio, non vuole più parlare di basket. Sente come di aver tradito le aspettative di tifosi e sponsor

Greene ha deluso Certo, ha deluso. Ci aspettiamo altro da lui. Ma il vero Greene è quello prima dell’infortunio, visto in SuperCoppa con Mantova. Lo aspettiamo.

Qualcuno pensa: accettare la serie A1 sarebbe servito a togliere parola agli scettici che pensano ancora che la Scaligera non sia pronta al grande salto
La nostra è stata scelta eticamente responsabile. Fare diversamente? Sarebbe stato come prendere a schiaffi chi crede in noi, i nostri investitori, i nostri sponsor. Non potevamo chiedere un extra sforzo economico in un momento così disastroso per il mondo. Siamo, prima di tutto, imprenditori. Vengono prima i dipendenti, le loro famiglie. In tempo di cassa integrazione, conta il buon esempio. Non ci fosse stato il Covid, al 99 per cento avremmo accettato.

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