<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Tezenis, serve resilienza Il primo passo è... iniziare»

Bobby Jones in azione contro Mantova in SuperCoppa FOTOEXPRESS
Bobby Jones in azione contro Mantova in SuperCoppa FOTOEXPRESS
Bobby Jones in azione contro Mantova in SuperCoppa FOTOEXPRESS
Bobby Jones in azione contro Mantova in SuperCoppa FOTOEXPRESS

Tutto difficile, molto difficile. Ma serve forza d’animo. Nove giorni al via della serie A2, tra incertezze, la morsa del Covid, tamponi e la proposta di Lnp di permettere ai club che non si sentono in grado di proseguire di ricollocarsi altrove. Dentro a questo tritacarne, come sta la Tezenis? «La Tezenis sta bene rispetto anche a tante altre realtà che leggo» racconta il general manager Alessandro Giuliani. «Siamo passati da una settimana particolare, dove ci siamo fermati per eseguire una doppia serie di tamponi e poi ci siamo allenati individualmente. Staff e ragazzi si stanno comportando con grande responsabilità Ma lo sappiamo tutti: questo sarà un anno di resilienza. Dove la testa e il fisico faranno tanto. Anzi, dove forse servirà di più la testa, visto che potranno capitare momenti dove non sarà possibile giocare per due o tre settimane, e lì dovremo essere bravi a variare il tipo di allenamento, senza perdere mai il senso di quello che stiamo facendo. La speranza è che tutte le componenti della società restino forti per sostenere un’annata così particolare e difficile». Giuliani, quanto pensate di essere pronti in percentuale all’impatto con Milano? «Siamo al 70 per cento di quello che potrebbe essere la squadra. Ma considero “giusto” al 22 novembre non essere al top alla prima di campionato. Noi dobbiamo pensare a lungo termine e a tutto quello che ci aspetta. È una situazione così particolare nella quale dovremo pensare sempre in prospettiva. Tenendo conto di tutti gli imprevisti che potrebbero capitare a stagione in corso». Ritiene che possa essere messo in preventivo l’ipotesi di un format diverso se dovessero accumularsi un numero elevato di partite da recuperare? «Sono tante le ipotesi che possiamo mettere al vaglio. La volontà di tutti, intanto, è quella di iniziare questo campionato, perché sono stati presi impegni con giocatori, allenatori, sponsor, e con la Lega stessa. Ed è giusto partire. Ma è altrettanto giusto tenere le antenne alte per capire se c’è bisogno di un’opzione B, nel caso non si riuscisse a proseguire con il format previsto per la stagione. Ipotesi? Al momento è difficile farne. Una “bolla”? Finire il girone d’andata e poi capire cosa fare? La decisione dovrà essere collegiale. In serie A stanno pensando anche al blocco delle retrocessioni. Ecco, questi pensieri forse potevano essere tirati fuori con più coraggio quest’estate». Greene ci sarà a Milano? «Penso di sì. Phil sarebbe stato disponibile già per l’amichevole poi saltata contro Treviglio», E Pini? «Ha ancora del dolore (soffre di problemi alla schiena ndr), ma sta facendo tutto il possibile per sopportare questo dolore. Quindi anche lui ci sarà il 22». Il porte chiuse resta insostenibile? «Non è facile vivere un’annata intera a “porte chiuse”. Perché comunque i tifosi servono. Per il sostegno alla squadra, sempre importante. E anche per il sostegno economico alle società con il ticketing. La mia speranza è di rivedere la nostra gente tornare al palazzetto magari a marzo. Sperando di riavere la gente, se non altro, per le fasi finali di questo campionato. Un campionato senza tifosi toglie pathos e introiti. Ma oggi i club devono trovare il modo per sopperire a questa mancanza di incassi. E, allo stesso tempo, i giocatori dovranno cercare altrove tutti quei stimoli che arrivano dall’ambiente che li circonda. E che oggi non è più come quello di pochi mesi fa» Bastano otto negativi per andare in campo. Situazione ad alto rischio sul piano tecnico, che nella peggiore delle ipotesi potrebbe costringervi ad andare in campo con un roster stravolto dalle assenze “La Lnp ha preso a modello il protocollo della serie A, che prevede la disputa della gara avendo a disposizione un minimo di sei giocatori sotto contratto. Questo è comunque un protocollo al quale tutti dovremo sottostare. Vale anche per i tamponi rapidi da eseguire a 48 dalla palla a due. In questo momento tutti dobbiamo mettere davanti ogni cosa la salute delle persone». •

Simone Antolini

Suggerimenti