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Tezenis... sei davvero bella. Ramagli, uomo della svolta

Alessandro Ramagli e Francesco Candussi, grandi protagonisti del momento magico della Tezenis FOTOEXPRESS ZATTARIN
Alessandro Ramagli e Francesco Candussi, grandi protagonisti del momento magico della Tezenis FOTOEXPRESS ZATTARIN
Alessandro Ramagli e Francesco Candussi, grandi protagonisti del momento magico della Tezenis FOTOEXPRESS ZATTARIN
Alessandro Ramagli e Francesco Candussi, grandi protagonisti del momento magico della Tezenis FOTOEXPRESS ZATTARIN

La Provvidenza parla livornese. Non l’ha portata il vento. La Provvidenza ha idee coraggiose, poggia su esperienza, spinge sul talento, viaggia in direzione ostinata e contraria. Verona si è ritrovata. Lo ha fatto relativamente in fretta. Grazie - anche - al preziosissimo contributo di Alessandro Ramagli. Il coach ha cambiato faccia alla Tezenis. Le sei vittorie di fila in campionato hanno permesso ai gialloblù di rilanciarsi in classifica, di trovare altra dimensione, di entrare in fiducia. Condizione ideale per poter guardare con la giusta serenità alla parte finale della regular season e alla successiva fase ad orologio. Evitando voli pindarici PRIMO: DIFENDERE. Ramagli ha lavorato sulle difese. Verona era in difficoltà, al suo arrivo. Fragile, confusa, a volte in panne. Spesso in deficit di energia, facilmente attaccabile in area, in ritardo sui close out, in salita negli adeguamenti. Lì, il coach livornese ha creato il punto di rottura col passato. Portando avanti un serio lavoro di condivisione. Verona regge l’urto, presidia l’area, la riempie, lavora il giusto sulle collaborazioni e incassa, di media, molti meno punti rispetto al passato più recente. Erano più di ottanta prima dell’avvento di Ramagli, oggi sono settanta. E non è poco. E si continua a a lavorare sull’intensità nel sistema «perchè» ricorda lo stesso Ramagli «è fondamentale restare dentro la partita per 40’». TABELLONI E DISTRIBUZIONE. Il controllo dei tabelloni era il punto due dell’agenda di Ramagli. Più energia sotto, più collaborazione, più cattiveria al rimbalzo. Aiuta a spezzare il ritmo agli avversari, serve per creare nuove opportunità, crea “stato intimidatorio“ nel nemico di campo. Anche lì, oggi, la Scaligera lavora bene. Soffre il giusto su avversari spiccatamente verticali. Ma tiene con il corpo, taglia fuori, e riparte. E ricostruisce. E poi, c’è la distribuzione dei tiri. Ramagli non vuole “un terminale“ ma “il terminale“ , che di volta in volta cambia durante i momenti della partita. Candussi, nell’ultimo periodo, ha permesso a Verona di essere interna quanto basta per poter attaccare la partita dall’area. Abbinando a isolamenti e giocate in post un equilibrato gioco “dentro e fuori“ in grado di premiare gli esterni e la buona produzione dalla distanza. Così, in alternanza, emergono Greene, Tomassini, Jones, Candussi, Rosselli, gli altri. Verona non si spegne togliendo aria, luce e ritmo ad un solo giocatore. ROTAZIONI. Finalmente...più lunghe. Pini, e si è visto a Trapani per energia, rabbia agonistica ed esecuzioni, ha ritrovato la sua profondità. Caroti è rientrato, Giga consegna pochi minuti di ossigeno, lo stesso Pini sta trovando minutaggi più importanti. E la Scaligera può permettersi di ruotare a nove, con contributo di livello anche dalla panchina. Gli infortuni iniziali (Greene e Pini) e il Covid (Rosselli) hanno rallentato in maniera significativa il processo di crescita della squadra. Ma il peggio sempre essere passato. IN RITMO. A Udine è stata vittoria solida, contro Capo (in casa) di passaggio, contro Tortona di consapevolezza, con Bergamo di testa e sistema, a Capo di conferma e l’ultima con Trapani di forza ed energia mentale. Diverse ma con uguale denominatore: Verona si è presa il suo centro di gravità. L’unico errore da non fare adesso è guardare la classifica. Ma qui, è già arrivato in tackle scivolato coach Ramagli, l’uomo della svolta. «Non guardiamo la classifica, non guardiamo lontano. Conta solo la prossima partita (mercoledì al Forum contro Orzinuovi ndr). Sarebbe un peccato commettere ora un grosso errore». •

Simone Antolini

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