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Sfida salvezza con Trieste

Tezenis, la ricetta di Ramagli: «Cuore, testa, gambe»

Intervista al tecnico della Scaligera Basket
Alessandro  Ramagli, coach della Tezenis Scaligera Basket Verona (foto Zattarin)
Alessandro Ramagli, coach della Tezenis Scaligera Basket Verona (foto Zattarin)
Alessandro  Ramagli, coach della Tezenis Scaligera Basket Verona (foto Zattarin)
Alessandro Ramagli, coach della Tezenis Scaligera Basket Verona (foto Zattarin)

La verità, adesso. Perchè non c’è più passato. E non c’è nemmeno futuro. La Tezenis ha il dovere di battere Trieste per restare in corsa per la salvezza. Due partite (l’altra è con Napoli) da vincere per non retrocedere in serie A2 un anno dopo il ritorno tra le top d’Italia.

 

Coach Ramagli, oggi più che mai servono cuore, testa e gambe

«Sì, era il grande motto del mio ex presidente a Biella Alberto Savio. Che sintetizza quello che è necessario per provare a vincere questa partita».

 

Partiamo dal cuore

«Serve per avere la parte emotiva attivata in modo corretto».

 

La testa?

«Serve perché, se ti lasci trascinare solo dalle emozioni, rischi di esserne talvolta schiacciato. Quindi, la testa serve per riordinare tutto quello che dal punto di vista emozionale ti arriva dalla parte sinistra del corpo».

 

E poi restano le gambe

«Certo. Non si può giocare una partita di pallacanestro senza avere un livello energetico importante di intensità e di durezza. Ovviamente poi, essendo pallacanestro, ci sarebbe da mettere anche le mani. Perchè fare canestro non è un dettaglio ma resta aspetto fondamentale del nostro gioco».

 

Si gioca per il futuro. Ha fatto capire che conta il presente ma non conta più il passato

«Si gioca per il presente. Gli sportivi giocano per il presente, perchè il futuro è totalmente nelle mani degli dei come dicevano i greci. Il presente, per noi, significa portare a casa una vittoria che ci permetterebbe di tornare qua e giocarci qua l’ultima partita per salvarci. Proprio come sarebbe stato nei nostri desideri da quando è uscito il calendario della stagione. Ora, però, si va Trieste per una partita spartiacque».

 

Come si affronta?

«Sarà importante essere pronti da tutti i punti di vista. Ma nello stesso tempo la partita va giocata una volta e non cinque volte. Troppe parole, troppi discorsi, troppi pensieri non servono, Portano via energia. C’è solo una partita che conta ed è quella che vede alzarsi la palla a due domenica alle 17.30. Tutto quello che c’è prima, in fatto di pressioni negativi, può indurre ad arrivare meno preparati alla gara. E invece noi dovremo essere super preparati».

 

Quanto è diverso a livello emotivo preparare una gara per vincere un campionato e volare in A1 rispetto ad una per evitare la retrocessione?

«L’ho vissuta un miliardo di volte questa storia. Sono situazioni completamente diverse. Quando giochi per una vittoria sei già sulle ali dell’entusiasmo, anche di fronte ad una eventuale sconfitta in una serie play off. Quando giochi per salvarti il mood è pieno di difficoltà. Anche dal punto di vista in cui ti devi porre alla squadra devi trovare la formula giusta per arrivare ad una competitività sul piano mentale diversa. Tutti vorremmo giocare sempre stagioni per vincere. Ma ci sono campionati come questi, dove sei destinato a soffrire fino in fondo per arrivare a obiettivo».

Simone Antolini

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