<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'INTERVISTA

Coach Ramagli: «Tezenis, viaggio di umiltà. Rosselli è la nostra anima»

Coach Alessandro Ramagli
Coach Alessandro Ramagli
Coach Alessandro Ramagli
Coach Alessandro Ramagli

«Un viaggio di umiltà». Alessandro Ramagli ha una squadra, ha un’idea, ha giuste ambizioni. E ha già trovato la via da seguire dentro al viaggio della Tezenis Verona nella serie A ritrovata vent’anni dopo. Il coach pare voler dimenticare in fretta la grandinata di emozioni che ha infradiciato l’anima della Scaligera solo tre mesi fa, quando è arrivato il pass per la A al termine della straordinaria serie di finale giocata (e vinta 3-1 ndr) contro Udine.

 

Ramagli, dunque, una storia è stata raccontata…

E un’altra dovremo iniziare a raccontarla ancora noi.

 

Come?

Usando rispetto nei confronti di quello che siamo stati e di quello che vogliamo essere. Non a caso la nuova squadra è stata pensata e costruita in funzione di quello che non volevamo perdere per strada.

 

Identità?

Direi più “continuità”. Stiamo portando avanti un lavoro da un anno e mezzo. Entriamo nella terza stagione insieme. Perdere per strada il patrimonio tecnico e umano sarebbe stato un grosso errore. E non lo abbiamo commesso.

 

Il primo pensiero in fase di costruzione della squadra qual è stato?

I contratti in essere andavano rispettati. La situazione reale andava rispettata. C’era un blocco dal quale poter ripartire. Ragazzi che hanno condiviso il viaggio e che nel viaggio avevano trovato tante risposte. Da lì siamo ripartiti. Non tagliando il filo con il passato.

 

Ma lei dice spesso che conta solo il presente

Il senso è un altro. Il passato che interessa a me è quello del “vissuto comune”. Ma non penso più alla promozione, alla serie A2, a quello che è stato fatto. Non possiamo vivere di ricordi. Anche se belli ed emozionanti. Ci confronteremo con il presente e grandi difficoltà.

 

Che squadra avete costruito?

Flessibile e versatile a perimetro e in avvicinamento a canestro. Per “versatilità” non intendo esclusivamente la capacità di “entrare ed uscire“ in più ruoli da parte dei nostri giocatori ma anche la volontà di “pensare” da parte loro ad un nuovo modo di stare in campo. Dovremo essere bravi a trovare sempre risorse nuove.

 

Riesce già a dare una collocazione alla Tezenis dentro al nuovo campionato?

No, mi risulta difficilissimo. Perchè andiamo ad affrontare un torneo di altissimo livello, dove noi arriviamo per ultimi. Ed è proprio per questo che ho detto che dovremo fare uso di grande umiltà. Non perdendo anche la giusta ambizione, ma poi....

 

Cosa?

Non sarà certo una stagione nella quale seguire tabelle. Non ha senso. Non troveremo mai nulla di facile. Come abbiamo fatto la scorsa stagione, diventerà fondamentale mettere un passo davanti all’altro. Non c’è futuro, ma solo il presente. Partita per partita si scriverà la nostra storia.

 

Olimpia e Virtus davanti a tutte

Poi distanti anni luce arrivano le altre Milano e Bologna sono ingiocabili. Ormai hanno quintetti di italiani che senza l’aiuto di stranieri potrebbero vincere partite di serie A. Questo per dire quanto sia alto il livello. Ma poi, non ci sono solo loro. Il livello medio è molto elevato. Verona è attesa sempre da grandi battaglie. Ma questo lo sappiamo. Ed è un piacere esserci.

 

Cosa chiederà ai ragazzi?

Di strappare di nuovo il pass per la A. Stavolta per restarci.

 

Rosselli incarna la Tezenis?

Guido è ideale trait d’union tra presente e passato. L’esempio vivente di quello che siamo e vogliamo continuare ad essere. La sua riconferma riparte proprio da questo concetto.

 

Per lei è una storia nuova?

Tutto cambia. Cambiano le emozioni, cambiano le sfide, cambiano le percezioni. Resta la voglia di superarsi. Quella non manca mai.

 

La scorsa stagione che insegnamento ha lasciato?

Tutto è possibile. A patto di riuscire a stare dentro alla propria dimensione. Abbiamo vissuto un viaggio intenso e irripetibile. Non si è mai persa la traccia. E siamo rimasti in controllo delle nostre emozioni. Arrivando pronti e lucidi al gran finale. Ecco, un’emozione ti deve esaltare, non deve certo afflosciarti. Ma, come ho detto: c’è un presente da vivere ed una nuova storia da scrivere.

Simone Antolini

Suggerimenti