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Intervista al ds della Scaligera Basket

Agostinelli: «Tezenis, zero proclami. Testa bassa e lavoro duro»

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Eugenio Agostinelli, direttore sportivo della Tezenis basket (fotoExpress)
Eugenio Agostinelli, direttore sportivo della Tezenis basket (fotoExpress)
Eugenio Agostinelli, direttore sportivo della Tezenis basket (fotoExpress)
Eugenio Agostinelli, direttore sportivo della Tezenis basket (fotoExpress)

L’attesa a volte aiuta. «E noi abbiamo saputo aspettare». Così Eugenio Agostinelli, nuovo direttore sportivo della Tezenis (la promozione meritata è arrivata poco tempo fa ndr) racconta la strategia scelta per portare a Verona Wayne Selden, uno dei pezzi pregiatissimi della nuova Scaligera. «Ci siamo proposti, ma lui cercava club dal profilo diverso, che puntassero alle coppe. Ci siamo messi in attesa, senza mai uscire dai giochi. E quando ci è capitata una seconda occasione, abbiamo affondato il colpo». Un po' come ha fatto la Tezenis di Ale Ramagli nella serie di finale con Udine.

«Viviamo di presente» ammette Agostinelli, «pensiamo a cogliere l’attimo. Non c’è un domani, c’è solo un oggi. Siamo quelli del: “proclami zero, si lavora duro“. Non vedo altre strade da seguire». Agostinelli ha avuto il grande merito di portare in Italia Karvel Anderson, l’uomo che ha “spaccato“ la serie di finale con Udine. «I meriti vanno sempre condivisi. Se decide tutti insieme, si lavora per un unico obiettivo. Quando Karvel ha messo la tripla che ci ha fatto vincere gara due della finale a Udine (portando la serie sull’1-1 ndr) non ho capito più niente. Tanta, troppa emozione. Sono uscito dalla panchina, ho dato una botta tremenda al cubo dei cambi con la coscia, e per una settimana mi sono trascinato con un ematoma fastidiosissimo. Ma non ho pensato: “che bravo sono stato a scovare Anderson“. No, la gioia è un’emozione da condividere con tutti. Quel tiro, Karvel, l’ha preso di talento, l’ha preso perché alle spalle c’era il lavoro di una squadra, di uno staff tecnico, di uno staff di professionisti che lavorano in silenzio».

Per nulla narciso “Genio“. «Arriviamo per ultimi in A. Mondo diverso rispetto a quello dal quale arriviamo. Concordo pienamente con Ramagli quando dice: umiltà e sofferenza ci devono appartenere. Poi dovrà uscire la giusta ambizione. Il futuro? Se ci diamo un obiettivo troppo distante e i risultati, magari, non arrivano, si rischia di creare da subito inutili ansie. E non ha senso, perché non ci aiuterebbe nel nostro percorso di costruzione e crescita». Quindi? «Quindi, il primo obiettivo è pensare al debutto in campionato, il 2 ottobre, contro Brindisi. Anzi, mi sono spinto anche troppo avanti. Il primo obiettivo è lavorare duro in ritiro a Carisolo per creare il senso di squadra. Il primo appuntamento sarà il 28 agosto, quando ci sarà l’amichevole con Trento. Per il momento, non andiamo oltre».

Il colpo estivo? «Non esiste. Nel senso: tutti sono “il colpo. Perché potenzialmente, a modo loro, tutti possono lasciare il segno. Karvel come Holman, come Selden, come Cappelletti, come gli altri. Anderson quando è sceso in A2 voleva riprendersi subito una massima serie. Non era scontato, un anno fa, ripartisse da noi. Ma, alla fine, ha capito che Verona poteva essere il suo mondo giusto». E la nuova Tezenis, che pelle ha? «La penso come una squadra versatile e unita. Possiamo fare tante cose in campo. Possiamo creare una condivisione importante. Ma adesso si tratta soprattutto di creare coesione. E il ritiro ci aiuterà molto». A livello personale «è stata una stagione fantastica, nella quale si è creato grande affiatamento. E alla fine ci siamo trovati a fare festa. Bellissimo e meritato». Non certo casuale per questa Tezenis che sa sognare..

Simone Antolini

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