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L'INTERVENTO.

Rubavo sorrisi alle educande del «Seghetti»

«Il mio primo derby fu contro il Marzotto, vinse l'Hellas, con gol di Galassini». «Questo è un derby diventato adulto, dunque anche... cattivo»
Una splendida immagine del vecchio Bentegodi, dove il prof. Allegri seguì il suo primo derby, Verona-Marzotto Valdagno 1-0...
Una splendida immagine del vecchio Bentegodi, dove il prof. Allegri seguì il suo primo derby, Verona-Marzotto Valdagno 1-0...
Una splendida immagine del vecchio Bentegodi, dove il prof. Allegri seguì il suo primo derby, Verona-Marzotto Valdagno 1-0...
Una splendida immagine del vecchio Bentegodi, dove il prof. Allegri seguì il suo primo derby, Verona-Marzotto Valdagno 1-0...

Quando "ossari" era il fuorigioco e "faghe pressia" non era ancora il pressing e al vecchio Bentegodi di piazza Cittadella si andava, sì, per la partita, ma anche per rubare qualche sorriso alle educande del Seghetti, i derby a Verona erano quelli con Vicenza, Padova, Treviso, Venezia e pure il Marzotto Valdagno, con il quale ho vissuto il mio primo dal vivo nel '56-'57: pareggio, 1 a 1, dopo il vantaggio delle "strasse" (cosiddette per lo sponsor tessile), ad opera di Attilio Galassini, grazie a quel gol ammesso per sempre nel mio pantheon personale.
Il Verona navigava in quegli anni nella serie B stracciona di quell'Italia umile ma frizzante di vita che si stava risollevando dalla guerra, e i suoi eroi con le scarpe bullonate portavano nomi che solo a pronunciarli assicuravano cimento e fedeltà alla bandiera: Ampelio (Simeoni), Auro (Basiliani), Eliseo (Zerlin), Erasmo (Zamperlini). Per gli avversari, solo sprezzanti accostamenti animali e vegetali: gatti (Vicenza), galline (Padova), radéci (Treviso), pali smarsi (Venezia), e l'immancabile canto di guerra "olio petrolio benzina minerale per battere il Verona ci vuol la Nazionale", che a dire il vero, con adattamenti locali, andava bene anche per Catania, Roma, Lazio e chissà quante altre squadre.
Derby di fuoco, specie quelli con Padova (8 gol tra andata e ritorno nel 1964) e Vicenza (a tutt'oggi 35 a 34 per i gialloblu), derby beffardi (0 a 1 per il Venezia che il 15 dicembre 1963 inaugurava così il nostro nuovo stadio), comunque sempre molto caldi sull'erba, dove ci si menava alla grande, e sugli spalti, dove lo spirito popolare offriva immancabilmente il meglio di sé negli sfottò degli avversari (indimenticabile il 4 a 2 al Vicenza del novembre 2002 con quasi ventimila tifosi che festeggiano miagolando).
Poi, inatteso, è spuntato il Chievo, che i suoi derby li giocava con il Pescantina o il Sommacampagna, e ne ha inventato un altro, assolutamente impronosticabile se non da quel "veronese tuto mato" di Saverio Garonzi geloso per aver perso il suo Verona. Tutto si è deciso negli anni Novanta, con l'implosione dell'Hellas e l'esplosione del Chievo in un saliscendi drammatico o esaltante, secondo i punti di vista, tra serie C, B e A, che ha portato le due squadre ad affrontarsi ben dieci volte.
Gli otto in B sono stati per i veronesi "i derby dello stupore", inattesi, con il tifo, che del derby è tutto, impreparato: stesse maglie, stesse bandiere, opposti tifosi della stessa famiglia o dello stesso bar, l'orgoglio del paesino-quartiere che si ritrova sulla schedina Totocalcio e l'imbarazzo del nobile decaduto che deve pranzare con i servi, ma non ancora con la rivalità carogna del vero derby. A scavare il solco tra le tifoserie provvederanno nei due epici confronti del 2001-02 le mutande di Malesani, inginocchiato in trance davanti alla curva sud e le bombe di Federico Cossato, l'umiliante cattività dell'Hellas nelle serie minori e l'improvvisa notorietà mondiale dei mussi, che, non ancora abbonato di Sky, potevo ammirare sugli schermi di Al Jazeera.
Il derby di oggi è diventato adulto, cioè anche cattivo, come in fondo tutti i derby devono essere e i due fradèi gialloblu hanno pronti i cortèi (metaforici, s'intende e si spera). Sarà comunque lotta dura, come pretendono le due diverse classifiche. Confinati dalla dirigenza Hellas in un fazzoletto di stadio (che bella lezione di civiltà sportiva a tutt'Italia e a beneficio dell'immagine della città sarebbe stato un Bentegodi senza barriere e stewart tra le due tifoserie mescolate assieme in un tripudio di giallo e di blu), i ceoloti sognano il colpaccio che potrebbe rilanciarli e tengono un profilo basso, pronti a colpire e al pernacchio.
"Olio petrolio benzina minerale per battere il Chievo ci vuol la Nazionale": Théréau, Paloschi, Rigoni, o chi altri, datevi da fare. Per parte mia, vi ho prenotato un posto accanto a Galassini.*docente di letteratura
italiana all'Università
degli Studi di Verona

Mario Allegri*

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