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Quando Gigi Campedelli prese tutti in contropiede

IL RICORDO. Vent'anni fa il papà di Luca se ne andò dopo aver indicato la strada da percorrere
È l'uomo che più di tutti ha inciso nella storia della società gialloblù
Il papà di Luca, attuale presidente, assieme all'avv. Righetti, in gioventù  giocatore del Chievo e sempre molto vicino alla società gialloblù
Il papà di Luca, attuale presidente, assieme all'avv. Righetti, in gioventù giocatore del Chievo e sempre molto vicino alla società gialloblù
Il papà di Luca, attuale presidente, assieme all'avv. Righetti, in gioventù  giocatore del Chievo e sempre molto vicino alla società gialloblù
Il papà di Luca, attuale presidente, assieme all'avv. Righetti, in gioventù giocatore del Chievo e sempre molto vicino alla società gialloblù

Il pomeriggio del 15 settembre 1992, un martedì, a Veronello la squadra guidata da carletto De Angelis si preparava all'allenamento. C'è il capitano Maran, ci sono Zanin, Curti, Tamagnini, Cossato, D'angelo, Sala, Antonioli, Gori, Gentilini, Bassani, Volcan, Moretto, Bracaloni, Spatari. Quasi tutta gente che ha voluto lui. La notizia che il presidente è morto raggela lo spogliatoio. I giocatori scoppiano in lacrime. Gigi Campedelli manca alla famiglia, alla squadra, agli sportivi non solo del Chievo che hanno imparato a conoscerlo nonostante la facciata schiva, agli amici del bar Pantalona con i quali parlava di calcio e di altro e con i quali si accompagnava in lunghe passeggiate notturne per le strade del suo "Ceo". Lascia ai figli Piero e Luca l'eredità di condurre l'azienda e, soprattutto al secondo che è più appassionato, il compito di guidare la squadra. E vince un'altra scommessa. Ancora una volta dimostra di aver tracciato la strada giusta; basta restare nel solco. Luigi Campedelli è l'uomo che più di ogni altro incide nella lunga storia del Chievo, portando al professionismo una squadra di paese (seppure stabilmente già ai vertici del calcio dilettantisctico). Molti sorridono alla sua idea di giocare al Bentegodi, di sognare il derby con il Verona (non per antagonismo verso la prima squadra della città, di cui è sincero ammiratore, ma per sana competizione). Finché un giorno le sue ambizioni si incontrano con quelle di Saverio Garonzi, un personaggio che Campedelli ha il merito di riconsegnare al calcio. I due si capiscono subito perché sono complementari uno all'altro. Campedelli pacato, ragionatore, razionale. Garonzi con altrettanto intuito per gli uomini e per le cose ma con manifestazioni più sanguigne. Uno fa da contrappeso all'altro. Lo schivo Campedelli lascia volentieri la ribalta al più estroverso amico. Il patron della Paluani resta defilato anche dopo il tragico incidente che ci priva di don Saverio, offrendo la prima poltrona al nipote Bruno Garonzi. Solo più tardi si deciderà ad assumere lui stesso la presidenza della società. Nella vita come nel calcio Luigi Campedelli si circonda di persone leali, capaci e appassionate. Ascolta il parere di tutti, ma trae le conclusioni da solo. Una volta raggiunta una decisione, nulla gli fa più cambiare idea e mai la sua idea risulta errata. Non ha fretta di veder attuati i progetti. Molti dirigenti si bruciano sull'altare del calcio per l'impazienza di aspettare i frutti del lavoro investito. Campedelli applica invece al calcio la stessa filosofia aziendale: niente risultati senza programmi, niente promozioni con la frenesia, l'improvvisazione, il pressapochismo, la fretta. Studia un progetto e sa attendere anche lungo tempo prima di realizzarlo. Gigi Campedelli nasce a Chievo il 9 luglio 1931. Nella sua vita si avvale sempre e solo delle proprie mani. È affezionato al paese e legato alla sua gente in maniera profonda, anche se ha pudore a manifestarlo. Alla sua porta bussano in tanti e nessuno se ne va senza qualcosa. Crede d'istinto nella persona e d'intuito ne diffida. È parco nei giudizi, ma i suoi giudizi sono inappellabili. Gli interessano i contenuti, non i contorni. Prima che al prestigio bada alla concretezza. È sobrio, quasi spartano. Non si esibisce, esprime sempre con discrezione la sua passione per l'arte e per i valori della cultura. Nel lavoro è esigente e intransigente con se stesso così come con gli altri, rigoroso e meticoloso. È schietto e di parola e non transige di fronte a una scorrettezza. Chi lo tradisce non riesce più a ripristinare i rapporti con lui al di là delle formali relazioni. Nel campo del lavoro privilegia sempre gli amici e la gente di Chievo senza mai vantarsene o rinfacciarlo. Ama la famiglia, poi l'azienda. A parte il calcio, ha poche altre distrazioni. Il suo passatempo sono le visite notturne a Dossobuono per seguire il ciclo di produzione dei pandori. Si lascia avvincere dallo sport, ma non lo antepone mai all'azienda. Ha troppo rispetto per il lavoro e per le aspettative riposte nell'azienda dai dipendenti. La sua azione è sempre sostenuta da autentico senso cristiano. Crede nei pochi altri veri valori della vita: amicizia, altruismo, impegno, rigore, correttezza, discrezione. L'istinto non lo tradisce. Quando Alberto Malesani lo supplica di mandarlo al supercorso di Coverciano, non confonde la sicurezza del tecnico con la presunzione e gli garantisce l'assunzione alla Paluani nel caso dovesse fallire come allenatore e perdesse il posto alla Canon. È dotato di un fiuto eccezionale nell'individuare le strade da percorrere, è curioso e mai prevenuto davanti alle novità. Ambisce a creare una cosa sola tra Verona e Chievo, ma si muove con i piedi di piombo. Acquista una piccolissima quota del Verona da Duilio Lonardi e entra in società «per vedere da dentro». Non ci vede chiaro, non è convinto, resta fermo. L'anno dopo il Verona fallisce. Vorrebbe rilevarlo, non ci riesce, o potrebbe riuscirci se accettasse qualche compromesso. Prevale l'amore delle radici, quello del Chievo. In azienda lo avvantaggia l'umiltà di voler apprendere tutto: non le strategie commerciali, campo nel quale non ha nulla da imparare, ma il ciclo di produzione, dalla manualità alla composizione delle ricette, alle applicazioni tecnologiche e scientifiche. La chiave dei suoi successi è l'abilità di giocare sempre d'anticipo, di sorprendere la concorrenza. Spiazza tutti quando, impostata la volata per la serie B, quel triste pomeriggio di settembre si fa improvvisamente da parte prima del traguardo.

Franco Bottacini

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