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Scuola Verona, consacrazione alla Virtus

Pellacani, che bella favola: un triennale con il Pescara

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Filippo Pellacani ha firmato con il Pescara
Filippo Pellacani ha firmato con il Pescara
Filippo Pellacani ha firmato con il Pescara
Filippo Pellacani ha firmato con il Pescara

Nella casa di Galeone e Zeman, di Leo Junior e Max Allegri. Va Filippo Pellacani, triennale al Pescara, Lega Pro solo all’apparenza per chi dieci anni fa salì in Serie A con Immobile, Insigne e Verratti. Doveva andare Pellacani, chiamata a cui era impossibile non rispondere anche se per lui s’erano fatte sotto anche la Spal e, seppur in tono minore, un altro gigante come il Padova. Doveva andare Pellacani, pure per la Virtus altrimenti è inutile riempirsi la bocca, piccole società comprese, col concetto di sostenibilità se la teoria rimane solo nell’astratto. Plusvalenza bella e buona, passaggi necessari per continuare a vivere con una certa serenità e restare in una certa cerchia nonostante lo status di società di quartiere.

Va Pellacani, a ventiquattro anni al momento giusto per garantirsi un ingaggio e prospettive differenti rispetto a quel che ha avuto. Legittimo, logico, naturale. Alla Virtus un discreto gruzzoletto e una percentuale sulla futura rivenduta più un bonus ulteriore se il Pescara nei prossimi tre campionati andrà in Serie A. Non si sa mai.

 

Evoluzione continua

L’occasione se l’è meritata tutta Pellacani, per tre stagioni in pianta stabile in Serie C al Gavagnin-Nocini vissuti da difensore moderno, in origine centrocampista arretrato a Villafranca dalla mano di Alberto Facci ora proprio alla Virtus nella Primavera. Guarda il campo da qualche metro indietro da un bel po’ di tempo Pellacani, rispetto alle sue origini anche alla Primavera del Verona quando giostrava in mediana e alle sue spalle aveva Casale e Kumbulla. Pellacani ci ha messo un po’ per trovare la via, ma comunque è arrivato a destinazione e ora pure con certi gradi addosso. Con la tavola apparecchiata per mettere alla prova la sua proverbiale consapevolezza, anche in un’altra dimensione. In uno stadio, l’Adriatico, che sa esaltarti e un attimo dopo bastonarti.

 

Onore e oneri

Pellacani raggiungerà oggi il ritiro abruzzese di Palena, per la prima volta fra i grandi dalla parte di chi deve vincere ed accontentare una piazza nobile. Dove chi non fa il 4-3-3 è antico o irrispettoso di quei tempi. Dove vive ancora il mito di Rocco Pagano, tornante di destra per Maldini (parole sue) uno di quelli che più l’hanno messo in difficoltà in quegli anni in cui andare a Pescara voleva dire per tutti correre dei rischi seri. Dove l’anarchico Sliskovic sarà per sempre nel cuore di tutti. Conoscere certe storie l’aiuterà.

 

Farina sua

Il resto dovrà farlo lui, ma il piede educato non gli manca. Necessario là dove la ricerca del bello è conditio sine qua non. Anche se adesso il Pescara viene da tante delusioni e pure di recente s’è cibato di tanto pane duro, ingoiando parecchi bocconi amari. Pellacani, veronese di Vigasio, è un altro di quelli capace di salire di livello con la forza delle proprie mani. Come Nalini, un altro prodotto del Villafranca e poi dalla stessa Virtus. Come Baschirotto, adesso persino in A col Lecce, anche lui capace di emergere dalla polvere senza aver mai attraversato nessun corridoio dorato. Pellacani ha avuto la scuola del Verona, poi è andato per conto suo. Con orgoglio e coraggio, con la Virtus a trainarlo. E Pescara ad attenderlo.

Alessandro De Pietro

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