<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Obiettivo quarti di finale Verona è pronta per Milano

Un attacco di Matey Kaziyski nella sfida contro Modena FOTOEXPRESSIl muro di Verona FOTOEXPRESS
Un attacco di Matey Kaziyski nella sfida contro Modena FOTOEXPRESSIl muro di Verona FOTOEXPRESS
Un attacco di Matey Kaziyski nella sfida contro Modena FOTOEXPRESSIl muro di Verona FOTOEXPRESS
Un attacco di Matey Kaziyski nella sfida contro Modena FOTOEXPRESSIl muro di Verona FOTOEXPRESS

Sono lontani i tempi in cui Verona sognava la semifinale scudetto, se non addirittura la finale. Sembrano passati secoli. Eppure c’è stato un tempo in cui i gialloblù parevano poter salire ai vertici della pallavolo italiana. Ambire alle posizioni di prestigio, giocarsi il tricolore. In questo senso, la stagione 2015-16 è stata la migliore in assoluto del dopo Marmi Lanza: la squadra di Andrea Giani con Baranowicz, Starovic, Sander, Kovacevic, Anzani, Zingel e Pesaresi, dopo essere tornata vittoriosa da Novy Urengoy, in Siberia, dove vinse la Challenge cup, prima storica coppa europea per la pallavolo scaligera, si giocò l’accesso alle semifinali scudetto con Perugia. Aveva finito la regular season al quarto posto, miglior piazzamento in assoluto, e contro gli umbri (i grandi rivali di allora), nella serie al meglio delle cinque gare, si trovava sul 2-2 dopo essere stata sotto 2-0. La bella la giocò subito dopo l’estenuante viaggio di ritorno dalla Russia, un match che rimarrà impresso a vita nella mente dei tifosi. Sotto 2 set a 0, i gialloblù sembravano spacciati, ma risalirono sul 2-2 sciupando però tutto al tie break dove si arresero 15-17 anche per colpa di una svista arbitrale che non rilevò un’invasione di Kaliberda. Ci mancò poco, pochissimo: Verona arrivò davvero vicinissima alla sua prima semifinale tricolore. Fu il suo apice. Dopodiché niente fu più come allora. Nella stagione successiva, dopo cinque sconfitte di fila tra campionato e coppa Italia, arrivò Nikola Grbic al posto di Giani e i gialloblù chiusero la stagione al quinto posto. Così come fecero l’anno seguente. Nel 2018/19 invece arrivarono sesti mentre l’anno scorso, quando venne sospeso il campionato, la squadra, nel frattempo affidata a Radostin Stoytchev, era ottava. Quest’anno ha chiuso nona, il peggior piazzamento dai tempi della Marmi Lanza. Tra due giorni iniziano i play off, Verona disputerà il turno preliminare, vale a dire gli ottavi, contro Milano, un’altra grande delusa della stagione. Milano e Verona sono accomunate da un’annata molto sfortunata tra infortuni e atleti positivi che hanno inciso sulla loro stagione. Di sicuro sotto le attese, specialmente per quanto riguarda l’Allianz, che alla vigilia aveva l’ambizione di ripetere l’ottima stagione dell’anno prima, poi bruscamente interrotta dalla pandemia. Per i gialloblù i sogni di gloria invece si sono un po’ dissolti dopo la partenza di Boyer. Lì si è intuito che la società non avrebbe potuto ambire ad arrivare troppo in alto nonostante l’arrivo del giovane talento Jensen. Del preliminare, questa è la sfida più aperta: il pronostico però premia Milano, squadra un po’ più completa, con una panchina più solida, e più forte al centro, in regia e con Ishikawa, Urnaut e Patry temibili sia in attacco sia in battuta. Il perno di Verona è Kaziyski, l’esito del confronto dipenderà moltissimo dalle sue condizioni. Jaeschke è un top player ma ancora troppo altalenante e se i gialloblù vorranno avere la meglio dovrà andare al massimo. Si parte domenica. •

Marzio Perbellini

Suggerimenti