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Nuovo lutto nel calcio

Addio a Gianluca Vialli, aveva 58 anni: «Il suo esempio vivrà nei nostri cuori»

Si è spento in una clinica a Londra, da cinque anni lottava contro un tumore al pancreas
Gianluca Vialli, 54 anni
Gianluca Vialli, 54 anni
Gianluca Vialli

Nuovo grave lutto nel calcio. È morto in una clinica di Londra Gianluca Vialli. L’ex attaccante di Juve, Sampdoria, Cremonese e capodelegazione della Nazionale azzurra aveva 58 anni e da cinque anni lottava contro un tumore al pancreas. Vialli si è spento in una clinica di Londra dove era ricoverato.

«Il suo esempio vivrà nei nostri cuori»

La famiglia di Vialli ha confermato la morte dell’ex campione con una nota. «Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - fanno sapere -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l’hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori».

 

Fontana: «Un esempio»

«Una preghiera per Gianluca Vialli. Un grande campione, dentro e fuori dal campo, un grande uomo e un esempio. Ci mancherai». Lo scrive su Twitter il Presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

 

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«Ho sperato nel miracolo fino all'ultimo»

«Sono profondamente addolorato. Ho sperato fino all’ultimo che riuscisse a compiere un altro miracolo, eppure mi conforta la certezza che quello che ha fatto per il calcio italiano e la maglia azzurra non sarà mai dimenticato. Senza giri di parole: Gianluca era una splendida persona e lascia un vuoto incolmabile, in Nazionale e in tutti coloro che ne hanno apprezzato le straordinarie qualità umane». Lo ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina.

«Classe, passione ed eleganza»

«Che grande tristezza. È una parte di tutti noi che se ne va oggi. Classe, passione ed eleganza. Come sempre lo abbiamo ammirato». Lo scrive sui suoi social il segretario uscente del Partito Democratico, Enrico Letta, nel giorno della morte di Gianluca Vialli.

Una battaglia lunga e sofferta

Simbolo della favola Samp, ultimo capitano della Juventus ad alzare al cielo la Champions, quell’abbraccio col gemello Mancini sul prato di Wembley a chiudere un cerchio lungo quasi trent’anni. Basterebbero anche queste tre istantanee per riassumere Gianluca Vialli: quell’indesiderato compagno di viaggio se l’è portato via ad appena 58 anni essendo nato il 9 luglio 1964. È stata una lotta lunga e sofferta, sin da quella prima diagnosi ricevuta nel 2017: tumore al pancreas.

Un male che Vialli non nasconde, anzi, ne parla pubblicamente, spiegando che «con il cancro non ci sto facendo una battaglia perché non credo che sarei in grado di vincerla, è un avversario molto più forte di me - aveva raccontato - Il cancro è un compagno di viaggio indesiderato, però non posso farci niente. È salito sul treno con me e io devo andare avanti, viaggiare a testa bassa, senza mollare mai, sperando che un giorno questo ospite indesiderato si stanchi e mi lasci vivere serenamente ancora per tanti anni perché ci sono ancora molte cose che voglio fare».

Lo stop forzato

Ma il cancro non si è stancato. Che la situazione fosse peggiorata lo si era intuito lo scorso 14 dicembre, quando Vialli annunciava di essere costretto a lasciare temporaneamente il suo ruolo di capo delegazione della Nazionale. «Al termine di una lunga e difficoltosa "trattativa" con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi».

«Stradivialli» e i «gemelli del gol»

In quel ruolo lo aveva voluto fortemente il ct Roberto Mancini, amico di una vita. Un rapporto iniziato alla Samp, dove Paolo Mantovani lo porta nel 1984 dalla Cremonese, strappandolo alle big. Nato ala, presto Vialli si trasforma in un centravanti completo: ha tecnica, forza, velocità, fiuto del gol, le sue acrobazie gli varranno il soprannome Stradivialli, copyright Brera. E quella Samp farà meraviglie: sotto la guida di Boskov, in un mix di talento ed esperienza, i "gemelli del gol" Vialli e Mancini portano i blucerchiati a vincere tre coppe Italia, una Coppa delle Coppe e soprattutto uno storico scudetto.

La finale di Wembley in Coppa dei Campioni persa contro il Barcellona nel ’92 la pagina più dolorosa, anche perché l’ultima gara in maglia Samp prima del passaggio alla Juve. I primi anni in bianconero sono difficili, poi con l’arrivo di Lippi la svolta: arriva prima uno scudetto atteso dai tempi di Platini e poi, nel ’96, la Champions che Vialli alza verso il cielo di Roma da capitano, quasi ripagandolo della beffa di quattro anni prima.

Poi l’Inghilterra, pioniere del calcio che verrà, dove si toglie altre soddisfazioni al Chelsea, sia in campo che nella veste di allenatore-giocatore vincendo una Coppa di Lega, una FA Cup, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Ci sarà spazio per un’ultima esperienza da tecnico nel Watford di Elton John prima di intraprendere un altro percorso da opinionista tv.

Gli Europei e l'abbraccio a Wembley

Poi la comparsa del male, la chiamata del Mancio che lo vuole al suo fianco, la splendida cavalcata degli azzurri agli Europei del 2021 terminata in quel lungo abbraccio a Wembley, che li ripaga entrambi non solo della delusione in maglia blucerchiata ma anche di una carriera in Nazionale che aveva riservato loro più dolori che gioie. Quel suo farsi da parte si sperava fosse solo un arrivederci, in attesa magari di un gol in rovesciata che mandasse definitivamente al tappeto il suo male. Ma così non è stato e il calcio italiano è costretto a piangere l’ennesimo campione che va via troppo presto.

 

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