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Legnago

Van Ransbeeck: «Non ci vogliamo fermare. Vedo sorridere di più anche Donati...»

di Alessandro De Pietro
L'intervista al centrocampista del Legnago
Kenneth Van Ransbeeck, centrocampista del Legnago
Kenneth Van Ransbeeck, centrocampista del Legnago
Kenneth Van Ransbeeck, centrocampista del Legnago
Kenneth Van Ransbeeck, centrocampista del Legnago

Lega Pro/LEGNAGO. Dal gol-capolavoro di sabato alla Pro Vercelli al sesto posto del Legnago, passando per i trascorsi alle giovanili dell’Anderlecht e ai mesi con Marco Baroni ai tempi del Benevento.

A tutto campo Kenneth Van Ransbeeck, centrocampista del Legnago di Massimo Donati, martedì sera a RadioVerona in diretta a FuoriGioco.

Kenneth Van Ransbeeck si racconta

«Stiamo vivendo un grande momento, siamo ovviamente contenti ma non sazi. Vogliamo chiudere nel miglior modo possibile la stagione. Il gol di Vercelli? L’ho colpita bene, mi sono ricavato lo spazio, era giusto provarci. Felice che ci abbia spianato la strada verso la vittoria», le prime istantanee di Van Ransbeeck, a Vercelli prima trequartista e poi mediano davanti alla difesa vicino a Diaby.

«Sono nato play, è il ruolo che preferisco ma nel calcio d’oggi non c’è tanta differenza fra il centrocampista e il trequartista. Mi adatto, in base alle esigenze del collettivo», il quadro di Van Ransbeeck, sempre ad assorbire i suggerimenti di un grande interprete del ruolo quale è stato Donati.

«Mi dice soprattutto di giocare semplice», il fermo immagine di Van Ransbeeck, «mi ripete che non serve sempre cercare la giocata risolutiva, quel che in effetti soprattutto in passato provavo spesso. Il colpo che manda l’attaccante in porta, mi ha sempre suggerito il mister, prima o poi arriva». Totale il feeling con Donati, tante volte a giocar le partitelle in allenamento specie quando il Legnago è stato in emergenza. «La palla va dove vuole lui, ancora adesso, lui dice sempre di essere stato soprattutto un giocatore di quantità ma mi pare che sia stato molto di più. Ultimamente», racconta Van Ransbeeck, «lo vedo sorridere più spesso, rispetto ai mesi scorsi, ma quando si deve lavorare diventiamo tutti assai seri. Non solo lui. Questi risultati sono il risultato di tanto lavoro».

Talento anche dell’Anderlecht, la vita calcistica di Van Ransbeeck s’è spostata ben presto in Italia. Fino a Benevento, fino a diventare un giocatore di Marco Baroni. «Era stato Autieri a volermi, poi arrivò lui. Non ero un suo giocatore», ricorda Van Ransbeeck, «in più in quel periodo non ero proprio a posto fisicamente. Ognuno ha preso la sua strada. Baroni è stato promosso col Benevento, io firmai un triennale a Catanzaro. Auguro naturalmente il meglio a Baroni e al Verona. S’è ripreso l’Hellas, ma io lo vedevo assai vivo anche quando non raccoglieva punti. Del calcio belga trasferirei in Italia la tecnica di base. Quella che facciamo all’inizio di ogni allenamento a Legnago. Le prime volte dicevo che quegli esercizi li facevo a sette anni, col tempo ho capito che è giusto farli anche a ventinove. Si migliora sempre nel calcio, come sta facendo tutto il Legnago. Settimana dopo settimana».

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