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La testa ai play off. Nbv deve rinascere per la sfida a Milano

Luca Spirito FOTOEXPRESS
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La sconfitta contro Padova fa suonare un campanello di allarme. Vero che era una partita senza alcuna importanza per la classifica - visto che Verona era già sicura del nono posto e non avrebbe potuto né raggiungere l’ottava posizione, né farsi superare da Ravenna - ma è altrettanto vero che Padova era nella stessa condizione, undicesima senza possibilità di migliorare la propria graduatoria. In pratica era una sfida senza nulla in palio se non la soddisfazione di aggiudicarsi il derby, partita comunque sempre molto sentita. E che Verona ha perso contro il pronostico. Lascia un po’ perplessi che i gialloblù, alla quarta sconfitta di fila, abbiano perso contro due avversarie dietro in classifica e sulla carta inferiori come organico e potenzialità, vale a dire Ravenna e, appunto la Kioene. Due ko che preoccupano in vista del turno preliminare dei play off che Verona giocherà contro Milano. Accedere ai quarti è l’ultimo obiettivo della squadra allenata di Stoytchev dopo che, a inizio stagione, aveva fallito la qualificazione alla Coppa Italia. Uscire subito sarebbe un’altra delusione di un’annata sì funestata dal Covid e da infortuni ma finora non troppo entusiasmante. Anche perché Verona dispone di due posti quattro di altissimo livello come Kaziyski e Jaeschke. Probabile che rispetto alle avversarie alla fine abbia pagato soprattutto la poca incisività dai nove metri. Il punto è sempre quello: nella pallavolo moderna la battuta è il fondamentale più importante per vincere le partite. E infatti quando Verona batte bene, si fa valere, altrimenti entra in crisi, come a Padova dove la fase break non è stata brillante. In squadra ci sono tre battitori al salto spin e quattro al salto float. E nonostante la float possa essere molto insidiosa (domenica Spirito ha fatto 2 ace) in genere è con quella al salto che si scardinano le ricezioni avversarie (vedi Leon) e si concretizza la fase break: per chi riceve la ricezione va in affanno e il cambio palla si inceppa. Mentre per chi batte si alza subito il muro e il contrattacco va a segno. Lo dimostra il fatto, ad esempio, che, contro Padova, il muro di Verona abbia iniziato a funzionare solo nel quarto set (quello vinto 13-25): ne ha messi giù ben cinque, la metà del totale. E proprio nella frazione in cui il servizio ha girato meglio (vedi il contributo di Jensen) sono salite pure per le percentuali in contrattacco, nel quarto al 67% (mentre negli altri non avevano superato il 35%). La battuta sarà dunque l’arma che farà la differenza anche domani nell’ultima gara della regular season, cioè nel recupero della terza giornata di ritorno contro Monza. Gara tostissima se non altro perché il Vero Volley vincendo da tre punti potrebbe scavalcare in classifica sia Vibo sia Piacenza e conquistare il quarto posto. Un traguardo che farà di tutto per ottenere. Verona però non ha nulla da perdere e può giocare a mente sgombera. •

Marzio Perbellini

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