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Jorginho diventa italiano e ora sogna l'azzurro

L'APPUNTAMENTO. Accompagnato dal presidente Giovanni Martinelli, il giovane centrocampista è stato ricevuto dal sindaco Tosi a Palazzo Barbieri. «Sono orgoglioso e molto felice, per me e anche per la mia famiglia Un premio per tutti i sacrifici fatti e le difficoltà superate nella vita»
Jorginho mostra il tricolore davanti all'Arena dopo essere diventato citttadino italiano FOTO EXPRESS
Jorginho mostra il tricolore davanti all'Arena dopo essere diventato citttadino italiano FOTO EXPRESS
Jorginho mostra il tricolore davanti all'Arena dopo essere diventato citttadino italiano FOTO EXPRESS
Jorginho mostra il tricolore davanti all'Arena dopo essere diventato citttadino italiano FOTO EXPRESS

Stringe tra le mani la bandiera tricolore e non può nascondere l'emozione. Jorge Luiz Frello Filho, per tutti «Jorginho», da oggi è un cittadino italiano. Ieri mattina, accompagnato dal vice presidente del Verona Giovanni Martinelli, è stato ricevuto a Palazzo Barbieri per la firma di rito. Grazie a un trisavolo originario di Lusiana, in provincia di Vicenza, Jorginho ha acquisito la nazionalità italiana per «nascita». «Però non chiamatemi Giorgio, preferisco restare Jorginho - ha detto con un bel sorriso dopo la cerimonia -. Sono onorato e orgoglioso per chè ho raggiunto un obiettivo importante. Sono molto felice. Sono diventato italiano e posso pensare anche alla mia famiglia, a mia sorella. Adesso possono diventare italiani anche loro». E così, grazie alle origini vicentine, il baby regista di Mandorlini, è diventato un cittadino italiano. Un altro derby vinto... «Vorrei andare a Lusiana, a vedere la città del mio trisnonno - racconta - fino a poco tempo fa non sapevo dove fosse. Ora mi piacerebbe scoprire le mie origini». Ma il presente di Jorginho è Verona, la maglia dell'Hellas, il legame con i tifosi. «Sono arrivato a Verona e per me è stata una fortuna - ammette il nuovo cittadino italiano - perchè ho incontrato tante difficoltà nella mia vita. Questa è una bella città, accogliente, il sindaco e il Comune mi hanno aiutato tanto». Una vita difficile, una storia fatta di tanti sacrifici, il pallone è diventato un'ancora di salvataggio. «Da piccolino sono cresciuto dormendo con il pallone - continua - anche la mia mamma giocava a calcio, il pallone è sempre stata la mia vita e ora posso continuare a vivere questo sogno». Lo portò in Italia Alessandro De Blasi, l'imprenditore che qualche anno cercò anche di acquistare il Verona. Era in età da Allievi, fu aggregato alla Primavera, iniziò subito ad allenarsi con la prima squadra. I compagni più vecchi giravano al largo da quel «talentino» tutto ossa e pochi muscoli che però sapeva giocare un gran calcio. Tutti capirono che poteva arrivare in alto, aveva qualità e classe, testa sulle spalle e tanta «fame». Riccardo Prisciantelli, allora diesse del Verona, convinse Previdi e il Conte Arvedi e lo mise sotto contratto. Nell'estate del 2010 Gibellini lo mandò in prestito alla Sambo, un anno dopo lo riportò in maglia gialloblù e lo inserì nella rosa della prima squadra. Mister Mandorlini lo ha «plasmato», adesso è un punto di riferimento dell'Hellas. Ora è italiano a tutti gli effetti, potrebbe farci un pensierino anche Prandelli in futuro, adesso potrebbe convincere Devis Mangia tecnico dell'Under 21. «La Nazionale italiana? Sarebbe un onore, un orgoglio per me e per la mia famiglia - conclude Jorginho - un premio perchè ho superato tante difficoltà: le persone pensano che sia facile diventare un calciatore, però non è così semplice. Io ho lasciato la mia famiglia a 13 anni per andare lontano da casa e poi a 15 anni l'ho lasciata di nuovo per andare dall'altra parte del mondo. Arrivare qui mi rende orgoglioso per quello che ho fatto. Ma sulla Nazionale azzurra non voglio crearmi troppe aspettative».

Luca Mantovani

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