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Pechino 2022

I tre medici veronesi «angeli custodi» delle frecce azzurre del ghiaccio e della neve

In senso orario: Micheloni con Ghiotto, Perusi e Zamboni
In senso orario: Micheloni con Ghiotto, Perusi e Zamboni
In senso orario: Micheloni con Ghiotto, Perusi e Zamboni
In senso orario: Micheloni con Ghiotto, Perusi e Zamboni

 Questa volta è completamente diverso. Ma è comunque qualcosa da perderci il sonno, al di là jet lag. Gian Mario Micheloni a 36 anni sta vivendo la sua seconda Olimpiade, come consulente ortopedico della squadra di pattinaggio velocità: in pochi giorni sono arrivati la medaglia di bronzo di Davide Ghiotto e quella d’argento di Francesca Lollobrigida: «È una ragazza che seguo da molti anni, una professionista seria, un carattere vulcanico. Ha avuto una grande maturazione nel tempo: con lei ne vedremo delle belle anche in futuro...». Di Mezzane di Sotto («di Castagnè!», tiene a precisare), buoni trascorsi nel calcio amatoriale della provincia, dopo la specialità a Verona e quattro anni di sevizio a Vicenza, è approdato nel reparto di Ortopedia del Policlinico di Modena: si occupa di chirurgia dell’arto superiore, a stretto contatto con i prof Porcellini, Catani e Tarallo («fondamentale il loro sostegno»). È uno degli «angeli custodi» delle frecce tricolori del ghiaccio: quattro anni fa c’era anche lui nell’abbraccio azzurro che in mondovisione aveva seguito il meraviglioso bronzo di Nicola Tumolero.

 

Gian Mario Micheloni con Enrico Fabris, oro a Torino 2006 e oggi allenatore
Gian Mario Micheloni con Enrico Fabris, oro a Torino 2006 e oggi allenatore

 

Ma i Giochi invernali coreani ora sembrano lontanissimi: a Pechino si vive in una bolla» nella quale sono consentiti solo gli spostamenti dagli hotel (o dal villaggio olimpico) ai campi di gara. E viceversa. «Sicuramente la Cina sta gestendo questo evento con la massima attenzione in termini sanitari: tamponi molecolari tutti i giorni, aerei dedicati con pochissimi passeggeri, corridoi di sicurezza. Questo però si traduce in una difficoltà nelle interazioni tra i vari hotel e i villaggi olimpici. Ci rimette un po’ lo spirito di questa competizione: lo sport è aggregazione. A Pyeongchang», continua, «eravamo tutti nel villaggio olimpico, mentre ora per ragioni di distanziamento la maggior parte degli staff sono negli alberghi». Poi precisa: «Ovviamente questo non scalfisce la grinta e la determinazione degli atleti, loro sanno che nonostante sia l’Olimpiade della pandemia, nella storia rimarrà sempre la prestazione e magari un eventuale medaglia. E la loro emozione si trasmette a noi a bordo pista». A casa a fare il tifo per lui ci sono i genitori, i colleghi e la fidanzata Valentina: «Sono fiero ed onorato di essere alla seconda Olimpiade. Devo ringraziare tutti coloro che lo hanno reso possibile».

 

Francesco Zamboni
Francesco Zamboni

 

Francesco Zamboni si gode invece la sua prima olimpiade. Nato a Verona il 20 aprile 1987, lavora al Centro di medicina dello sport don Calabria di via San Marco nello staff di Roberto Filippini; ha una passione sfrenata per la mountain bike, collaborato con il settore giovanile del Chievo, poi della Fisi ai campionati del Mondo junior e under 23. «Essere a Pechino, per uno come me che si è specializzato in medicina sportiva proprio per seguire gli atleti di alto livello, è il coronamento di un sogno. Vivere qui, fra gli olimpici e olimpionici, nel massimo evento sportivo mi riempie di orgoglio. Ringrazio il dottor Balestreri per avermi dato questa possibilità.» Fidanzato con Francesca Nasone, garantisce che al villaggio olimpico la vita è quasi “monacale”. «I momenti di socialità sono limitatissimi, concessa qualche stretta di mano al massimo: nessuno vuole compromettere quattro anni di preparazione. Pista-villaggio olimpico-pista: questi sono gli unici nostri spostamenti, per cui entrati negativi nella bolla non c'è pericolo di contagio. Per gli svaghi ci sono una palestra, la sala giochi e la mensa dove si brinda con l'acqua, e i momenti in cui festeggiamo le medaglie, l'argento di Federico Pellegrino premiato ieri sera».

 

Francesco Perusi
Francesco Perusi

 

Con il collega Francesco Perusi collabora con lo sci di fondo, salto e la combinata gli hanno chiesto il supporto medico. «Il 18 lascio Pechino con l'unico rammarico di aver visto della Cina solo queste piste di neve. Sono Olimpiadi particolarmente delicate per il Covid, una volta erano momento di aggregazione e l'occasione di visitare il Paese». Perusi invece riabbraccerà la moglie Paola Tomei e i piccoli Cecilia, Beatrice e Lorenzo (di 8, 5 e 3 anni) a fine manifestazione, e almeno si potrà godere la sfilata di chiusura dei Giochi..

 

 

 

IL "COACH" DEI MEDICI

La squadra dei medici veronesi volata a Pechino 2022 ha il suo allenatore nel dottor Filippo Balestreri. Dal 2003 collabora con Fisi (la federazione della neve) e Fisg (ghiaccio) e negli anni ha costruito un team sanitario di collaboratori da Verona: Gianmario Micheloni, Francesco Perusi e Francesco Zamboni, i medici presenti oggi sulle piste di neve e di ghiaccio dei giochi olimpici cinesi. Il dottor Balestreri si è laureato all’Università di Verona, specializzato in Medicina dello Sport, titoli con tanto di lode. Ha collaborato con gli ospedali di Trento e di Negrar, e negli anni ha seguito la Scaligera Basket, la federnuoto, l’Hellas. Con lui a Torino 2006, chiamato dalla Federazione dello sci, era presente anche Federico Schena, il preside di Scienze Motorie dell’Università di Verona che poi ha dovuto ritirarsi per i tanti impegni accademici. «All’inizio seguivo tutto da solo, poi è diventato complicato, ma meglio così», sottolinea Balestreri.

«Tanti atleti, tantissime gare, e la necessità sempre più pressanti di una presenza medica costante e specializzata in ogni campo. Carlo Segattini divenne il medico di riferimento della sezione biathlon nel 2003, e nelle successive edizioni dei Giochi allargammo la nostra squadra, costruendo punti di lavoro, chi per salto, combinata, biathlon e fondo, chi per lo short track, curling, hockey e pattinaggio artistico». Volarono alle Olimpiadi di Pyeongchang, in Corea del Sud, Paolo Cannas, medico della Scaligera Basket, Eugenio Vecchini, medico dell’Hellas esperto in Ortopedia e Traumatologia come Francesco Alberton, e logicamente Segattini. A Beijing 2022 la «rosa» è cambiata, anche perchè partecipare a qualsiasi evento sportivo significa «bruciare» i giorni di ferie. I dottori Perusi e Zamboni si sono legati al fondo dal 2016, Micheloni ha debuttato ai Giochi di Sochi 2014 con la pista lunga, vale a dire il ghiaccio. «Ho cercato di creare uno staff con competenze diverse, infermieristiche, di analisi, nutrizionali, ortopediche con particolare attenzione alla traumatologia», ricorda il dottor Balestreri. «Per gli impegni di lavoro ho dovuto disertare i Giochi di Pechino, ma grazie ad internet stiamo collegati, ci coordiniamo tenendoci aggiornati». Verona è anche la città a cui ha fatto riferimento la campionessa dello sci alpino Sofia Goggia per avere una valutazione sull’infortunio al ginocchio patito durante il supergigante di Coppa del Mondo a Cortina. Si è rivolta al dottor Claudio Zorzi, dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, per poi effettuare il recupero alla Magnitudo Training. «Ogni atleta ha l’ultima parola sul suo infortunio. Io ho piena fiducia nel mio staff, la collaborazione che abbiamo costruito negli anni ci consente di saper affrontare ogni trauma», conclude il dottor Balestreri..

Riccardo Verzè - Anna Perlini

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