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Dopo la vittoria sull'Atalanta

Verona più bello della Dea. Merito di tutti o di qualcuno?

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La gioia dopo la vittoria sull'Atalanta (fotoExpress)
La gioia dopo la vittoria sull'Atalanta (fotoExpress)
La gioia dopo la vittoria sull'Atalanta (fotoExpress)
La gioia dopo la vittoria sull'Atalanta (fotoExpress)

Gli occhi sono lucidi. L’allergia, la Pasquetta e i Butei col «Ciccio al collo e nel cuore», molti dei quali non erano nati quando l’Hellas vinceva lo scudetto al Brumana e poi Barak. L’Angelo biondo, ferito nel primo tempo, che risorge nella ripresa, nel suo giorno. No, non è blasfemia, è vita. Forte, intelligente, bello e padre affettuoso. Tutte le mamme vorrebbero avere un Barak per genero. Caprari e Simeone con Tameze, il «Moro di Verona» in mezzo, che spettacolo. Tanta poesia in uno stadio che porta bene, al punto che Zigoni segnò di destro e Bagnoli finalmente sorrise.

A Bergamo c’è stato tutto. La perfezione dei movimenti, la lucidità di Tudor e quel sorriso ottomano di Gunter, che ha ingannato Piccinini, non quello del «Non va...» ma un giovane arbitro invitato alla festa del Verona. E che fai se t’invitano ad un party? Mica lo rovini. E quel signore vestito d’arancio? No, non era un Hare Krishna, ma Montipò. Lui non ha ancora piedi alla Krol, tanto per restare in tema cromatico, ma con Cataldi arriverà pure lì. San Lorenzo, ha mani grandi. Ci ha provato l’ortodosso Malinovskyi, lui gli ha detto di no. Sarebbe ora che la guerra rimanesse confinata su un campo da calcio. Tutto nel giorno del compleanno di Simone, che aiutò Gesù nel portare la croce.

Il calcio del Verona, lo scriviamo in minuscolo e con grande rispetto, è religione. Antonio, lasciamo perdere i Santi, che di cognome fa Di Gennaro, accidenti, un altro grande personaggio della Chiesa, ha mandato un vocale mentre Caprari e Simeone facevano diventare piccolino Palomino. «Il Verona è la miglior squadra d’Italia» disse Roberto Puliero, proprio quando il Dige lanciò quel senza Dio di Preben, che uccellò la Juve senza una scarpa. E bravo Dige. Che bella serata. Tornando da Bergamo, si è avuta la sensazione di essere nuovamente Campioni d’Italia. Il Verona, quando si accende, sa giocare un calcio europeo. Se l’Atalanta è sembrata l’Hellas di Bagnoli dopo Brema, gran parte del merito va a chi ha costruito questa squadra, oltre naturalmente a chi l’ha assemblata. I presidenti un tempo finivano sul lastrico e non solo, pur di accontentare i tifosi. Oggi la maggior parte, vengono salvati dai soldi delle tv. Essere il numero uno di un club è diventato un lavoro. Setti, con la necessaria esperienza , lo sta facendo molto bene.

 

Il domani

Difficile prevederlo. Quello del Verona può essere semplice o complicato. Un rebus o un quiz? Drupi, un cantante con i capelli di Puyol, leggenda del Barça, cantava: «Rimani, rimani e lascia andare tutto dai...Rimani, domani, se puoi che tu deciderai». Sembrano parole scritte appositamente per Tony D’Amico. In questi giorni vive sull’altalena delle emozioni. Ballano in tanti attorno a lui. Tony è un tipo che sarebbe piaciuto ad un vecchio allenatore del Verona, perchè deve stare acceso sempre e lottare contro qualcosa e qualcuno. D’Amico è quello che ha costruito a caro prezzo questo Verona. Setti lo sa. Lo ha ringraziato pubblicamente ma ora deve trattenerlo. Non è questione di denaro ma di programmi. Costruire il nuovo Verona su Caprari e Simeone. Questo potrebbe valere moltissimo. Lo dice la storia. Lo insegnano i periodi belli con Mascetti in panchina e Sogliano poi. I soldi? Vanno e vengono. Ai tempi di Chiampan era diverso e pure del primo Setti. Pensi che bello presidente, riportare il Verona in Europa. Bergamo l’ha insegnato un’altra volta, i miracoli accadono ancora.

Gianluca Tavellin

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