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L'intervista

Malesani: «La vita è un sogno da coltivare. Baroni? Lo vedrei bene all'Hellas...»

L'ex tecnico del Verona alla vigilia della sfida al Lecce ricorda quanto l'attuale tecnico dei salentini gli faceva da team manager
Albero Malesani con Marco Baroni
Albero Malesani con Marco Baroni
Albero Malesani con Marco Baroni
Albero Malesani con Marco Baroni

I primi passi insieme. Alberto Malesani ha accolto Marco Baroni a braccia aperte. Anno di rinascite dopo l’addio alla serie A. Stagione 2002-2003. Il Verona è appena sceso tra i cadetti, il ricordo della fatal Piacenza è caldo. C’è un terremoto emotivo ad accompagnare la società gialloblù. C’è un Hellas che cerca di asciugarsi le lacrime. E c’è voglia di cancellare tutto per provare a ripartire.
Racconta Malesani: «Pastorello mi disse: Marco Baroni potrebbe venire da noi a fare il team manager». Alle spalle una carriera di buona caratura. E già una prima esperienza da tecnico alla Rondinella e al Montevarchi. 

 

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Malesani, andò diversamente
«Certo, Marco voleva fare l’allenatore, aveva tutto chiaro in testa. E anche a me l’idea sembrava giusta. Iniziammo così un percorso insieme. Era un momento difficile. Avere al fianco una figura come la sua mi fu di aiuto».
Come?
«Marco aveva trascorsi da calciatore di alto livello. Vedeva lungo. In un momento in cui tutti stavamo cercando il modo migliore per ripartire, lui portò stabilità e tranquillità. Non è da tutti. E non è per tutti. La sua serenità mi fu di grande aiuto. Oltre alla competenza tecnica. Poter fare affidamento sulla sua esperienza di campo fu sicuramente importante. Del resto, aveva giocato con Maradona a Napoli. I suoi suggerimenti si rivelarono preziosi. Era un viaggio da condividere, giorno per giorno. E così fu. E la sua presenza fu fondamentale, quella stagione, per portare a casa una salvezza tutt’altro che scontata»
Malesani a Baroni cosa ha trasmesso?
«Beh, questo lo dovete chiedere a lui. Credo nello scambio reciproco delle idee, credo nella possibilità di creare un feeling che vada oltre al campo. Siamo fatti per assorbire. Poi, Marco è andato per la sua strada, ha dato spazio alle sue idee, ha perfezionato il suo calcio. E i risultati credo gli stiano dando ragione».
Lo ha visto giocare il Lecce di Baroni?
«Certo, divertente e produttivo. Ma non mi stupisce. Io l’avevo detto».
Cosa?
«In tempi non sospetti avevo indicato Baroni come un allenatore giusto per il Verona. Ideale per il futuro. E l’idea è sempre la stessa. C’è anche la statistica che aiuta. Se analizziamo, infatti, il percorso degli ultimi anni di Marco in serie B, credo che sia uno degli allenatori che ha raccolto più punti nel suo percorso. E credo che a Lecce il suo progetto di gioco abbia trovato piena realizzazione».

 

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Il calcio di oggi la fa ancora sorridere?
«In tanti hanno cavalcato l’onda del guardiolismo. Il sistema calcio, nella sua proposta, ha subito un rallentamento. La ricerca di qualcosa di nuovo, non sempre porta a qualcosa di nuovo. Guardiola aveva permesso al calcio di fare un passo in avanti. Ma non conta solo lo stile di allenamento ma anche come alleni la tua squadra. E in tanti hanno cercato di scopiazzare l’ultimo innovatore. Ma poi, per avere risultati, serve disporre della materia prima. Uomini, talento, predisposizione, qualità».
Malesani lei vorrebbe rinascere Malesani?
«Ho seguito la mia visione. L’ho sempre fatto».
Anche andando controcorrente
«Ecco, esce sempre ’sta storia del Malesani controcorrente. Io la vedo diversamente. Non ho mai pensato di “andare contro“. Ma mi sono sempre fatto ispirare dai miei sogni. E i sogni sono la parte più bella della vita, in qualsiasi campo. Mi piacerebbe mi dicessero: Malesani, ma qual era il suo obiettivo? La risposta è: coltivare il sogno, tenerlo vivo, proteggerlo, non abbandonarlo mai. E penso di avere fatto proprio questo nella mia vita. O almeno: ci ho provato».

Simone Antolini
simone.antolini@larena.it

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