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Verona, l’anima adesso c’è Bisogna solo accelerare

Ceccherini in azione  Difesa promossa nonostante il ko. Qui tocca a Dzeko non trovare spazio
Ceccherini in azione Difesa promossa nonostante il ko. Qui tocca a Dzeko non trovare spazio
Ceccherini in azione  Difesa promossa nonostante il ko. Qui tocca a Dzeko non trovare spazio
Ceccherini in azione Difesa promossa nonostante il ko. Qui tocca a Dzeko non trovare spazio

Subito le cose positive. E sì, perchè, comunque al Meazza qualcosa si è visto. Certo sarebbe stato importante tornare a casa con un punto ma la prestazione per quello che passa oggi il convento c’è stata. Innanzitutto una buona condizione atletica globale. Si vede che i gialloblù hanno lavorato e molto durante la lunga sosta. In questo contesto si inserisce un altro ragionamento. Attualmente il Verona ci crede. Ha un’anima psicologica e tattica. Chiaro le individualità sono quelle che sono ma soprattutto risentono del pesante fardello dei mesi scorsi. La squadra non si arrende facilmente e crede nella salvezza. Subire gol dopo neppure tre minuti di gioco a San Siro poteva essere il preludio di una goleada ed invece l’Hellas ha stretto i denti ed ha tenuto in apprensione l’Inter sino alla fine. Per carità, Onana non ha dovuto certo fare gli straordinari ma l’atteggiamento del gruppo è piaciuto. Manifesto di una ritrovata solidità difensiva, due gol al passivo in tre gare, è senza dubbio Isak Hien. Spiace perchè l’Hellas avrebbe ancora bisogno di Gunter ma lo svedese rispetto al turco è più moderno. Sa andare a prendere l’uomo anche lontano dall’area di rigore senza per questo creare scompensi al reparto. Lautaro ha avuto più fortuna che anima nell’occasione del gol con la palla che dopo un flipper clamoroso ha trovato il suo sinistro e non il contrario. Proseguendo con i singoli c’è da santificare l’ennesima prova di Djuric.Un vero e proprio «animale» dotato di spondismo acuto sia di testa che con i piedi. Avesse avuto due mezz’ali degni di questo nome forse l’Hellas non avrebbe perso al Meazza. Cosa non va Diciamo subito una cosa, Lazovic è stato fenomenale con la Cremonese ma tra vederlo in fascia a destra o sinistra ed osservalo in mezzo, c’è una bella differenza. Lui ha bisogno di puntare l’uomo. Fatica quando viene aggredito in mezzo. E poi c’è Kallon. Il ragazzotto della Sierra Leone in quanto ad impegno non è secondo a nessuno. Solo che il calcio non è corsa e sacrificio, soprattutto per una mezza o seconda punta. «Le moment est important», raccontavano i francesi. Del resto c’è l’ha sempre ripetuto Roberto Tricella, il libero dello scudetto. Nel calcio conta avere tempismo. Purtroppo pure a Milano, Kallon, con lo specchio aperto dei sedici metri nerazzurri invece di crossare il pallone, effettuava sempre un tocco in più. Sono quelle frazioni di secondo che significano tutto per un attaccante. Rubare il tempo. Insomma Kallon è troppo prevedibile. Anche Ilic dovrebbe dare molto di più. In crescita senza dubbio il talentino serbo che però latita dal punto di vista della personalità e della visione. Troppo giovane? Certo. Chi ha seguito con attenzione la gara avrà notato i due tagli secchi senza guardare di Veloso quand’è entrato. D’accordo si era sul finire dell’incontro e tutto poteva sembrare più agevole ma è la testa che fa la differenza. Ilic andrà al Toro? Se dev’essere che sia subito dopo il Lecce senza attendere oltre, per il bene della squadra. Attacco spuntato Ritrovare una certa solidità è stato importante, anche se si è sacrificato molto davanti. Già detto di Djuric, si è rivisto Lasagna. Zaffaroni ha gettato nella mischia pure Piccoli, ancora però acerbo. Stiamo parlando poi di ragazzi che non hanno mai avuto particolare confidenza col gol. A questo dovrà pensarci Sogliano. In arrivo le solite scommesse oppure punte col vizio del gol? Sistemata la difesa e quasi il centrocampo ora tocca all’attacco. Occorre sbrigarsi però.•.

Gianluca Tavellin

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