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Il ricordo

Due anni senza Ciccio Mascetti. Girardi: «Pura classe. Corretto in campo e fuori»

di Gianluca Tavellin
I due anni dalla scomparsa di Emiliano Mascetti coincidono con Verona-Genoa, sfide nelle quali «Ciccio» segnò quattro reti. Parla il portiere veronese di quel Genoa
Ciccio Mascetti, 232 presenze in serie A e 35 gol con la maglia gialloblù: un doppio bellissimo primato
Ciccio Mascetti, 232 presenze in serie A e 35 gol con la maglia gialloblù: un doppio bellissimo primato
EMILIANO MASCETTI

Due anni senza Emiliano Mascetti. Oggi è una domenica triste per chi lo ha amato. Poi cominci a pensare.

È domenica e chi arriva al Bentegodi? Il Genoa. D’accordo non è più la squadra di Damiani, Onofri o Arcoleo e la maglia blu e gialla numero 8, è sulle spalle di Lazovic. Ragazzo serio, merita quel numero. Però il sorriso c’è ugualmente.

Pensi a quel figo con le Superga ai piedi e l’immancabile giro di esterno per evitare la marcatura avversaria. Coincidenze del calcio. Due volte due a due contro i rossoblù in quella stagione 1977/’78. Mascetti aveva preso di mira il Vecchio Grifone. Ben 4 delle sue 9 reti realizzate in quel campionato, furono rifilate ai rossoblù.

«Mi imbarazzo a parlare del Ciccio» racconta con un filo di tristezza Sergio Girardi a lungo portiere di quel Genoa. «Era corretto in campo e fuori. Aveva equilibrio ma voleva vincere. Quel gol me lo sogno ancora. Lui che dribbla Onofri e me la mette all’incrocio. Pura classe».


Mascetti in gol al Bentegodi contro il Genoa

Quella rete a Marassi contro un Genoa che in quel periodo guidava addirittura la classifica di serie A, di fatto ne ha sempre oscurato un altro gol, altrettanto magnifico. Ovvero la girata per il 2 a 2 in casa.

«Esatto» ricorda Girardi, «io non giocavo quella partita, c’era Claudio Tacconi in porta». Cross di Busatta, che come cantavano le Brigate Gialloblu, scendeva sulla fascia lateral.

E Ciccio che ti fa nell’acquitrino del Bentegodi? Stoppa di petto il pallone e prima che arrivi la zampata di Silipo e la sfera tocchi terra, al volo la manda sul palo interno e segna così un’altra rete fondamentale per la salvezza dei gialloblù. «Ciccio aveva quei colpi» prosegue Girardi, «era un centrocampista moderno, andava dentro. Forte di testa e col senso del gol. Mi ha segnato tanto ma un rigore o due credo di averglieli parati. Era un campione. Non diventi la bandiera di quel Verona sempre in A e non giochi del Torino pre-scudetto se non ha i numeri. Lo ricordo» prosegue Girardi 182 partite nel Genoa, «come dirigente. Per un anno allenai i portieri del Verona e c’era Maddè con me. Lui nelle riunioni con l’immancabile sigaretta era sempre pacato ma determinato. Un grande in campo e fuori». 

Perchè Girardi non ha mai giocato nel Verona? «Io mi allenavo con l’Azzurra quand’ero ragazzino in Borgo Roma e Tavellin, che aveva la responsabilità della De Martino all’epoca, fece di tutto per prendermi ma mi avevano già ceduto al Genoa.

Come finisce oggi? Chi ha più bisogno di punti è il Verona, quindi...». Ecco il calcio che non c’è più, come il Bentegodi inzuppato con la segatura alle porte e sull’out vicino alle parterre Est. Ecco Zigo con lo spacco nei pantaloncini bianchi e la maglia a maniche lunghe arrotolata sui bicipiti. Ecco Paolo Arcella della Rai, che con signorilità declama: «Mascetti si guadagna al qualifica di cannoniere anti-Genoa...».

Caro Ciccio siamo stati felici, quindi oggi giubbetto, jeans, ginnica, ray-ban e sigaretta tra le dita. In tribuna ci sei anche tu. 

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