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Tudor «ritorna» in difesa Troppi i gol subiti dal Verona

Gondo calcia indisturbato nel cuore dell’area di rigore gialloblù. Una delle tante segnature incassate evitabili  FOTOEXPRESS
Gondo calcia indisturbato nel cuore dell’area di rigore gialloblù. Una delle tante segnature incassate evitabili FOTOEXPRESS
Gondo calcia indisturbato nel cuore dell’area di rigore gialloblù. Una delle tante segnature incassate evitabili  FOTOEXPRESS
Gondo calcia indisturbato nel cuore dell’area di rigore gialloblù. Una delle tante segnature incassate evitabili FOTOEXPRESS

Tudor vuole chiudere la porta. Proprio così. Anche nella sua gestione come nella precedente di Di Francesco, sono troppe le reti al passivo. Sistemato l’attacco, otto gol in tre incontri, questa settimana ha lavorato moltissimo sulle palle inattive ed i movimenti uomo contro uomo. Per avere un quadro più completo della situazione in casa gialloblù, abbiamo chiesto spiegazioni ad alcuni difensori centrali di varie epoche. Il cambio di guida Capitan Maietta, fresco di diploma da diesse e centrale gialloblù fino al 2014. «Siamo ancora in una fase di transizione» racconta Mimmo, «il passaggio dal calcio di Di Francesco a quello di Tudor dev’essere assorbito. Il nuovo mister esprime un gioco più vicino a quello di Juric, serve tempo. Ho visto tutte le partite del Verona e sono felice che la squadra si sia ripresa alla grande. Dawidowicz e gli altri sono sempre gli stessi. Sì, è partito Lovato, ma è arrivato Sutalo. Non penso sia un problema individuale. Bisogna avere maggior cattiveria negli ultimi minuti di partita. In questo periodo tutti sono un po’ allegri. Prendete le difese di Cagliari e Bologna. Quest’ultimo, compresa la Coppa Italia, mi pare abbia subito 19 gol. Io sono ottimista». Il 57% dei punti avversari incassati dell’Hellas arrivano dopo il trentesimo del secondo tempo. Gigi Apolloni, un Mondiale a Usa ’94, colonna del Parma e per due stagioni baluardo gialloblù. sintetizza così. «Non credo ci siano errori specifici» racconta l’ex stopper, «ho fatto anche l’allenatore e queste cose sono sempre accadute. O chi subiva gol sempre nei primi minuti o nel finale. Le cause vanno ricercate nella preparazione atletica che poi sfocia nell’abbassamento della concentrazione. In quel momento bisogna sopperire con la testa. Trovare le energie per essere lucidi». Zona allegra Apolloni va al cuore del problema di tanti e non solo dell’Hellas. «Difendere a zona» dice, «non significa star lì fermi nella propria mattonella. Bisogna marcare l’uomo. Ecco perchè vedo tanti gol su angolo. Meglio dare un occhio all’avversario e non solo alla palla». La serie A con il Verona, Celeste Pin, l’ha vista solo in un campionato: 1991/’92. «Se avessimo avuto Stojkovic e Raducioiu avesse segnato, non saremo andati in B» sorride il centralone, oggi opinionista a Firenze. «Intanto» racconta, «sono molto felice per Kalinic e Simeone. Due ragazzi fortissimi. Ora tocca a Tudor dare equilibrio alla squadra». Poco tempo Pin non ha dubbi. «Ci riuscirà perchè per me lui è un buon tecnico. Ha la fame giusta e sta ricalcando le orme di Juric, anche se il suo calcio è un po’ diverso. Gli errori che ho visto sono frutto, a mio avviso, del poco tempo che il mister ha avuto a disposizione. Tre gare con due trasferte in sei giorni, sono devastanti. Soprattutto quando si cambia l’allenatore». Celeste, viso d’angelo ma legnata pronta, fa un discorso più generale. «E poi» racconta, «non ho visto grande protezione da parte dei centrocampisti alla difesa. Il Verona con Amrabat e Veloso filtrava di più. In mezzo c’è da trovare un nuovo equilibrio. Quando sarà si eviteranno anche i falli inutili dalla trequarti o i corner contro. Sarà tutto molto diverso». Pin si lancia pure in una previsione. «Penso che l’Hellas non abbia problemi a salvarsi» precisa, «sistemata la fase difensiva con i movimenti giusti da parte degli esterni e dei due di metà campo, uscirà anche dalla lotta per non retrocedere. Chi ha un potenziale davanti così forte? Kalinic, Lasagna, Simeone, Caprari e Barak. Questi insieme valgono almeno 30 reti». Sentire l’uomo Il telefono squilla a due passi dal Lago di Como. Lì sta passeggiando lo «stopperone» dello scudetto. Silvano Fontolan, che segnò pure un gol storico a Firenze. «Sto tornando dallo stadio a casa». Ammette di aver visto poco il Verona soprattutto all’inizio però col Genoa c’era, in salotto di casa sua ma c’era. «Mi è dispiaciuto, perchè ormai era fatta» racconta il “Fonto“, «per me sono cali di concentrazione. I difensori oggi giorno hanno tutti un grande difetto. Noi eravamo ossessivi. Un occhio alla palla e un occhio all’attaccante. D’accordo il calcio è cambiato, però ricordatevi che non farai mai gol la zona ma l’uomo». Ride Fontolan, esprimendo un concetto che è andato un po’ perduto. «Mi dicono che difendono a zona, va bene ma l’uomo nei sedici metri lo devi marcare. Di chi era Destro?». E poi chiude con un consiglio che sembra banale ma in realtà non lo è. «L’allenatore prima di andare in campo deve dare un obiettivo al Verona. Non subiamo gol e ripeterlo tanto nell’ultimo quarto d’ora». Pratico Fontolan che vede una squadra in forte crescita. «Ne sono convinto. Non è mai facile cambiare il mister. Tudor è partito bene».•.

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