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Al Bentegodi Hellas-Udinese

Tudor non svela il Verona: «So chi farò giocare ma lo tengo per me»

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Oggi l'Hellas Verona sfida l'Udinese (fotoExpress)
Oggi l'Hellas Verona sfida l'Udinese (fotoExpress)
Oggi l'Hellas Verona sfida l'Udinese (fotoExpress)
Oggi l'Hellas Verona sfida l'Udinese (fotoExpress)

Puntuale come al solito. Igor Tudor non ha fretta ma non si sofferma più di tanto con la stampa. A vederlo pare che abbia già idee molto chiare. Oggi l'Hellas è in campo alle 15 al Bentegodi contro l'Udinese. Innanzitutto la carica è notevole. C’è tutta la volontà di avvicinarsi sensibilmente a quota quaranta punti. Via mister, tutto d’un fiato a rispondere.

 

Caprari e Faraoni, in campo?

Si sono allenati con noi negli ultimi due giorni. Vediamo se farli giocare o no.

 

Da cosa dipende?

Ho già deciso, ma lo tengo per me.

 

La partenza di Kalinic apre le porte a Cancellieri?

Apre le porte a tutti. Matteo ha trovato poco spazio perché gli altri erano più bravi. Ma c'è un uomo in meno davanti, e tutti devono provare ad approfittarne. Cancellieri deve crescere ancora. Fare meglio in allenamento e negli spazi che gli verranno concessi. Lui è un giocatore di grande prospettiva ma deve dare di più.

 

Come affrontare l’Udinese?

Hanno le loro caratteristiche da anni. Concedono poco, servirà attenzione e bisognerà fare bene. Per creare occasioni devi fare le cose per bene, difendono con molti uomini e tante volte bassi. Aspettano solo il tuo errore.

 

Ha ritrovato Hongla ed è tornato in gruppo Frabotta. Cosa possono dare, insieme ai nuovi?

Frabotta non verrà convocato, ha fatto questa settimana con noi e si è caricato abbastanza, anche se non si è fatto male. Hongla sarà in panchina, mi aspetto ci dia una grande mano in queste ultime partite.

 

Cosa significa recuperare Simeone?

Ha fatto cose importanti quest'anno. Ho parlato con lui tante volte, deve solo pensare a giocare e fare le cose che abbiamo preparato, cercando di esprimersi al meglio. L'ho visto bene, è voglioso e motivato. Anche se non fa gol, è sempre là.

 

Avete lavorato sulle palle inattive?

Sì, è importante. Hanno giocatori alti e grossi. I calci piazzati fanno parte della partita: a volte decidono, altre no.

 

Praszelik dall’inizio?

Potrebbe succedere. C'è anche Bessa.

 

Si aspettava questo impatto da parte di Cioffi?

Non lo conosco bene, non posso valutare. Ma ho visto un calcio che l'Udinese fa da dieci anni. Lui si è adattato a questo calcio.

 

Retsos appare in ritardo. È normale?

Sta crescendo in questo sistema. Gli deve entrare questa cosa sotto pelle, altrimenti domenica rischi di sbagliare. Lui giocava a zona, zona pura. Ci vogliono un po' di settimane per stampare questa cosa nel cervello dei giocatori. Lui e Praszelik stanno crescendo da questo punto di vista.

 

Da cosa nasce l'addio di Magnani?

È stata una scelta condivisa, studiata attentamente dallo staff e dal direttore. È un giocatore forte, che mi piace, ma secondo me abbiamo fatto bene.

 

Cancellieri è rimasto anche per l'addio di Kalinic?

Sì, anche per questo, per provare a giocarsela e trovare più spazio. Poi tocca sempre al giocatore instillare dei dubbi nell'allenatore.

 

Quando ha adottato il doppio regista, cosa le è piaciuto e cosa no?

Vuol dire che Tameze non è un regista, o che ha meno qualità? Penso che Adrien sia uno dei migliori giocatori della rosa. Su quelle due posizioni ho tre titolari: quando uno sta fuori sento che non è giusto, ma devo scegliere. È un tema molto interessante: quando giochi con tre difensori dietro, ci sta giocare con due mediani più di qualità. Veloso fa 11 km a partita, Ivan ancora di più: non è che mettiamo due che camminano... Sono due martelli, due “cattivi“. Tameze lo è ancora di più, ma non è che gli altri due non lo siano. Quando faccio questa scelta è perché credo che guadagniamo più di quello che perdiamo. Tameze ha fatto bene anche quando è andato avanti, a Torino ha fatto una buona gara sulla trequarti. Quando la Juve decide di vincere e di non prendere gol dipende da loro, non dall'altra squadra. Loro ci hanno affrontato come fosse una finale di Champions, ci hanno affrontato a mille.

Gianluca Tavellin

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