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I due tecnici croati

Tudor-Juric, amici e rivali: stesso spirito ma adesso l'Hellas corre di più

Un rendez-vous al Bentegodi (sabato alle 18), tra due vecchi amici che hanno scritto e stanno scrivendo pagine bellissime della storia del Verona. Tudor e Juric, due croati di Spalato che si conoscono dai tempi dell’Hajduk. Metà anni novanta, gli inizi delle loro carriere da calciatori che, poi, presero strade differenti per incrociarsi nuovamente in Italia. Bandiera di Crotone e Genoa Ivan, che non si negò un’esperienza pure in Spagna negli anni precedenti. Subito baluardo della Juventus, con la quale vinse pure due Scudetti, Igor.

 

 

 

Appena tre anni di differenza tra Juric e Tudor, pure le prime esperienze in panchina sono quasi parallele. Storico vice di Gasperini tra Genoa, Inter e Palermo, prima di camminare con le proprie gambe senza però mai tagliare il legame affettivo e tattico col maestro, Ivan. Esperienze internazionali, a partire proprio dall’Hajduk, tra Grecia e Turchia, condite pure da collaborazioni di prestigio con Nazionale croata e Juventus, per Igor che sulla panchina dell’Udinese si è fatto conoscere come tecnico pure in Serie A.

Poi, l’ennesimo incrocio con l’approdo a Verona. Nessuno li voleva, né Juric, né Tudor. Ora, tutti li acclamano. Allenatori di moda perché giovani, bravi e coraggiosi. Gente che s’è fatta amare dal popolo dell’Hellas per il loro calcio bello e sfacciato, capace di rilanciare il Verona là dove non si osava dai tempi dei record se non prima ancora. Certo, la separazione tra Juric ed il club di Setti s’è consumata malamente, tra messaggi a mezzo stampa e poche rassicurazioni ai tifosi che, in gran parte, non hanno perdonato. «Mi sono comportato da str…o», aveva ammesso dopo la partita d’andata Ivan commentando il suo addio al Verona. Ecco, questa, probabilmente, è una delle più grandi differenze che passa tra i due. Sempre schietto, diretto, senza filtri, al limite della polemica. Juric non è mai stato banale nelle sue dichiarazioni. Anzi, ha abituato la piazza a spingersi sempre più in là, mettendo pubblicamente il club davanti alle proprie responsabilità e palesando senza pudore sia le carenze strutturali che quelle tecniche. A qualcuno, alla lunga, la cosa non è andata giù.

Diametralmente opposto Tudor nella sua dialettica. Sempre misurato, mai troppo sopra le righe. A difendere società e giocatori davanti ai microfoni senza mai entrare nel merito delle operazioni di calciomercato. Uomo azienda senza risultare un lacchè, positivo nelle sue affermazioni e composto nei confronti di Setti. Caratteri differenti ma, assicurano Veloso e compagni, stessa martellante passione maniacale durante gli allenamenti. Non si molla mai, con Tudor neppure dopo aver raggiunto l’obiettivo salvezza. I risultati di entrambi, sono sotto gli occhi di tutti.

Hellas sorpresa del campionato, prima, e certezza, poi. Una realtà da parte sinistra della classifica, capace di creare valore assieme all’operato di Tony D’Amico. Il ds delle meraviglie che, guarda caso, si è trovato bene con entrambi. Amrabat, Rrahmani, Faraoni, Lazovic, Tameze, Caprari, Simeone, Barak, Ilic, tutti a ringraziare l’operato di Ivan ed Igor che li hanno rivitalizzati, forgiati e rilanciati rimpinguando, in molti casi, le casse gialloblu. L’uno ha saputo sfruttare il lavoro dell’altro. Se Juric ha scavato il solco per la strada nuova, Tudor ha completato l’opera.

Difesa top, prima, attacco top, poi. E, per top, si intende a livello di serie A e pure europeo. Ormai ci siamo così abituati ai grandi numeri degli ultimi tre anni che, quasi sembrano scontati. E, invece, no. Perché salvarsi il primo anno non era scontato, figurarsi centrare le coppe da neopromossi se non si fosse messa di traverso la pandemia. Non era neppure facile ripetersi l’anno dopo, con il mercato estivo a privarti dei big. Per non parlare di questa stagione, partita male e finita a suon di record da un uomo che, senza staff e senza pretese, ha mandato in orbita l’Hellas. Resta solamente un unico aspetto da chiarire in questo confronto tra Ivan ed Igor. Anche Tudor lascerà come l’amico Juric, o sarà pronto a rimettersi in gioco nuovamente sulla panchina gialloblu?

 

 

Davide Cailotto

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