<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
Il pari al Bentegodi

Tudor: «Con la Samp una lezione che ci aiuta. Non serve specchiarsi»

.
Igor Tudor (fotoExpress)
Igor Tudor (fotoExpress)
Igor Tudor (fotoExpress)
Igor Tudor (fotoExpress)

La notte più buia porta con sé anche numeri felici. Chissà se aiuteranno Igor Tudor a sbollire la rabbia dopo 90’ di attese, palle scivolate via lente e di errori che non sono da Hellas. Ma ci sono anche queste serate, che nascono male. Ma non finiscono peggio. Perché poi spunta Caprari e il pari rende meno amara una serata che è sembrata essere stata distante anni luci da quanto visto a Bergamo.

Ma, di numeri felici parlavamo. Il pari di ieri con la Sampdoria ha permesso al Verona di Tudor di strappare il 25° punto del ritorno. Uno in più dell’andata. In controtendenza all’Hellas degli ultimi anni. Che tanto correva nelle prime parte del torneo, per poi andare a spegnersi dopo il giro di boa. In più, toccata quota 49 punti, Tudor ha eguagliato il miglior campionato di Ivan Juric a Verona. Pure questo un dato che non può passare inosservato.

Numeri, certo, che tanto dicono, però, sul percorso iniziato e portato avanti da Igor all’Hellas. Per questo il pareggio di ieri con un Verona visto in tono minore, porta con se rammarico. E una certe frustrazione. Perché questo Verona sa essere bello, bellissimo, avvolgente, disarmante. Ti ama e si fa amare. E quando viene a mancare, vive la solitudine del naufrago. Tudor è stato lucidissimo nel raccontare la partita: «Siamo entrati bene nella gara. Ma i ragazzi hanno iniziato a pensare che era troppo facile. Ci siamo adeguati a loro. E si è perso il ritmo. Me la sentivo. E quando sono arrivati per la prima volta nella nostra area, è arrivato il rigore che ha cambiato la partita. In serie A va così, non ti puoi mai specchiare in te stesso. Non ti puoi permettere di farlo. E la nostra partita si è fatta in salita».

Il Verona è andato sotto. Ha trovato un muro di gomma, poca ispirazione ed un rebus complicato da risolvere. «Perché poi si fa fatica, si perde lucidità. C’era un po’ di stanchezza. C’erano troppi ragazzi sotto tono. A Bergamo avevamo speso tanto. E magari, anche qualche elogio di troppo non ci h aiutato». Ma è arrivata la ripresa, il lampo di Caprari. «La reazione c’è stata» racconta ancora Tudor. «E credo che la rete sia la conseguenza della reazione avuta dai ragazzi. Il pareggio è meritato».

Poi si va sui numeri. I 54 di Mandorlini? «Un mini obiettivo. Il nostro obiettivo era salvarsi. Se arriva il record ne saremo tutti felici. Ma non è la priorità. Le nostre priorità erano ben chiare all’inizio». Juric però è eguagliato. «I dati sono conseguenza del lavoro. Stiamo facendo una grande annata». Poi, se qualcosa non va come deve andare... «faccio fatica a criticare i miei giocatori anche dopo una gara sotto tono come questa, dove in tanti non mi sono piaciuti. Ci sta nell’annata». Si è perso molto tempo. E questo ha infastidito Igor. «Se si mette il tempo effettivo nel calcio, si cambia il calcio. Toglie la tensione, togli le arrabbiature dei tifosi. Loro, dal primo secondo volevano perdere tempo. Una cosa pazzesca. Quest’anno ho affrontato quattro cinque gare di questo tipo. Vanno affrontate anche queste situazioni». Ultima riflessione: «La qualità ti risolve i problemi. Quando siamo al top possiamo rendere la vita difficile a tutti. Ma quando non siamo avvelenati, diventa difficile fare tutto»..

Simone Antolini

Suggerimenti