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Hellas

Setti tocca quota 250: scalate, cadute, imprese e il «grande amore» Jorginho

Maurizio Setti
Maurizio Setti
Maurizio Setti
Maurizio Setti

Dieci anni da presidente dell’Hellas. Duecentocinquanta partite (con quella di oggi) a vivere di Verona. Storia di Maurizio Setti. Amato, odiato, capito, ignorato, osannato, criticato. Divide l’imprenditore di Carpi. Lui si affida ai numeri. E, a distanza di dieci anni, può dire di avere mantenuto la promessa. Era il 23 giugno 2012, giorno del passaggio di consegne con l’indimenticato Giovanni Martinelli. «Porterò in alto il Verona» disse in conferenza stampa Setti.

Prima mossa: confermare Andrea Mandorlini. Primo risultato: la promozione in serie A dopo undici anni di attesa. Setti arrivava dall’esperienza bolognese e subito fece capire di ispirarsi al modello Barcellona. «La pressione della piazza sarà forte. Ma per noi questo sarà uno stimolo in più». In dieci stagioni da presidente, Setti ha ottenuto tre promozioni, due retrocessioni tra i cadetti. Ma soprattutto ha vissuto (con quello in corso) sette viaggi nel massimo campionato italiano. La forza del club è stata quella di cadere e ripartire. Trovando, dopo due retrocessioni difficili, la via giusta per risalire subito. Esaltanti i primi due tornei di A con Mandorlini. Stesso discorso vale per il biennio di Juric. E anche questa stagione, sotto la reggenza Tudor, ha consegnato un Hellas combattivo e di buona qualità.

Lontano dalle angustie della lotta per non retrocedere. Setti si è regalato giocatori iconici. C’è chi ha sfondato, chi ha lasciato traccia, chi è passato veloce. Jorginho, stella del Chelsea e fresco campione d’Europa con l’Italia, è stato forse uno dei più amati dal presidente. Che in un’intervista recente ha avuto modo di confermare il suo feeling con l’italo brasiliano: «Ho comprato l’Hellas per Jorginho». Luca Toni ha trovato a Verona una terza giovinezza. Giampaolo Pazzini è diventato figlio del popolo. Rafa Marquez e Saviola, magari, non hanno lasciato il segno.

Ma Verona si è regalata una dimensione perduta per troppo a lungo. La prima da presidente di Setti a Chiavari, gara di Coppa Italia vinta contro l’Entella il 12 agosto 2012. Di Rivas e Juanito le prime reti. Poi l’esordio anche nel campionato cadetto. Con pari a Modena e rete di Bacinovic. Setti ha provato «un’emozione fortissima il giorno della vittoria (3-0) contro il Cittadella» gara che riconsegnò al Verona di Aglietti di nuovo la serie A. Ma il presidente non può certo dimenticare la sua prima volta da presidente di serie A: 24 agosto 2013, Milan battuto 2-1 con la doppietta di Toni. A seguire tanti altri successi esaltanti. Su tutti, vogliamo ricordare il 2-1 in rimonta sulla Juve di CR7 l’8 febbraio 2020, quando ancora il mondo non era stato cambiato dal Covid. Nelle 249 gara da presidente, Setti ha raccolto 69 vittorie, 67 pareggi e 113 sconfitte. Sono 305 i gol fatti e 408 quelli subiti. La percentuale di risultati utili del Verona si attesta sul 55 per cento. Anche il valore del marchio e del club è cresciuto in maniera esponenziale.

Oggi la “rosa“ del Hellas vale 121 milioni di euro. Ad inizio stagione, il club si è presentato al via con 23 giocatori (il dato è riferito alla prima squadra) di proprietà. Il Verona di Setti, nei sei campionati di A disputati fin qui (escludiamo quello in corso), ha raggiunto come miglior piazzamento il nono posto nella stagione ’19-’20, quando alla guida dei gialloblù c’era Ivan Juric. A chiudere, Setti ha avuto otto allenatori: Mandorlini, Delneri, Pecchia, Grosso, Aglietti, Juric, Di Francesco e Tudor. Oggi le 250 candeline sulla sua torta da presidente.

Simone Antolini

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