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Roma è tornata città chiusa. Il Verona e Juric riflettono

Kalinic impallato del tutto da Ibanez. Ci si aspettava il gol dell’ex ed invece un’altra prova opacaKevin Lasagna
Kalinic impallato del tutto da Ibanez. Ci si aspettava il gol dell’ex ed invece un’altra prova opacaKevin Lasagna
Kalinic impallato del tutto da Ibanez. Ci si aspettava il gol dell’ex ed invece un’altra prova opacaKevin Lasagna
Kalinic impallato del tutto da Ibanez. Ci si aspettava il gol dell’ex ed invece un’altra prova opacaKevin Lasagna

Roma è tornata ad essere città chiusa. Avevano illuso il successo di un mese e mezzo fa all’Olimpico sulla Lazio e, soprattutto, la grande vittoria sul Napoli di una settimana fa. Un Verona non in emergenza è andato subito in tilt, al cospetto di una Roma ancora alla ricerca della propria vera identità, nonostante il terzo posto in classifica. SCARICHI. Per almeno un’ora la squadra è sembrata essere la brutta copia di quella ammirata in queste due stagioni. Scarica in alcuni pilastri fondamentali come Faraoni o Lazovic, tanto per dire, e poco reattiva dietro, dove in una serata così si è sentita la mancanza di Magnani. L’ex del Sassuolo avrebbe offerto un altro tipo di contraerea sui corner che hanno creato tanti problemi alla difesa scaligera. Il Verona, soprattutto nel primo tempo, è sembrata una squadra in debito con quella giallorossa, quasi avesse colpe nel caso Diawara. Mai un contrasto sopra le righe, sempre secondi sulla palla e con delle lacune difensive degne dell’Hellas di «pecchiana memoria». Troppo brutto per essere vero. PROBLEMA KALINIC. Sgombriamo subito il campo. Giocare con questo modulo e per lunghi tratti della stagione con altri compagni in ruoli adattati, non è facile per nessuno. Il calcio di Juric non prevede il Toni della situazione - a volte si sprecavano chiare occasioni da gol perchè il terminale offensivo era lui e lui soltanto - ma la stoccata delle mezz’ali o degli esterni con i loro inserimenti. Difficile giocare sempre spalle alla porta ed essere carne da macello per i due centrali difensivi rivali. Detto ciò, Kalinic deve dare di più. Il Verona, per ammissione della stesso Juric, non ha ancora un gioco continuo e fluido come nella passata stagione. Vive di grandi fiammate e giocate estemporanee. È una squadra più forte in questo, rispetto alla precedente ma discontinua. Il black out dell’Olimpico (tre gol incassati in nove minuti appena) ci sta, ci mancherebbe ma sono alcune lacune emerse sia al Dall’Ara col Bologna che con la Roma a far preoccupare nel viaggio notturno in aereo mister Juric. Kalinic è una di queste. LASAGNA, BESSA E ... Nel secondo tempo Juric ha stravolto la squadra. Dentro subito Lasagna, velocità impressionante e grande pericolosità. Segnerà il giusto e mai troppo, questo è evidente. Si porta dietro qualche incertezza da autodidatta qual è. Il sinistro “ciccato“ al volo dentro l’area romanista ne è una testimonianza. Difficile anche per Gigi Riva quel pallone, ma Kevin sarà l’attaccante titolare del Verona nel futuro prossimo. Una squadra che guadagnerà in velocità e pericolosità ma perderà un po’ della fisicità dell’enigmatico Kalinic. Forse si uscirà meglio dalla propria metà campo, come il Verona targato 2019/2020. E poi c’è Daniel Bessa. Ha il tocco di palla e la personalità nel dribbling di Barak. Se non è diventato un ottimo calciatore di serie A lo deve al suo carattere, troppo umorale. La palla pennellata sulla testa di Colley è stata sublime. Già Colley, un talentino da tener d’occhio che sembra aver scalzato Salcedo nelle preferenze di Juric. Ed infine Dimarco. D’accordo entrare sullo 0 a 3 con una Roma appagata forse è stato più semplice, ma nel calcio di oggi la corsa vale tanto e la sua è brillante e pure costante. ATTENTA UDINESE. Detto ciò e archiviata la serata romana quasi come un debito da saldare, l’Hellas riparte dall’ultima mezz’ora dell’Olimpico e dal fatto che mai ha sbagliato due partite di seguito. I trenta punti e le vittorie con Atalanta, Lazio e Napoli devono essere rinchiuse in bacheca e bisogna riappropriarsi di quell’atteggiamento aggressivo caro a Ivan. Per questo l’Udinese, prossima avversario deve stare attenta. •

Gianluca Tavellin

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