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Hellas

Striscione (e tifosi) rimasto fuori dal Maradona: le regole da rispettare e il «caso Napoli»

di Alessandro De Pietro
Durante Napoli-Verona del 15 aprile, uno striscione dei tifosi dell'Hellas non è stato fatto entrare e per protesta quasi tutti i sostenitori gialloblù non sono entrati allo stadio
Il settore dei tifosi ospiti al Maradona con solo pochissimi tifosi del Verona
Il settore dei tifosi ospiti al Maradona con solo pochissimi tifosi del Verona
Il settore dei tifosi ospiti al Maradona con solo pochissimi tifosi del Verona
Il settore dei tifosi ospiti al Maradona con solo pochissimi tifosi del Verona

Lo striscione dei tifosi del Verona, «Hellas Army», rimasto sabato sera fuori dal Maradona insieme alla gran parte dei tifosi gialloblù non entrati per protesta, s’incastra anche nella lunga diatriba fra il Napoli e i suoi sostenitori. Una polemica che ha a lungo tenuto banco a Napoli, placata solo negli ultimi giorni.

 

Le regole 

Per far entrare allo stadio un tamburo, una bandiera o uno striscione, come quello del Verona, era necessario in ogni caso farne richiesta tramite e-mail con ampio anticipo rispetto al giorno della gara in questo caso alla sicurezza del Napoli prima della definitiva approvazione da parte della Questura locale secondo paletti posti alla base dall’Osservatorio sulla Manifestazioni Sportive. Specificandone prima di tutto la scritta, ma anche il materiale. 

Le regole generali sono chiare, l’applicazione certa in tutti gli stadi d’Italia è tuttavia impossibile da accertare. «È fatto divieto», il punto dell’Osservatorio, «introdurre in tutti gli impianti sportivi striscioni e qualsiasi altro materiale ad essi assimilabile, compreso quello per le coreografie, se non espressamente autorizzato».

 

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Di solito la Questura che “ospita” lo striscione può avvalersi della collaborazione di quella da cui lo striscione proviene, per eliminare eventuali dubbi o capire quale gruppo di ultras ci sia dietro. Un iter piuttosto frequente, ma non proprio una prassi. 

 

La rabbia dei tifosi

Il popolo dell’Hellas s’è arrabbiato parecchio. «Frequento le curve da una vita, non credo fosse un grande problema far passare quello striscione», il pensiero di Federico, uno dei tanti a far sentire la sua voce nella diretta di RadioVerona.

«Si poteva usare un po’ di buonsenso, dopo tutti quei chilometri fatti per la propria squadra del cuore», l’idea di Mario, approvata da tanti altri. «Pareggiare a Napoli è stato più importante», scrive Dario, «ma per noi tifosi questo è stato l’ulteriore segnale che il sistema va in una direzione ben precisa. Quella di farci vedere il calcio lontano dagli stadi, lontano dai calciatori, lontano dalle emozioni vere».

Il dibattito si apre in fretta. «Nessuno credo volesse non rispettare le regole», puntualizza Michele, «ma non mi pareva che quello striscione fosse offensivo o pericoloso. Chi è andato a Napoli voleva solo godersi una bella partita, ma soprattutto stare vicino alla squadra in un momento così difficile della stagione. Tutto qui. Non ci vedo niente di male. Onore comunque ai ragazzi che hanno deciso di tornare a casa senza vedere la partita».

Fabio è sulla stessa lunghezza d’onda: «Dietro c’era solo passione, solo amore per l’Hellas. Nient’altro. Mi pare piuttosto evidente. Ho l’impressione che quando di mezzo c’è il Verona si usino due pesi e due misure. Peccato». Mirko va oltre: «Non è la prima volta che i tifosi dell’Hellas vengano etichettati come quel che non sono. Sicuri che ad un’altra tifoseria lo striscione sarebbe stato respinto? Qualche perplessità ce l’ho. La storia ce lo insegna, al di là delle nostre responsabilità che pur ci sono state. Ma guardiamo avanti, senza troppe appendici. Non ne vale la pena».

D’accordo Aldo: «Un po’ di comprensione non avrebbe fatto male, d’accordo essere rigidi ma un pizzico di elasticità non sarebbe certo andata contro i regolamenti». 

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