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L'ex portiere sulla sfida di domenica

Pizzaballa e la «Fatal Verona» del 1973: «Il Milan proprio non giocava»

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Pierluigi Pizzaballa, ex portiere del Verona in una foto d'epoca
Pierluigi Pizzaballa, ex portiere del Verona in una foto d'epoca
Pierluigi Pizzaballa, ex portiere del Verona in una foto d'epoca
Pierluigi Pizzaballa, ex portiere del Verona in una foto d'epoca

«Quella domenica del 20 maggio 1973 è entrata a far parte della mia storia, di uomo e di calciatore. Chi può dimenticare quel 5-3 rifilato dal Verona al Milan, che costò lo scudetto ai rossoneri? Negli anni viene ricordata come la "Fatal Verona" (almeno per i tifosi del Milan, ndr) ed è rimasta scolpita nell’immaginario collettivo. Tutt’ora è considerato uno degli episodi più bislacchi nella storia del calcio italiano».

Pierluigi Pizzaballa, in quel giorno di primavera inoltrata, era fra i pali del Verona, la squadra che domenica 8 maggio (alle 20,45 al Bentegodi) tenterà di sbarrare la strada verso lo scudetto al Milan formato Stefano Pioli. Corsi e ricorsi storici, sospesi fra calcio a colori e in bianco e nero, fra passato e presente.

Il portierone di origini bergamasche, che oggi ha 83 anni, fu tra i protagonisti del confronto che, 49 anni addietro, negò lo scudetto al Milan del ’paron’ Nereo Rocco. La squadra rossonera, il mercoledì precedente alla famigerata Fatal Verona, a Salonicco, in Grecia, aveva conquistato la sua seconda Coppa delle Coppe della storia, battendo il Leeds con un gol di Luciano Chiarugi dopo 3’. Non era stata una passeggiata, per il Milan, costretto a difendere il golletto dell’ala toscana per tutti i restanti 87’, grazie anche alle parate di William Vecchi, eletto eroe di Salonicco.

«Qualche giorno dopo, contro di noi a Verona - ricorda Pizzaballa - il Milan partiva favorito: aveva un punto di vantaggio sulla Juve, e 2 sulla Lazio. Invece, alla fine del primo tempo, i rossoneri erano sotto 3-1: una cosa incredibile e assolutamente imprevedibile. Singolare che, un mese dopo, sarei stato ceduto proprio al Milan. Come mi salutò Rivera quando arrivai a Milano? Mi disse solo "ben arrivato, con un risultato diverso avresti avuto delle soddisfazioni anche a Milano"». In effetti, anziché la Coppa delle Coppe, Pizzaballa, approdando in un Milan campione d’Italia, avrebbe potuto difendere i pali in Coppa dei Campioni.

«Arrivai in un momento particolare, delicato, la squadra era in una fase di sfascio, in un momento un po' buio - racconta l’ex portiere, passato alla storia come "figurina introvabile" -: malgrado tutto, però, nella stagione 1973/74, arrivammo in finale contro i tedeschi dell’est del Magdeburgo, perdendo per 2-0. Quando giocai nel Verona contro il Milan potevo comportarmi diversamente? Ma io andavo in campo sempre per vincere, rispettavo la maglia che indossavo; e poi, quel giorno, non avrei potuto fare molto, perché il Milan in campo proprio non c’era. Non giocavano e noi andavamo su, segnando in ogni azione. Io, nel secondo tempo di quella partita contro il Milan, ero distratto, chiedevo notizie sull’Atalanta, che si stava giocando la salvezza: quel giorno le andò male. Con la mente ero alla "Dea". In quel momento non sapevo che sarei finito al Milan e, se lo avessi saputo, non sarebbe comunque cambiato niente. Andai al Milan a fare il terzo incomodo fra Vecchi e Pierangelo Belli, l’anno dopo arrivò Albertosi e finii in panchina; chiesi di andare via e finalmente mi diedero all’Atalanta».

Adesso, la sfida fra Verona e Milan (altro scudetto perso dai rossoneri al Bentegodi nel 1989/90, con tre espulsi da Lo Bello jr., il 2-1 finale e il tricolore al Napoli) ripropone il dilemma legato al titolo. «Non sarà facile per la squadra di Pioli, anche per come sta giocando il Verona: l’ho visto qui a Bergamo ed è molto vivace. Se il Milan è da scudetto? Da come sono andate le cose, adesso se lo merita anche: la lotta è con l’Inter e io, anche per i miei tre anni trascorsi in rossonero, in questo caso faccio il tifo per il Milan. Se ci fossero state di mezzo la Roma o l’Atalanta, forse, avrei pensato diversamente...».

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