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STORIE DI BOMBER

Penzo promuove Kalinic. Ma rimanda l’Hellas Verona

Penzo e Toni tra i bomber più prolifici dell’era moderna gialloblù FOTOEXPRESS
Penzo e Toni tra i bomber più prolifici dell’era moderna gialloblù FOTOEXPRESS
Penzo e Toni tra i bomber più prolifici dell’era moderna gialloblù FOTOEXPRESS
Penzo e Toni tra i bomber più prolifici dell’era moderna gialloblù FOTOEXPRESS

Chi non l’ha visto giocare, l’ha conosciuto perché ha avuto un ruolo determinante nel dopo Franco Nanni alla testa delle ex glorie gialloblù. Per chi invece lo ricorda in campo, è stato il simbolo calcistico della «Verona da bere». Quando città e imprenditori avevano un posto di primo piano in Italia. Banche e multinazionali erano il fiore all’occhiello dell’economia e la vita cittadina era rappresentata da una squadra ammirata in tutto il Paese. Penzo era il bomber del Verona dei primi Anni Ottanta. Quella formazione si conquistò un posto in Europa, per niente sulle maglie aveva un marchio mondiale come la Canon.

 

Facce da gol Nico era paragonabile a Luca, Toni naturalmente. Nove reti nel girone d’andata quest’ultimo (stagione 2013/’14), 8 invece Domenico Penzo più o meno vent’anni prima. In totale l’ex bomber nato a Chioggia nel 1953, ne fece 29 in due tornei(A e B) e 9 in Coppa Italia, prima di andare alla Juventus. «Bei tempi, so perchè mi chiamate. Kalinic? Ci ha messo un po’ ma poi è tornato. E io sono felice per lui ed il Verona». Sorride l’ex numero 11 di Bagnoli. «Una punta non può perdere le proprie doti e caratteristiche. Anch’io ho avuto periodi neri ma poi come per magia ritrovi la via della rete. Col Sassuolo la palla l’ha respinta la traversa, con la Salernitana la stessa traversa ha accompagnato in porta il colpo di Kalinic. Come al solito sono gli episodi a decidere». Nico è il solito saggio com’era da opinionista nel salotto di Telearena.

 

A due punte «Simeone? Uomo d’area di rigore. Lo vedo molto bene in coppia con Lasagna. Non molla mai ed ha qualità. L’importante è riuscire ad avere un terminale offensivo che segni con abbastanza regolarità. Questo è il segreto dei veri cannonieri» prosegue Penzo, «un gol ogni due partite piuttosto che cinque e dopo due o tre mesi a secco. La punta ha bisogno del gol, è la benzina che alimenta lo spirito e il fisico di chi gioca in quel ruolo». Penzo offre a Lasagna un assist. «Kevin ha qualità. Trovo esagerate le critiche nei suoi confronti. Giocare spalle alla porta è durissima. Era difficile per un campione del mondo come Toni, figurarsi per altri. Lasagna non può essere sempre lucido davanti alla porta con il lavoro che fa. Mette a dura prova le difese avversarie con il suo instancabile movimento. Se gli ricapita un’occasione come quella col Genoa, la fa, ne sono sicuro».

 

C’è da lavorare Penzo segue sempre l’Hellas. Si è fatto una sua idea sulla situazione in casa gialloblù. «In questa fase del campionato, le difese sono un po’ allegre. Ecco perché assistiamo a risultati con tante reti. Via via, nel corso della stagione, i punti diventeranno più pesanti. Tudor dovrà trovare il giusto equilibrio, per non rischiare di retrocedere». Sempre con i piedi ben saldi a terra, l’ex cannoniere scaligero. E non potrebbe essere diversamente. D’altronde lui patì col Brescia una cocente delusione, prima di trasferirsi all’Hellas.

 

«Qualcosa sbagliò nei calcoli Nardino Previdi» sorride, «andammo giù per la classifica avulsa ma noi quella partita dovevamo vincerla, non pareggiarla. Tornando al Verona vi dico che l’addio di Juric mi ha sorpreso come del resto ha colto in contropiede la dirigenza. Non potevano cambiare l’intera rosa e neppure trovare un altro allenatore identico. Hanno cercato una via di mezzo che è sempre pericolosa. Palleggio e fraseggio rispecchiavano il carattere di Di Francesco, aggressività e determinazione l’anima di Juric. Il bravo allenatore è quello che riesce a dare equilibrio. Non esiste un tecnico difensivista o l’altro che predilige l’attacco. Tudor lo sa. È partito molto bene ma una delle due trasferte bisognava vincerla. A questo vanno aggiunte quelle 14 reti al passivo che con Ivan l’Hellas aveva subito in un girone d’andata. Qui siamo soltanto all’inizio»

Gianluca Tavellin

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