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Novellino spinge l’Hellas in A
«Alla fine conta la qualità»

Walter Novellino, la scorsa stagione ha allenato per alcune giornate il Palermo
Walter Novellino, la scorsa stagione ha allenato per alcune giornate il Palermo
Walter Novellino, la scorsa stagione ha allenato per alcune giornate il Palermo
Walter Novellino, la scorsa stagione ha allenato per alcune giornate il Palermo

Qualità. La parola d’ordine è una sola. Walter Novellino è stato a lungo una sentenza in Serie B. Quattro promozioni in cinque anni con Venezia, Napoli, Piacenza e Sampdoria fra il 1998 ed il 2003. Solo Simoni, Fascetti, Sonetti e Mondonico hanno fatto meglio nella storia del calcio italiano. «Il Verona ha la stessa pasta di quelle mie squadre, con giocatori di grande tecnica ed un eccezionale finalizzatore». Novellino, 644 panchine nei professionisti, ora in attesa di una chiamata dopo la chiusura col Palermo. Non è però solo una questione di gol. «Pazzini ha fatto la storia della Serie A, può fare anche quella della B. Nella categoria ci sono stati pochissimi altri giocatori così fuori concorso come lui. Fra tutti gli attaccanti che ho allenato – evidenzia Novellino - assomiglia soprattutto a Bazzani, uno che prima di farsi male le partite le vinceva da solo proprio come sta facendo Pazzini. Mi piace perché oltre ad essere bravissimo e pure piuttosto simpatico caratterialmente è un trascinatore. Il Verona è al suo servizio ma è vero anche il contrario. Non ci dimentichiamo che Pazzini ha una squadra che lo mette in condizioni di segnare, ha vicino gente di valore come Gomez e Siligardi, ha un allenatore che ha dato organizzazione e compattezza. Conosco bene anche il preparatore atletico Ferrone, anche lui molto valido».

FILO DIRETTO. Novellino è legato a doppio filo a Filippo Fusco, uno allenatore e l’altro direttore generale appena trentenne del Napoli che nel 2000 coi gol di Schwoch e Stellone se ne andò in Serie A insieme a Vicenza, Atalanta e Brescia. «Fusco è molto bravo, conosce alla perfezione la categoria, è parecchio preparato anche culturalmente. Con lui alle spalle io i campionati li vincevo, perché sa come gioco e quindi sa esattamente quel di cui ho bisogno. In più è un tipo positivo in tutto», il ritratto di Novellino del diesse dell’Hellas, suo avversario diretto in diverse parentesi di mercato. «Mi ha fregato» rivela Novellino, «quando ha portato a casa Laribi per il Bologna. Col Modena avevamo già fatto tutto. Evidentemente è stato più bravo di me. Anche Bessa è un suo preciso pallino. Fossi andato in una squadra di B uno come lui l’avrei preso subito. Molto bravo Bessa, ma Fusco in questi casi non sbaglia praticamente mai».

LA MANO DEL MISTER. Ha visto l’Hellas di Ascoli, da buon ex. «Si vedeva che prima o poi il Verona avrebbe segnato, fra una e l’altra c’è una categoria di differenza. La qualità è tutto. Quando il Venezia venne promosso in A era evidente che avevamo bisogno soprattutto di un elemento d’alto spessore per colmare il gap con le altre. Moratti ci diede in prestito Recoba e tutto cambiò.

A Piacenza accadde più o meno lo stesso, perché la porta proprio non riuscivamo a vederla prima dell’arrivo di Hubner. Fra la Serie A e questa Serie B le categorie di differenza sono due, ma l’importante è che il Verona ci ritorni subito. Per un fattore economico soprattutto, ma anche perché la città lo merita». Pecchia gli piace, per tanti motivi: «Il calcio non è cambiato, è rimasto semplice anche se questa Serie B ha valori inferiori rispetto agli anni passati. La qualità non produce il massimo dei risultati se non hai organizzazione.

Lo dico da sacchiano. Pecchia è stato bravo a sistemare in campo i giocatori, mettendo a frutto gli insegnamenti di un maestro come Benitez».

STORIA LUNGA. Novellino s’è intrecciato tante volte a Verona. Come il 5 maggio del 2002, quando il suo Piacenza travolse l’Hellas che sprofondò in Serie B. «Non fui io a farli retrocedere, fu il Verona a suicidarsi. All’andata era strasalvo», ricorda Novellino, pronto a rimettersi in gioco all’istante e magari un giorno neanche troppo lontano a ritrovarsi di fronte il Verona e l’amico Fusco. La Serie B d’altronde è uno dei suoi terreni preferiti. «Cesena e Bari per me possono anche recuperare e alla fine salire col Verona. Attenzione perché noi allenatori attempati, come direbbe Zamparini, ci sentiamo ancora molto attuali. Basti guardare al buon lavoro che ha lasciato intravedere Delneri con l’Udinese nella partita con la Juve».

Alessandro De Pietro

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