Si riparte con le qualificazioni ai prossimi Europei di calcio che si svolgeranno in Germania nel 2024. Alla Philipp II Arena di Skopje l’Italia affronta la Macedonia del Nord e inizia l'avventura di Luciano Spalletti sulla panchina azzurra. Questa gara segnerà il debutto di «Lucianone» e chissà quanti ex giocatori del Verona impiegherà. Il «Bocia» Casale di Pescantina o Zaccagni? Pessina oppure quel Dimarco che deve tutto a Juric? Per saperne di più, sul debutto del Ct in azzurro e degli ex Hellas, abbiamo interpellato un mediano speciale che ha totalizzato 25 presenze e un gol tra il 1998 e 2003 con l’Italia.
«Non mi disturbate mai quando si parla di sport» racconta Damiano Tommasi, che nel frattempo da più di un anno è diventato sindaco di Verona, «A Luciano sono molto legato. Lui mi ha dato fiducia dopo il mio grave infortunio. Spalletti iniziava alla Roma ed io invece finivo. È nata un’amicizia che dura ancora oggi. Mi sono complimentato con lui è sono sicuro che farà bene. Al di là dell’esordio, Luciano, ama costruire una squadra».
Che Italia trova? «Una selezione che ha molti meno giocatori rispetto a quelli dei miei tempi. Se qualcuno si fa male, l’Italia è già in emergenza. Anche Mancini arrivava dopo il fallimento della mancata qualificazione a Russia 2018. Il Ct è stato chiaro, perchè ha idee precise ed è un grande motivatore».
Tommasi racconta che non sarà facile per il nuovo selezionatore, a cominciare da questa sera in Macedonia, però l’inizio è stato positivo. «Giocare per l’Italia» rivela Tommasi, «non è come una partita di campionato o di Coppa col club. La maglia azzurra ha un peso enorme. Personalmente quando tornavo da un’esperienza con la Nazionale mi sentivo meglio, più forte, più arricchito dal punto di vista tecnico e umano. Lì ci vuole personalità».
Quattro ex
Chissà quanti ex del Verona giocheranno, ma una cosa è certa. In Macedonia Spalletti ha portato quattro ragazzi che recentemente hanno indossato la maglia gialloblù. Matteo Pessina è tra i più esperti. «Campione d’Europa, un ragazzo d’oro. Mi assomiglia? Non scherziamo. Lui e gli altri sono tutti più bravi di come ero io». Tommasi spalanca il sorriso e sparge la naturale umiltà del campione. «Certo, Pessina dopo Londra ha vissuto di alti e bassi ma come tutti del resto».
E poi c’è Dimarco. «San Siro lo adora. Ha un sinistro incredibile ed è un calciatore di caratura europea. Fu bravo Juric ma il resto l’ha fatto lui a Milano». Non lo dice per rispetto o perchè pensa ancora di essere presidente dell’Assocalciatori, ma a lui Mattia Zaccagni è sempre piaciuto molto. «Era già forte al Verona. Era scritto che se ne andasse. Aveva già cambiato marcia in gialloblù. Mattia è la testimonianza del ragionamento che facevamo prima sulla personalità e su come approcciare la maglia azzurra».
«El Bocia». Infine l’ultimo arrivato nel clan azzurro, Nicolò Casale. «Ha acquistato fiducia nella Lazio ed ora sta annusando l’ambiente azzurro. Se Spalletti lo vede pronto lo mette dentro, non ci impiega molto il mister. Felice che un veronese sia arrivato così in alto. Ha le qualità per restarci».
E l’Hellas
«La squadra è partita bene» commenta Tommasi, «ma il campionato è lungo». Tra i tifosi non si parla altro che di Fondi di Investimento. Il sindaco dovrebbe sapere qualcosa? «Nessuno mi ha detto nulla, riguardo allo stadio. Non c’è un’offerta per il Bentegodi, il resto non so». Sorride, saluta e se ne va. Soddisfatto che altri veronesi siano protagonisti in Nazionale.