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Montorio Caputi Mundi «Qui la mia seconda vita»

Mancino d’autore Alessandro Caputi, 38 anni, uomo simbolo del Montorio
Mancino d’autore Alessandro Caputi, 38 anni, uomo simbolo del Montorio
Mancino d’autore Alessandro Caputi, 38 anni, uomo simbolo del Montorio
Mancino d’autore Alessandro Caputi, 38 anni, uomo simbolo del Montorio

L’ultima fatica. Col cuore leggero, la mente sgombra, l’anima candida di chi ha dato il meglio di quel che aveva. Montorio-Pescantina sarà il suo passo d’addio: Alessandro Caputi saluta il calcio giocato. Terminerà la carriera da capitano, uomo simbolo di un Montorio condotto dalla Seconda Categoria all’Eccellenza. «Un onore rappresentare i colori di questa società per l'ultima volta - l’incipit di Alessandro - nella mia testa scorrono già i ricordi di un’intera carriera. Tantissimi. A Montorio ho vissuto otto anni intensi, una seconda vita, sportivamente parlando. Ci tengo a chiudere come si deve». Trentotto anni sulla carta d’identità, ma è solo una grande bugia: certe traiettorie, certi tocchi disegnati col suo mancino d’autore, non hanno età. Alessandro Caputi è stato, ed è tuttora, uno che dà del «tu» alla palla: seconda punta estrosa, abile nel ricamare la manovra, incline alla giocata, porto sicuro quand’è ora di pulire anche le palle più sporche. Nel profondo dell’animo conserverà una dolcissima consapevolezza: la calata del sipario arriva nel momento più alto della storia del Montorio Calcio. Trentacinque punti al primo anno in Eccellenza, salvezza matematica già in tasca per gli uomini di Stefano Paese. «Il risultato di oggi è figlio di un lungo percorso, dove la voglia di fare un passo in più ha prevalso sui limiti - la sua sintesi - è la mentalità che fa la differenza: lavorare bene per lavorare meglio di prima. Dal presidente Lorenzo Peroni al diesse Stefano Menini, passando per tutti i dirigenti che, per primi, tirano le fila di una società fatta per crescere insieme, in tutti i settori». Alessandro, all’ombra del castello, è il re dei bomber: sessantasette centri, siglati in quattro categorie differenti. «La rete con lo Schio, siglata nel girone d’andata, vale questo record: mi rende felice - il ricordo - quasi non ci credo: quando sono arrivato a Montorio, otto anni fa, era gennaio, si lottava per una salvezza in Prima che non è arrivata. Scendevo dalla Promozione, dove giocavo col San Martino: poteva sembrare l’inizio della discesa dalle categorie più alte del dilettantismo. È avvenuto l’esatto contrario». Caputi, a Verona, è uno dei pochissimi ad aver compiuto la discesa e la risalita dall’Eccellenza alla Seconda, e viceversa. Nella provincia veronese ha giocato in quasi tutte le piazze di calibro: Lugagnano, Castelnuovo, Ambrosiana, Caldiero, San Martino, Montorio. Ex Hellas Verona, dove ha giocato per dieci anni, dai pulcini alla Primavera, non avrà un futuro lontano dal campo. «Farò il vice allenatore qui a Montorio, entro a far parte dello staff tecnico di mister Stefano Paese - svela - è un’esperienza che voglio vivere per capire se posso stare nel calcio come allenatore». L’addio, più che il tramonto di una dignitosissima carriera, è più simile ad un’alba: di un probabile mister Caputi, come dell’ascesa del Montorio, tutt’altro che terminata. «La certezza è che lascio a cuor leggero, nel momento giusto - conclude - a luglio mi sposo, avrò nuove priorità. Chi prenderà il mio testimone? Faccio due nomi: tecnicamente, per come tocca la palla, Enrico Dalla Mura; come uomo spogliatoio Filippo Tanaglia, ha doti e vissuto per essere un riferimento per tutti». •.

Riccardo Perandini

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