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Parlano i tifosi gialloblù

Mancini snobba il Verona. «Faraoni e Caprari, perché non in azzurro?»

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Davide Faraoni e Gianluca Caprari (fotoExpress)
Davide Faraoni e Gianluca Caprari (fotoExpress)
Davide Faraoni e Gianluca Caprari (fotoExpress)
Davide Faraoni e Gianluca Caprari (fotoExpress)

Gianluca Caprari e Marco Faraoni meritavano una chance azzurra in questi spareggi per il Mondiale? La domanda non vuole essere provocatoria ma anzi l’obiettivo è stimolare un’analisi attenta. Entrambi nei rispettivi ruoli sono stati tra i migliori dell’intera Serie A. Marco Faraoni viaggia veloce nel massimo campionato da almeno tre stagioni. Sulla destra in pochi possono vantare un rendimento simile ma per lui le porte di Coverciano non si sono mai aperte. Gianluca Caprari in riva all’Adige ha conosciuto quella continuità a lungo inseguita durante la carriera. Tra i bomber italiani è il quarto per reti realizzate, con dieci centri. Solamente Ciro Immobile, Domenico Berardi e Gianluca Scamacca hanno fatto meglio. Il commissario tecnico Roberto Mancini ha concentrato l’attenzione su altri profili.

Di seguito le considerazioni del popolo gialloblù. Faraoni tra l’altro è almeno da tre stagioni il miglior laterale basso destro insieme a Di Lorenzo del Napoli. Forse è perchè l’Hellas non partecipa alle Coppe o forse per una grave dimenticanza.

 

Coro unanime

Gianluca Caprari e Marco Faraoni meritavano la Nazionale? La risposta è affermativa nella quasi totalità dei casi. Ogni pensiero però è declinato con differenti interpretazioni. «Non credo possano esserci dubbi», apre le danze Stefano Gnesato, delegato provinciale del Coni. «In Italia manca il coraggio nel lanciare il nuovo che avanza. I due calciatori dell’Hellas lo meritavano. Le convocazioni sono state conservative. Mancini ha privilegiato il gruppo dell’Europeo, che probabilmente necessitava di qualche correzione. Io», continua Gnesato, «avrei preferito una discontinuità. Non capisco anche chi parla di esperienza internazionale. Finché un calciatore non ha l’opportunità di misurarsi a livelli più alti, è complicato definirne il valore».

A fargli eco Alessandro Ortolani, nostro ex pallone di bronzo e tifosissimo dell’Hellas fedele alla Curva Sud. «I giocatori scaligeri sono sempre poco considerati», l’amara constatazione. «Caprari quest’anno è di gran lunga il fantasista italiano con il rendimento più alto. Almeno nello stage di gennaio andava chiamato. Una possibilità la meritava. È incomprensibile come Mancini abbia guardato oltre. Speriamo abbia avuto ragione lui».

Simone Guzzo, tifoso gialloblù e dirigente a livello dilettantistico, è ancora più netto. «Le ritengo scelte particolari. Il bacino dei convocati è spesso circoscritto alle grandi. Un caso lampante è Mattia Zaccagni. Da quando si è trasferito alla Lazio è entrato in pianta stabile nel gruppo azzurro».

 

Pro e contro

Il partito per la convocazione si allunga anche con Giannicola Mosele, operatore del settore delle automobili con una passione sfrenata per il Verona. «Oggi non chiamare Gianluca Caprari è un’eresia», l’affondo. «Lo stesso Insigne attualmente sta attraversando un periodo poco ispirato. Il nostro numero 10 sarebbe stata l’alternativa migliore. Come si sarebbe potuto convincere Mancini? Credo che molto dipenda dalla classifica. Dobbiamo scrollarci l’etichetta della provinciale ed infastidire le grandi sempre di più per la zona Europa. A quel punto diventerebbe complicato non considerare l'Hellas».

Fabio Venturi, direttore generale di Verona Volley, interviene con motivazioni piuttosto chiare. «Ne ho parlato di recente con amici», spiega. «Entrambi dovevano essere a Coverciano per una semplice ragione. L’Italia si giocherà il proprio destino in due partite da dentro o fuori. Dal mio punto di vista servivano giocatori d’esperienza, solidi e anche tosti sotto il profilo fisico. Il lavoro di Tudor poteva essere una garanzia. Per assurdo avrei scommesso più su Faraoni che su Caprari. Sulle fasce la nostra nazionale ha parecchie lacune».

Infine l’unica voce fuori dal coro. Nicola Bertozzo, tecnico dilettantistico abbonato alla Curva Sud, evidenzia un altro aspetto. «In queste gare il fattore determinante è l’abitudine a certi palcoscenici. Caprari e Faraoni in assoluto meriterebbero l’azzurro ma per queste sfide il rischio era eccessivo. Da questi spareggi dipende il futuro del calcio italiano. Non è questo il tempo degli esperimenti. Nel caso andavano inseriti prima. Mancini ha protetto la squadra con cui ha vinto l’Europeo, come avrebbero fatto tutti gli allenatori».

Alessio Faccincani

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