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L’impresa sfiorata Bagnoli nel ’90 si fermò a Cesena

L’ex Turchetta contro Sotomayor nella drammatica gara di Cesena davanti a più di diecimila veronesiFOTOEXPRESSDavide PellegriniGianluca GaudenziLuciano Bodini
L’ex Turchetta contro Sotomayor nella drammatica gara di Cesena davanti a più di diecimila veronesiFOTOEXPRESSDavide PellegriniGianluca GaudenziLuciano Bodini
L’ex Turchetta contro Sotomayor nella drammatica gara di Cesena davanti a più di diecimila veronesiFOTOEXPRESSDavide PellegriniGianluca GaudenziLuciano Bodini
L’ex Turchetta contro Sotomayor nella drammatica gara di Cesena davanti a più di diecimila veronesiFOTOEXPRESSDavide PellegriniGianluca GaudenziLuciano Bodini

C’è chi è pronto a giurare che la vera impresa di Osvaldo Bagnoli è un’incompiuta. E non parliamo delle due finali di Coppa Italia perse contro Juve e Roma ma di una retrocessione in serie B, quella della stagione 1989/’90 che di fatto chiuse la sua esperienza in gialloblù. Quel Verona era ultimo alla quindicesima giornata e retrocesse solo al cospetto del Cesena di Marcello Lippi nei novanta minuti conclusivi. C’erano i due punti a vittoria e le squadre erano diciotto con quattro retrocessioni. Più dura di oggi, c’è da crederci. Società allo sbando Chiampan e Polato lottavano con i debiti e il tempo. La società praticamente non esisteva. Il primo miracolo lo fece Landri, il diesse. Franco vendette tutti, l’ultimo, Terracciano papà dell’attuale esterno di Bocchetti, se ne andò a novembre per Giacomarro. E pensare che in piazza Vittorio Veneto campeggiava questa scritta: «Terracciano, non si tocca». Goliardia o verità? «Non c’era una lira» ricorda Davide Pellegrini, l’uomo che stese il Milan di Sacchi e contribuì a portare a Cesena diecimila tifosi. «Venivo dalla Fiorentina. Mi ero già ambientato e Landri a novembre mi disse che c’era il Palermo che mi voleva. Rifiutai. Purtroppo il nostro diesse dovette fare di necessità virtù». L’ex attaccante prosegue: «Eravamo dei buoni giocatori» ricorda Davide Pellegrini, «ma ci mettemmo del tempo a trovarci». Che dite, qualcosa ricorda il Verona di quest’anno? Tanti pilastri ceduti. Caprari come Caniggia? Della stagione precedente se ne erano andati Cervone, Caniggia, Troglio, Pacione, Volpecina, Iachini, Soldà e Berthold. Servivano i soldi per non fallire. Epilogo che sarebbe giunto nel febbraio del 1991. Quella squadra, raffazzonata, aveva Alfonso Bertozzi che chiedeva la macchina ai compagni per andre a tagliarsi i capelli a Vicenza- la sua «beveva troppa benzina»- Vittorio Pusceddu che invece non aveva ancora la patente, Antonio Elia Acerbis che non parlava con nessuno. Il «Kid» questo il soprannome ogni sera dopo l’allenamento andava a casa a Milano. E poi c’era Angelo Peruzzi, bimbo. A Lecce prese gol perchè stava guardando cosa faceva la Roma, altrochè totem della Lazio. «E proprio in quella gara» ricorda Pellegrini, «perdemmo la serie A. Dovevamo fare un paio di punti in più all’andata. Sarebbe bastato». «A Bagnoli devo tutto» ricorda da Rimini, Gianluca Gaudenzi «Si avevo fatto dei gol a Pescara ma fu lui a inventarmi mediano. L’anno successivo mi prese il Milan, quello degli olandesi. Certo che c’è una certa analogia col Verona di quest’anno. Ci davano per spacciati. Ma pian piano risalimmo la china. Tutti ragazzi che avevano voglia di rivincita. L’Hellas deve copiare la Salernitana. Può farcela. Lasagna si sbloccherà a con lui Henry. Dai che a gennaio inizia un altro campionato. Forza Verona». «Sto giocando con le nipotine, mi dica» racconta dall’altra parte di un ipotetico filo della memoria Luciano Bodini, che fu schierato più di una volta in campo al posto del giovane, talentuoso e titolare Angelo Peruzzi. «A Cesena dove giocai» rivela l’ex eterno vice di Zoff, «ormai era durissima. Avremo dovuto vincere e se non ricordo male, l’Udinese doveva perdere. La serie A ce la giocammo nelle partite d’andata. Sarebbero bastati un paio di punti in più. Andammo a pareggiare a San Siro con Inter e Milan, il Diavolo lo battemmo al Bentegodi. Non eravamo una brutta squadra. Favero, Gutierez, Sotomayor e poi Prytz, Fanna. Ci mancò una maggior coesione. C’erano due o tre gruppetti. Vi posso dire che Bagnoli fu grandissimo. Per me il miglior allenatore che ho avuto e sì che ne ho avuti anche di più titolati». E del Verona? «Può farcela a me Montipò piace molto come portiere. Deve però far subito a gennaio un paio di vittorie. Hanno venduto troppo la scorsa estate e tutta gente forte. Il tempo per rimediare ci sarebbe ancora». La classifica Il Verona ’89/’90 battendo la Fiorentina alla 15esima giornata raggiunse l’Ascoli a quota 9 punti. Non aver fatto un paio di punti in più durante l’andata compromise la rimonta.•.

Gianluca Tavellin

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