La flessione è arrivata. Ma non deve far paura. La miglior difesa d’Italia si è persa qualcosa. Incassando sei reti nelle ultime tre partite. L’Hellas non scricchiola. Pare solo riposare, dopo tante correre, dopo un’andata da vip con trenta punti e il nono posto (era ottavo) che oggi, nonostante le due sconfitte di fila contro Roma e Udinese, è ancora tutto gialloblù. Domenica il Parma al Bentegodi. La partita giusta per capire se Juric ha messo da parte la bacchetta magica o se ancora la sua è “infinita ispirazione“. L’Hellas è un rebus. Nel senso: c’è ancora molto da capire dentro ad una stagione che pare poter riservare ancora impicci e sorprese. Juric, contro i crociati, dovrà fare a meno di Faraoni e Zaccagni. Non due qualunque, ma pezzi d’anima dell’Hellas. Capita. E, a volte, succede tutto in una volta. DUBBIO KALINIC. L’Hellas di oggi può essere anche specchio per il futuro prossimo. A partire dai giochi d’attacco. Perchè, pure Kalinic è un rebus. Un gol, contro il Crotone, non basta a consegnarli in automatico un posto da titolare. L’attaccante croato, investimento di spessore per il club, non ha convinto fino in fondo. Reggono gli alibi, certo, visto che “Kale“ è arrivato a Verona senza preparazione ed è stato poi messo a dura prova da un infortunio che ha notevolmente rallentato il suo processo di inserimento nella squadra e pure la sua corsa ad una condizione ottimale. Tuttavia, restano pochi gli squilli del centravanti voluto da Juric. KEVIN SORPASSA. E la presenza di Lasagna - nel momento delle scelte - potrebbe far pensare ad un avvicendamento dal primo minuto. Anche perchè Kevin, da trequartista a Udine, non ha portato giovamento alle transizioni veronesi. L’attaccante mantovano è (cosa più che comprensibile) alla ricerca del suo posto e dei tempi di gioco all’interno del sistema Juric. Ancora impalpabile Kalinic. Insieme, allora, potrebbero (almeno per il momento) non coesistere. Salvo Juric vada a regalarci un 3-4-1-2 che andrebbe comunque a rivisitare gli equilibri instabili del Verona. CHANCE BESSA. Il primo pensiero, restando sulle scelte per il tridente, porta a Daniel Bessa. Ivan lo ha sponsorizzato, lo ha voluto, gli ha dato minuti. Contro il Parma perchè non pensare ad un “due più uno“ proprio con Bessa e Barak alle spalle di Lasagna? I muscoli ci sono, la velocità non manca, il talento lo mette il brasiliano. In alternativa, Juric, potrebbe alzare Tameze (con Barak) sulla trequarti. Ma le energie e la forza d’urto vanno ben distribuite. E in mediana c’è da correre e soffrire. E poi, potrebbe essere arrivato anche il momento di vedere all’opera l’ultimo arrivato: Sturaro. Posizione, la sua, in divenire. Ma l’ex del Genoa ha tutto quello che vuole Juric. Gioca semplice, costruisce, può dettare i tempi di gioco, dimostra abilità anche in rottura. Considerato che Ilic, nonostante l’assenza di Veloso, non si è preso posto da titolare inamovibile, la presenza dal primo minuto di Sturato al fianco di Tameze nella coppia di mediana, oggi può essere considerata tutt’altro che impossibile. DARKO FOREVER. E le corsie? Lazovic è naturale sostituto di Faraoni a destra. La mancina pare essere già assegnata a Dimarco, che dopo un periodo di fantastica forma ha avuto pure lui leggera flessione (gara in sofferenza a Udine). Ma la vita è fatta di bioritmi. Tutto resta va consegnato all’effetto sorpresa di Juric, che di sperimentare non finisce mai. Si azzarda anche un 3-5-2. Ma forse, lì, il rischio è di finire fuori tema. Il tecnico croato deve valutare anche Ronaldo Vieira al rientro dopo tanta sosta. Ma l’ex Samp, nella migliore delle ipotesi, pare destinato ad assaggiare il campo a gara in corsa. Dietro? Magnani, Gunter e Lovato. Con chanche per Dawidowicz che potrebbe rubare spazio proprio al giovane tallonatore padovano. Poco altro da aggiungere. Ruegg e Colley restano da valorizzare. •