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Le strategie del presidente

L'estate bollente di Setti: all'Hellas sarà una rivoluzione?

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Maurizio Setti, presidente del Verona (fotoExpress)
Maurizio Setti, presidente del Verona (fotoExpress)
Maurizio Setti, presidente del Verona (fotoExpress)
Maurizio Setti, presidente del Verona (fotoExpress)

Estate 2022, tempo di tormentoni e forse di rivoluzioni. Una potrebbe toccare l’Hellas. Già subito, già da adesso. E il presidente Maurizio Setti si trova a gestire (e qui conterà molto il suo atto di forza) una pericolosa «fuga di cervelli». Primo tra tutti: Tony D’Amico. Il diesse del «capolavoro Hellas» è promesso sposo alla Dea. Pare non ci siano più margini per pensare ad un futuro ancora in gialloblù. Setti, inutile nasconderlo, si trova a vivere una situazione spiazzante. E dovrà trovare il tempo giusto per muovere le sue pedine. E cercare, se non altro, di trovare le argomentazioni giuste per trattenere Igor Tudor. Perché, senza D’Amico è dura, ma senza D’Amico e Tudor ci si troverebbe di fronte ad una vera rivoluzione sul piano tecnico e strategico.

Nuovo il ds (e fare meglio di Tony sarà comunque dura), nuovo l’allenatore (e stavolta sarà molto difficile trovare un «terzo figlio di Gasp» per dare continuità tecnica a quanto fatto dal Verona sin qui). Setti, va detto, ha vinto scommesse in serie. Ha scelto uomini giusti. Ha avuto la forza di cadere e rialzarsi. Stavolta, però, potrebbe trovarsi nella posizione di affrontare la «solitudine del re». Un re solo, non ancora nudo. Magari stupirà ancora tutti con colpi ad effetto. A partire dalla riconferma di Tudor. Che, sia ben inteso, ha già contratto in tasca per il futuro. Perché l’Hellas vuole ancora lui. E lui, all’Hellas, ha detto di stare bene. Al momento, ma siamo appena all’inizio del mercato dei tecnici, pare non esserci una nuova e accattivante offerta in arrivo da “altrove“ per Igor. Setti dovrà convincerlo a “restare comunque“ usando strategia raffinata.

Uno: serve un nome accattivante per il ruolo di ds per il dopo D’Amico. E all’Hellas, per «accattivante» s’intende in grado di trovare oro dove gli altri non vedono, e di assecondare il più possibile, rispettando i parametri societari, i desiderata di un tecnico (Tudor) che si è guadagnato credito e fiducia e che quindi potrà pretendere voce in capitolo nella ri-costruzione della nuova squadra. Ecco, appunto: la squadra. Un top può partire. E questo fa parte dell’«essere Verona» in un campionato di giganti. Perderne due (magari là davanti) potrebbe suonare pericoloso. Andare oltre, si arriverebbe, per forza di cose, alla rivoluzione. Inutile nasconderlo: Barak se ne andrà. Simeone può essere riscattato per essere poi ceduto in Spagna e in Italia. Casale e Tameze sono giocatori richiesti. Forse richiestissimi. Perderli tutti e quattro porterebbe ad un notevole impoverimento della rosa. E alla perdita di pezzi importanti dell’ultimo Hellas dei miracoli. Tudor, per restare, chiederà per forza di cose garanzie tecniche e la possibilità di migliorare magari il suo percorso tecnico a Verona.

Setti, dunque, dopo un triennio straordinario, per emozioni e risultati sportivi, con i due tecnici croati, può correre il pericolo di trovarsi ad un «punto zero». Una sorta di ripartenza, con le solite scommesse da vincere. I nomi dei successori? In quest’ultimo periodo è solo «toto fantasy». Perché Setti non ha ancora deciso. Il presidente sa benissimo che la prima mossa potrebbe portare ad un effetto domino. E c’è da capire quali scenari potrebbero crearsi. Qualcosa va detto. Partendo dai direttori. Marchetti non si muove da Cittadella. Faggiano, alla Samp, ha trovato salvezza e annuserà l’aria di casa sua. Accardi è «guru» ad Empoli, e in Toscana non si sta certo male. Tra le mani ha progetto pluriennale e tanta fiducia da parte della sua società. Nelle ultime ore sono usciti pure i nomi di Petrachi e Marroccu. Vanno annotati, nulla più. Come quel sussurro di ieri, che torna ad un anno di distanza: se Setti perde Tudor potrebbe chiamare Pippo Inzaghi. Magari è vero. Magari Pippo piace al presidente. Sarebbe, comunque, una rivoluzione silenziosa. Ma non troppo. E per Setti l’estate si preannuncia bollente. Il sole abbronza, a volte brucia.

Simone Antolini

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